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La notizia è filtrata direttamente da palazzo Chigi e ha dell'incredibile. Nei giorni scorsi il numero uno di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, si sarebbe fatto ricevere dal braccio destro del premier Monti, Antonio Catricalà , per ripetergli che è disponibile a lasciare la carica di presidente dell'azienda così da conservare la poltrona, a dir poco traballante, di amministratore delegato. Un proposito che aveva annunciato qualche mese fa in un'intervista al "Messaggero" di Osvaldo De Paolini.
Una richiesta che ha creato non poco imbarazzo (e stupore) tra i componenti dell'esecutivo (dimissionario) alla vigilia di una campagna elettorale complicata in cui perdere la faccia (e i voti) sembra un giochino da ragazzi.
E proprio mentre nei partiti in corsa (compresa la lista-Monti) si fanno le analisi (giudiziarie) ai possibili candidati alle politiche in nome delle "liste pulite", il capo del governo dovrebbe cedere ai desiderata di un manager pubblico che dall'aprile scorso è indagato con l'accusa di riciclaggio e corruzione (pagamento di tangenti all'estero). Accuse sempre respinte al mittente dall'interessato.
Eppure nella sede di Finmeccanica, qualcuno ostenta un certo ottimismo sulla possibilità che Monti-Pilato stavolta accolga la richiesta del suo amministratore già al prossimo consiglio dei ministri.
Del resto, in questi ultimi otto mesi, cioè dal giorno del primo avviso di garanzia, Orsi sembra aver goduto di numerose "protezioni" (dall'alto). Almeno è quanto si evince dalle intercettazioni telefoniche disposte dalla procura di Napoli: dall'ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, al responsabile dell'Economia, Corrado Passera.
Un gran lavorio lobbistico in cui avrebbero fatto la loro parte anche l'ex presidente della banca vaticana (Ior), Ettore Gotti-Tedeschi, all'ex direttore del Tg1, Alberto Maccari. Inoltre nella complessa vicenda politico-giudiziaria, è stato messo con le spalle al muro il ministro del Tesoro, Vittorio Grilli. Cioè il principale azionista di Finmeccanica, chiamato in ballo (pesantemente) per alcune presunte consulenze alla sua ex moglie.
Il che non giustifica il comportamento lassista di Monti-Pilato che si è lavato le mani sul futuro dell'azienda di piazza Montegrappa, lasciandola al proprio declinante destino. E stavolta il premier non potrà negare che è stato il suo governo a nominare Giuseppe Orsi alla guida di Finmeccanica dopo che nel dicembre 2011, il suo predecessore, Pier Francesco Guarguaglini, ha dovuto lasciare la poltrona anche perché indagato per false fatturazioni.
L'altro giorno il manager è stato prosciolto da ogni accusa. E in un'intervista a Gianni Dragoni del "Sole 24 Ore", si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. Ricordando, tra l'altro, al suo successore, Giuseppe Orsi, che era stato proprio lui a sostenere che chiunque in Finmeccanica "avesse ricevuto un avviso di garanzia, avrebbe dovuto dimettersi".
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