DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Alberto Statera per “Affari & Finanza - la Repubblica”
E adesso Berlusconi ? “Il Foglio”, naturalmente, è soltanto una minimale escrescenza del suo impero finanziario-politico-mediatico, ma l'autorottamazione annunciata dal suo estroso inventore e condottiero Giuliano Ferrara è in fondo la piccola silloge della stagione che aspetta l'ex presidente del Consiglio dopo il tempo del Nazareno e lo psicodramma quirinalizio.
Accantonate come maramalde e ingenerose le ironie sul Ferrara-Schettino che si precipita sulla scialuppa abbandonando la sua nave che affonda, l'eterodosso direttore dimissionario in realtà sa che non è più il tempo per la famiglia Berlusconi di dedicarsi a quella piccola, divertente ma costosa avventura: “Sicuramente “Il Foglio” - ha detto - non è in cima ai loro pensieri e piano piano usciranno”. In cima ai loro pensieri adesso c'è ben altro: l'altra faccia dell'agibilità politica, l'”agibilità aziendale”, il salvataggio della “roba”, la tutela del patrimonio, finché si è in tempo.
ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI
Da qualunque parte si guardi, la salute dell'impero appare instabile, le prospettive problematiche e tutto rischia di peggiorare se il capo sarà costretto a lasciare il ruolo fin qui pagante di azionista del governo Renzi. Per la prima volta nel 2013 Mediaset ha segnato una perdita e comunque fatica a chiudere in utile, la pubblicità continua a stagnare, Premium è un bagno di sangue, la Mondadori arranca, come altre aziende editoriali. Al punto che qualcuno ipotizza la creazione di un polo del libro insieme alla Rizzoli, che a sua volta vive giorni tutt'altro che felici. Il Milan - si sa - è una macchina mangiasoldi.
CAMPER CON FOTO MARINA BERLUSCONI
Qualcosa c'è che dà ancora qualche soddisfazione: è Mediolanum, la banca dell'antico socio Ennio Doris, di cui Fininvest controlla il 30 per cento. Ma il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco è più che determinato a pretendere la cessione del 20 per cento della società per la perdita dei requisiti di onorabilità di Berlusconi, dopo la condanna nel processo sui diritti Tv Mediaset. L'ex cavaliere pensava di poter risolvere la questione con una partita di giro, trasferendo la quota di proprietà ai figli e i suoi legali hanno impugnato il provvedimento.
berlusconi marina fininvest cir esproprio crop display
Ma Visco pretende che la legge almeno questa volta sia rispettata, con la creazione di un trust effettivamente cieco, gestito da un trustee totalmente indipendente, in grado di vendere le azioni di Berlusconi al miglior offerente. Nel frattempo, dopo la partita del Quirinale, la speranza di veder riesumato l'articolo sulla frode del decreto fiscale, che avrebbe restituito all'ex cavaliere una parvenza di verginità, è evaporata. E nessuno pensa ragionevolmente che una qualsiasi alchimia politica possa indurre Renzi a riproporre in febbraio l'impunità per i frodatori.
E adesso Berlusconi? Secondo il “Fatto Quotidiano” per l'ex cavaliere è arrivato il momento di vendere, adesso che il valore di borsa è oltre i 4 miliardi e mezzo. Lo schema vedrebbe nella veste di compratore il vecchio amico Vincent Bolloré, presidente di Vivendi e proprietario di Canal Plus. Il finanziere bretone nel frattempo mira al controllo di Telecom, che dovrebbe diventare il veicolo di contenuti non soltanto per Sky, ma anche per Mediaset Premium. Il nuovo corso post-Quirinale si chiama “agibilità aziendale”: vendere presto e mettere al sicuro, a 78 anni suonati, l'eredità di Arcore.
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