DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Much is made lately of unrealized gains being a means of tax avoidance, so I propose selling 10% of my Tesla stock.
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— Elon Musk (@elonmusk) November 6, 2021
Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"
ELON MUSK VENDE IL 10 PER CENTO DELLE AZIONI TESLA PER PAGARE IL FISCO
Per il Wall Street Journal il referendum indetto da Elon Musk tra i suoi 62 milioni di follower su Twitter per decidere se vendere il 10 per cento delle sue azioni Tesla (circa 20 miliardi di dollari di valore) è «un insulto all'intelligenza dei suoi azionisti». Secondo gli analisti di Oppenheimer, invece, la vendita è una mossa giusta, anzi inevitabile visti i suoi obblighi fiscali, che Musk ha fatto diventare in un'operazione di marketing.
Esibisce ancora una volta la sua diversità, il suo ruolo di grande influencer dei mercati finanziari, ma cerca anche di sdrammatizzare il significato di una vendita comunque enorme. E si presenta per una volta come un cittadino fiscalmente responsabile dopo le accuse di sistematica (e legale) elusione delle tasse rivolte a lui e agli altri miliardari della tecnologia e della finanza.
Dal punto di vista degli andamenti azionari la sua strategia per ora non ha funzionato granché: lunedì, alla riapertura dei mercati dopo l'annuncio della vendita, il titolo Tesla ha perso circa il 5%, e ieri è andato ancora più giù perdendo, a un certo punto, il 10%. A guardare i numeri crudi, roba spaventosa: 100-150 miliardi di capitalizzazione svaniti in poche ore.
Ma chi investe in Tesla ha il cuore forte: sa che ha a che fare con un titolo molto volatile i cui saliscendi in genere si concludono col segno più: nel 2021 il titolo dell'azienda automobilistica ha chiuso per ben 9 volte la giornata con cali superiori al 5 per cento e, nonostante questo, lunedì sera Tesla aveva ancora un valore superiore del 50% a quello di fine settembre.
E, da sola, capitalizzava più degli altri big mondiali dell'auto messi insieme. A stupire è il modo in cui si è arrivati alla situazione attuale. Per anni gli short seller hanno fatto infuriare Musk coi loro tentativi di speculare al ribasso. Stavolta il fondatore ha provocato lui stesso la caduta con l'annuncio della vendita parziale.
Decisione legittima, anzi inevitabile perché, come ha spiegato lui stesso «Non percepisco stipendi, per me l'unico modo per saldare i conti col Fisco è vendere titoli». E siccome entro il prossimo agosto il fondatore dovrà esercitare le opzioni su 22,8 milioni di azioni Tesla ricevute nel 2012 al posto della retribuzione, avrà bisogno di circa 15 miliardi di dollari per pagare le tasse su una plusvalenza che nel fine settimana era stata stimata in 28 miliardi.
Ma allora perché il referendum su Twitter? Solo teatro. In teoria avrebbe potuto prendere il denaro per il Fisco in prestito dalle banche. Ma non può esagerare: ha già dato in pegno agli istituti di credito 92 milioni di azioni per ottenere ingenti prestiti come fanno tanti altri miliardari che usano questa tecnica per diminuire o rinviare il pagamento delle imposte sulle plusvalenze: se ne parlerà al momento della vendita. Magari da parte degli eredi.
Elon Musk si trasferisce in Texas
Così Musk, dopo aver criticato i democratici perché volevano tassare anche i guadagni non ancora realizzati da chi ha visto esplodere il valore delle sue azioni, e dopo aver trasferito la residenza sua e di Tesla in Texas lamentando i troppi vincoli della California, con questa vicenda fa un po' in luce sulle tecniche usate dai miliardari per pagare meno tasse e anche sui motivi del suo abbandono della West Coast: al momento della trasformazione delle opzioni in azioni, Elon dovrà pagare il 37 per cento di tassa sul reddito, il 3,8 per cento di net investment tax e poi un altro 13,3 per cento applicato dalla California come aliquota massima sui guadagni .
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