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IN CULO AI RISPARMIATORI, I BANCHIERI SI SALVANO SEMPRE – “MANCANO LE NORME”, DICE FRANCESCO GRECO CAPO DELLA PROCURA DI MILANO – I CASI DI GERONZI, PONZELLINI – FAENZA “SALVATO” DALL’INDULTO DI PRODI – CARCERE PER CONSOLI DOPO IL CRAC DI VENETOBANCA

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Walter Galbiati Per “la Repubblica

 

IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE

«Chi ha sbagliato deve pagare e noi siamo come sempre fiduciosi nell’azione della magistratura e favorevoli alle azioni di responsabilità da parte dei nuovi organi amministrativi ». Sante parole che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha pronunciato nella sua ultima sezione di domande e risposte alla Camera, quando gli han chiesto conto della situazione del credito italiano, schiacciato da una mole di 360 miliardi di prestiti che molto probabilmente non torneranno più nelle casse delle banche.

 

Peccato – sostengono i magistrati e gli avvocati impegnati in prima linea - che manchino le norme per contrastare la cattiva gestione degli amministratori e spesso latiti anche la volontà degli organi di Vigilanza. Con il risultato che alla fine solo un banchiere su dieci sconta la pena.

 

Basta una voce critica per tutti, quella del nuovo capo della procura più finanziaria d’Italia, Milano: “Non esistono norme efficaci per reprimere le condotte di mala gestio. E la sovrapposizione di Banca d’Italia, Consob e Bce ha creato inefficienza”, ha tuonato Francesco Greco dalle pagine del Corriere della Sera prima di insediarsi nel suo nuovo ruolo.

 

GERONZI PONZELLINI E LIGRESTI GERONZI PONZELLINI E LIGRESTI

Non esistono delle fattispecie che tutelino il risparmio. Solo la bancarotta ha qualche efficacia, ma arriva quando il disastro è compiuto. Servono norme che riescano a prevenire la cattiva gestione del credito, per esempio, contro il favoritismo.

 

Del resto come si fa a non concedere il credito a un amico? Quelli di Cesare Geronzi, l’ex padre padrone di Banca di Roma, si chiamavano Sergio Cragnotti, Calisto Tanzi e Giuseppe Ciarrapico. Il crac della Cirio ha lasciato senza risparmi obbligazionisti per oltre 1,1 miliardi di euro. E non è un caso che il banchiere romano sia stato condannato a quattro anni (ormai quasi in via definitiva perché la sentenza di secondo grado pende in Cassazione solo per la determinazione della pena) proprio con l’accusa di concorso in bancarotta.

CALISTO TANZI CALISTO TANZI

 

L’intervento della magistratura è avvenuto a disastro compiuto, mentre la Consob e la Banca d’Italia non hanno visto nulla per anni. Sempre per una storia di cattivi prestiti concessi prima al gruppo Ciarrapico e poi fatti rientrare in Banca di Roma attraverso la compravendita delle Acque Ciappazzi al gruppo Tanzi (finito anch’esso in fallimento trascinando con sé obbligazionisti per sette miliardi di euro) Geronzi è stato condannato a quattro anni e sei mesi e il suo ex delfino Matteo Arpe a 3 anni e mezzo (la sentenza pende in Cassazione per definire solo gli anni).

 

Per il momento sono stati pochi i banchieri a scontare le pene per aver in qualche modo danneggiato il patrimonio delle loro banche. E il carcere preventivo, inflitto di recente all’amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, sembra solo una beffa per tutti (indagati e risparmiatori) se giunge quando di fatto il valore della banca è stato azzerato.

GIANNI ZONIN E VINCENZO CONSOLIGIANNI ZONIN E VINCENZO CONSOLI

 

(...)

 

Massimo Faenza, l’ex numero uno di Banca Italease, la controllata della PopVerona finita sull’orlo della bancarotta per un giro di derivati, è stato condannato in primo grado a sette anni per appropriazione indebita e ha patteggiato quattro anni per truffa, aggiotaggio, falso in bilancio e ostacolo alle autorità di vigilanza. Anche grazie all’indulto (tre anni) concesso nel 2007 dal governo Prodi, ha chiuso il suo conto dopo sei mesi di carcere preventivo e l’affidamento in prova.

giuseppe fiorani e costantinogiuseppe fiorani e costantino

 

Le misure cautelari hanno lambito altri due banchieri dai prestiti facili, Massimo Ponzellini (Bpm), il cui processo però è ancora in corso e Giovanni Berneschi, l’ex numero uno di Banca Carige. Nessuna ricompensa spetterà agli azionisti della banca genovese, come nemmeno la condanna a tre anni e mezzo di Giuseppe Mussari per aver ostacolato la Banca d’Italia nella vicenda relativa al derivato Alexandria riuscirà a ridare il valore perduto in Borsa al Monte dei Paschi.

 

LANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpegLANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeg

Il problema è che oggi non sono più solo gli azionisti che scommettono sul titolo a rischiare di pagare il conto per una politica di credito allegro. Le nuove normative Ue (il bail in) hanno trasformato i correntisti e gli obbligazionisti delle banche in soci con l’onere di partecipare alle ricapitalizzazioni. L’allargamento del rischio rende necessaria un’azione legislativa più stringente.

 

L’introduzione del nuovo falso in bilancio va nella giusta direzione, ma per evitare casi come quelli di Banca Etruria, Carife, Banca Marche e Carichieti e i giorni di terrore vissuti dai possessori dei bond subordinati Mps serve ben altro che il carcere preventivo. Che non è poi altro che una misura giunta in ritardo dopo anni di disinteresse degli Organi di Vigilanza.