CALCIO ALL’EVASIONE - RIUSCIRA’ IL FISCO A “SISTEMARE” IL ROCAMBOLESCO MONDO MARCIO DEL PALLONE? - IL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE “ATTILA” BEFERA, IL PRESIDENTE DELLA LEGA CALCIO BERETTA, E QUELLO DELLA FEDERCALCIO GIANCARLO ABETE, HANNO DECISO DI LAVORARE PER METTERE A PUNTO LE REGOLE TRIBUTARIE DELL’INTERO SISTEMA - I NODI DA SCIOGLIERE: IVA SULLE CESSIONI E IRAP SULLE PLUSVALENZE DEI GIOCATORI…

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Stefania Tamburello per il "Corriere della Sera"

Facile dire che il Fisco voglia veder chiaro nel mondo del calcio. E' una ricerca complessa, in cui si intrecciano procedure contabili e sofisticati strumenti finanziari, meccanismi che danno valore all'abilità specifica e temporanea dell'atleta, regole incerte e tanti tanti soldi. Questa volta sembra però che l'Agenzia dell'Entrate, col suo direttore Attilio Befera, voglia arrivare fino in fondo. Tanto da allargare il confronto, nato su come e se le squadre di calcio debbano versare l'Iva sulle vendite e sugli acquisti in compartecipazione dei giocatori, a tutti i nodi fiscali dello showbusiness del pallone.

Befera, il presidente della Lega Calcio serie A, Maurizio Beretta, e il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete si sono incontrati venerdì scorso. E dopo il primo confronto hanno deciso di aprire un tavolo permanente sul fisco per mettere a punto, una volta per tutte, le regole tributarie valide per l'intero sistema. Con l'obiettivo di affidare a Federcalcio e quindi a cascata alle diverse Leghe, il tutoraggio fiscale.

Che poi è il compito di monitorare l'osservanza delle norme da parte di tutti i protagonisti di partite e campionati per evitare che qualcuno ne approfitti danneggiando gli altri. Una sorta di tutela della concorrenza, perché pagare o non pagare nella maniera corretta il dovuto all'erario quando si tratta di milioni di euro, fa una bella differenza non solo per le casse dello Stato ma anche per quelle delle singole società di calcio.

L'incontro è nato sull'esigenza di trovare una soluzione all'ondata di accertamenti partiti a sorpresa alla volta di quasi tutte le società di calcio negli ultimi giorni di dicembre sulla scia del caso sollevato dalla uffici tributari della Liguria in merito alla fatturazione dell'Iva, pari attualmente al 21% ma destinata a salire in ottobre al 23%, nel caso della cessione di un giocatore in comproprietà della Sampdoria risalente al 2006.

Il primo problema sul tavolo pone l'interrogativo se l'imposta sul valore aggiunto vada o meno versata sul plusvalore eventualmente realizzato nei contratti di compartecipazione. O meglio su quel plusvalore che si registra quando, nella seconda fase dell'accordo, l'acquisto o la cessione frazionata tra più squadre si conclude. A rigore potrebbe essere una questione neutrale per il fisco visto che, trattandosi di un rapporto tra imprese, una verserà l'imposta e l'altra la dedurrà.

Al netto ovviamente dei furbi e degli evasori. In ogni caso le Entrate ritengono che la comproprietà sia un'attività accessoria, soggetta all'Iva, la Federcalcio che si tratti di un'attività finanziaria, esente da Iva, che utilizza peraltro un contratto derivato, uno swap, che in grande sostanza scommette sul valore futuro del giocatore.

Il nodo fiscale più grosso riguarda però il pagamento dell'Irap sulle plusvalenze dei giocatori. Qui le regole sono incerte, tanto che le società quotate e comunque le maggiori versano l'imposta per non incorrere nel rischio dell'accertamento anche se in molti casi ne chiedono subito dopo la restituzione al Fisco, affidando al contenzioso la soluzione della vicenda.

Si tratta di un problema che si trascina da anni: il ministero insiste nel dire che l'Irap è dovuta perché si tratta di operazioni ordinarie per una squadra; il mondo del calcio resiste affermando, con un po' di difficoltà, che si tratta di operazioni straordinarie non soggette quindi all'imposta sull'attività produttiva.

Anche la terza questione è da tempo sul tappeto e attiene ai procuratori, ai cacciatori di teste del mondo del calcio: il fisco vorrebbe porre i loro costi a carico al 50% su giocatori e società; queste ultime ribattono invece che occorre verificare caso per caso come avviene nelle aziende. Infine al tavolo governo-calcio saranno riesaminati i criteri contabili per l'ammortamento dei diritti di sfruttamento delle prestazioni degli atleti.

 

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