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IL MERCATO È LIBERO, NON LO DECIDE LA FIAMMA MAGICA – LA STAFFILATA DELL’UNIONE EUROPEA AL GOVERNO, CHE USA IL GOLDEN POWER PER I PROPRI CAPRICCI (IN PARTICOLARE, PER OSTACOLARE L'OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BANCO BPM): “GLI STATI MEMBRI MANTENGONO LA RESPONSABILITÀ DI ATTUARE SOLUZIONI PER LE LIBERTÀ DI MERCATO MA SOLO SE PROPORZIONATE E BASATE SU UN LEGITTIMO INTERESSE PUBBLICO…” - LA MULTA PER UNICREDIT IN CASO DI VIOLAZIONI PUÒ ARRIVARE A 20 MILIARDI
UE,GOLDEN POWER SIA PROPORZIONATO E PER INTERESSE PUBBLICO
(ANSA) - "Non commentiamo casi individuali". Lo afferma il portavoce della Commissione europea Thomas Regnier interpellato al briefing quotidiano con la stampa sulle modalità di esercizio del golden power da parte del Governo italiano su Unicredit-Banco Bpm.
"Dal punto di vista della sicurezza e dell'ordine pubblico, gli Stati membri mantengono la responsabilità di attuare soluzioni per le libertà di mercato attraverso le loro leggi nazionali - aggiunge - e, ovviamente, ciò che è molto importante per noi è che queste restrizioni alle libertà individuali siano consentite solo se proporzionate e basate su un legittimo interesse pubblico".
IL GOVERNO FISSA ANCHE LA MULTA PER UNICREDIT: FINO A 20 MILIARDI SE NON RISPETTA IL GOLDEN POWER
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo e Andrea Greco per “la Repubblica”
Una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. Tanto Unicredit rischia di pagare «in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni imposte dal decreto» del governo sull’offerta per acquisire Banco Bpm. A svelare il colpo di frusta è il Dpcm […] firmato dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Le sanzioni rimandano al provvedimento del 2012 che istituì il golden power: la sanzione amministrativa può arrivare «fino al doppio del valore dell’operazione», che il Dpcm quantifica in oltre 10 miliardi, e comunque non sarà inferiore all’1% del fatturato cumulato realizzato nell’ultimo esercizio approvato. Essendo i ricavi 2024 di Unicredit e Banco Bpm in tutto 30 miliardi, siamo sui 300 milioni. […]
giancarlo giorgetti giorgia meloni foto lapresse.
Per ora è solo un ragionamento abbozzato, tra l’altro dall’ala più morbida del governo. Ieri, alla richiesta di incontro da parte di Unicredit, da Palazzo Chigi non è arrivata una replica ufficiale. Né il tema è stato discusso nel Consiglio dei ministri. A taccuini chiusi, il messaggio che trapela dalla presidenza del Consiglio si ferma alla «valutazione» della proposta della banca. Al contempo viene sottolineato che non c’è un obbligo di rispondere alla richiesta e si prende atto che Unicredit non ha deciso, almeno per il momento, di ricorrere al Tar.
Sul tavolo resta il Dpcm di 12 pagine che nelle considerazioni iniziali mette in fila il contesto delle prescrizioni. L’accento positivo è posto sulla «vocazione prevalentemente retail» e sull’attività di raccolta del risparmio e di erogazione del credito del gruppo Banco Bpm.
Di contro, i rilievi sono per Unicredit, che «concentrerebbe il proprio supporto creditizio in favore di grandi imprese, istituzioni finanziarie ed enti in luogo di famiglie e piccole e medie imprese».
Orcel è accusato anche di non avere fornito i dati sul piano industriale successivo all’eventuale integrazione: per queste ragioni, si legge, «non è stato possibile esaminare l’andamento delle politiche di raccolta e impiego che la stessa Unicredit intende adottare in caso di perfezionamento dell’operazione».
Ma è quando si passa al rischio di una riduzione dei crediti in Italia che le considerazioni si fanno più dure. Il Dpcm cita il Mef, individuato come l’amministrazione responsabile dell’istruttoria e della proposta per l’esercizio dei poteri speciali: «La regolamentazione di settore e i connessi poteri attribuiti alle autorità di vigilanza - vi si legge - non appaiono idonei a mitigare i rischi connessi ad una potenziale riduzione degli impieghi effettuati in Italia».
Ecco allora che «la tutela dell’attivo», definito come «strategico per la sicurezza nazionale», porta il governo a chiedere di garantire «la complessiva stabilità degli impieghi di gruppo evitando possibili compensazioni tra le politiche di credito delle due banche». Un altro capitolo riguarda la Russia.
Le prescrizioni prevedono la cessazione di ogni attività entro il 18 gennaio 2026. Il rischio maggiore è che, dopo l’acquisizione, Unicredit sia ancora attiva in finanziamenti transfrontalieri con clienti domiciliati in Russia. Servono «misure rigorose e prudenti per evitare anche il solo minimo rischio che il risparmio raccolto da Banco Bpm sia coinvolto in operazioni a vantaggio del sistema economico e finanziario russo», il che nell’attuale contesto geopolitico pone oggettivi rischi per la sicurezza nazionale. Il governo indica un’altra direzione: occorrono «misure per le imprese interne».
SEDE DI BANCO BPM A PIAZZA MEDA - MILANO
IL RISIKO BANCARIO - L OFFERTA DI MPS SU MEDIOBANCA E QUELLA DI UNICREDIT SU BANCO BPM
ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE
MPS - MEDIOBANCA - UNICREDIT - BANCO BPM - GLI INTRECCI
andrea orcel
RISIKO BANCARIO - BANCO BPM - MONTE DEI PASCHI DI SIENA - MEDIOBANCA
andrea orcel
GLI INTRECCI DELLA FINANZA ITALIANA
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