FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Angelo Aquaro per "la Repubblica"
La galleria più prestigiosa del mondo ha venduto per anni miserabili croste spacciandole per i capolavori di Jackson Pollock, Mark Rothko e Richard Diebenkorn. Ma la truffa che fruttava fino a 20 milioni di dollari a pezzo non è soltanto la prova dell´incredibile abilità dei falsari: è un terremoto che sta sconvolgendo l´intero mondo dell´arte. Ann Freedman e Julian Weissman giurano che l´improvvisa chiusura, mercoledì scorso, della Knoedler & Company, la mecca dei collezionisti più facoltosi del pianeta, sia solo una coincidenza: ma nessuno poteva immaginare una fine così ingloriosa per la galleria che da 165 anni, brillava nel ricco e chicchissimo Upper East Side.
La signora e il signore non sono finora coinvolti nell´inchiesta che l´Fbi ha aperto due anni fa. I due non solo continuano a sostenere la loro buonissima fede: la gallerista sbandiera come prova il fatto che lei stessa avesse acquistato negli anni un Pollock, un Rothko e un´opera di Robert Motherwell, un altro dei maestri scopiazzati. E tutti adesso puntano il dito contro la smerciatrice prima di questi falsi: Glafira Rosales.
Ma è qui che la storia si colora, e ci mancherebbe, non solo di giallo ma anche di rosa: e un pizzico di nero. Rosales, 55 anni, è una commerciante d´arte nata in Messico e poi sbarcata a Manhattan grazie al sodalizio con Carlos Bargantinos, un gallerista spagnolo. La coppia assurge a rapida fama esponendo capolavori di maestri da Pablo Picasso a Andy Warhol.
Poi, all´inizio degli anni '90, la messicana comincia a immettere sul mercato opere che si credevano perdute di Richard Diebenkorn, l´artista a cui qualche anno fa il prestigioso Whitney Museum dedicò una retrospettiva dal modestissimo titolo "American Genius". Da dove arrivavano i quadri scomparsi? Richard Grant, il figlioccio dell´artista e presidente della sua Fondazione, chiede lumi, e la messicana risponde confusamente: provengono dalla collezione di un gallerista spagnolo: naturalmente defunto. Ma Grant non la beve: com´è possibile accertare la provenienza di un´opera quando manca documentazione?
Invece la messicana continua a sfornare uno dopo l´altra i suoi Motherwell, Rothko e Pollock, insieme a opere di Franz Kline, Clyfford Still e perfino Willem de Kooning, proprio in questi giorni celebrato da una grande mostra antologica al Moma. Tutti pezzi il cui prezzo poteva schizzare fino ai 17 milioni di dollari. Stessa domanda: da dove arrivavano? Dice il New York Times che la risposta della signora era il sogno di ogni cacciatore di tesori: soltanto lei aveva l´accesso esclusivo alla raccolta di un misterioso collezionista.
Morto, naturalmente, anche questo: lasciando le opere a un figlio che, per carità , voleva proteggere il proprio anonimato, impegnato in quegli affari che lo portavano a vivere da un lato all´altro del mondo, dal Messico alla Svizzera. Tutte balle, naturalmente. E infatti "Jackson Bollocks", che si potrebbe liberamente tradurre quelle balle su Jackson, ha titolato poco elegantemente il New York Post: giocando sul cognome del grande Pollock. Un´incredibile truffa che sarebbe rimasta nascosta se qualche collezionista non avesse infine richiesto un´analisi dei pigmenti dei quadri: dimostrando che si trattava di sostanze risalenti a oltre dieci anni dopo la morte degli autori.
L´inchiesta, naturalmente, non è finita. Ma lo scandalo basta e avanza per far tremare i collezionisti che si affidavano alle sicurissime mani della più che centenaria Knoedler & Company. E che adesso, spalle al muro, si staranno domandando che cos´avranno mai appeso davvero all parete.
KNOEDLER E COMPANY Robert Motherwell jackson pollock
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