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Francesco De Dominicis per "Libero"
Siamo ai preliminari. La nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena non è più un tabù. Il via libera dei soci, ieri, all'aumento di capitale che sblocca i Monti bond è il primo passo per portare la banca senese, la più antica del Mondo, sotto il cappello pubblico. La manovra è divisa in due tranche: la prima vale 4,5 miliardi e comprende 3,9 miliardi di titoli che saranno sottoscritti dal Tesoro (dopo il disco verde finale di Bankitalia atteso per oggi) e 600 milioni come cuscinetto di emergenza per gli interessi del biennio 2013-2014. La seconda fetta serve a coprire l'eventuale, mancato pagamento degli ingressi fino al 2018. Calcolatrice alla mano vuol dire che lo Stato è destinato a entrare nel capitale con 6,5 miliardi, diventando di gran lunga il primo azionista.
Alessandro Profumo e Fabrizio Viola ostentano fiducia sul futuro, ma di là dalla necessaria iniezione di ottimismo, presidente e amministratore delegato di Mps non hanno fatto mancare una dose di realismo. Rimborsare il prestito speciale allo Stato non sarà facile. Anzi. Le condizioni in effetti sono quasi da usura: 9% per il primo biennio per poi salire dello 0,5% l'anno fino al 15%. Messa così sembrerebbe l'affare della vita per chiunque. Non a caso, uno dei piccoli soci che ha preso parola nella maratona di oltre 7 ore, Romolo Semplici, ha lamentato l'assenza di un diritto di prelazione per gli azionisti. Ma come, ha detto, un boccone così gustoso ce lo sfilate da sotto il naso? "Troppo rischioso" per i risparmiatori, ha tagliato corto l'ad.
E comunque non è più l'epoca dei regali a pioggia. Viola e Profumo sono stati chiari: babbo Monte fa parte del passato. Stop alle forniture della banca affidate in esclusiva alle imprese locali, azzerati i sussidi per il Palio cittadino, niente sponsorizzazioni per calcio (da giugno) e basket (dal 2014). Si chiude un'era. Fatto che Profumo ha rimarcato sottolinenando a più riprese la distanza dalla politica e "l'indipendenza" dell'attuale management rispetto a Comune, Provincia e quindi Partito democratico
Ma i cittadini non hanno ben capito cosa è successo ieri. Un po' disorientati dalla tempesta derivati Alexandria e Santorini assai pompata sui giornali, i senesi si dicono convinti di potersi riperdere la banca. Non hanno capito, invece, che la Fondazione (ancora al 30% del capitale) con l'ok alla ciambella pubblica ha sancito il passo indietro. Definitivo (salvo miracoli).
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