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Carlo Tecce per il Fatto Quotidiano
Negli affari funziona così: non esistono conflitti, soltanto interessi. Più che naturale, banale, se persino Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti, dieci anni fa, provarono a trasformarsi da nemici a sodali. Operazioni simboliche e suggestive. Senza il fardello dei rapporti passati, stavolta, capita a Luigi Berlusconi, il più giovane degli eredi di Arcore. E gli affari, traccia sempre preziosa, conducono a Marco Carrai, il discreto imprenditore fiorentino che permise (e permette) a Matteo Renzi di levigare le relazioni con la finanza, la diplomazia, il sistema internazionale.
Ora Carrai, ex capo segreteria in Provincia e consigliere a Palazzo Vecchio di Matteo, osserva a distanza l’evoluzione renziana e sussurra ancora all’orecchio dell’amico sin dagli esordi nei Popolari, ma aumenta i contatti, le società, il fatturato. E assieme a Luigi Berlusconi lavora a una piattaforma per l’estrazione, la gestione e l’indagine su quelle statistiche telematiche (profili e abitudini degli utenti) che rappresentano il petrolio della Rete.
Il legame fra Carrai e Berlusconi jr è il preludio a una fusione societaria e tecnologica tra Eligotech, un’azienda olandese fondata da ragazzi italiani con gli investimenti di Luigi, e la Cgnal di Marco, azionista di riferimento e presidente del Cda. Eligotech ha sede ad Amsterdam, un capitale sociale di 18.000 euro, sviluppa e propone software. Cgnal s’è costituita lo scorso dicembre a Firenze, il pacchetto più consistente (il 29,5%) è proprio di Carrai con Carfin; merita una citazione l’esigua partecipazione al 3,5 per cento di Fb Group di Franco Bernabè, l’ex numero uno di Telecom.
Il boiardo di Stato e dirigente privato è distante dal berlusconismo seppur cadente, ma da un paio di anni è vicino a Carrai anche attraverso il figlio Marco Norberto. Per esaminare i dati e offrire consulenze al mercato, Cgnal ha bisogno degli strumenti e degli ingegneri di Eligotech: agli atti manca la firma, siamo in fase di analisi dei conti (due diligence). Questione di giorni.
Con la stessa denominazione, in Italia c’è una Eligotech in liquidazione, di proprietà di Ithaca, una società a responsabilità limita controllata da Serifed, la fiduciaria di Intesa San Paolo che custodisce l’equivalente del 20 per cento di Mediolanum, la quota che l’ex Cavaliere non può detenere direttamente nella banca di Ennio Doris per imposizione di Bankitalia: con la condanna in terzo grado per la frode fiscale sui diritti tv, Berlusconi ha perso i requisiti di onorabilità e deve scendere sotto il 10 per cento.
Per il momento, l’ex Cavaliere ha parcheggiato il denaro di Mediolanum nei cassetti di Serifed. In Fininvest e in Mediolanum troviamo Luigi, ultimogenito di Berlusconi nel secondo matrimonio con Veronica Lario. Classe ‘88, laurea in Bocconi, Luigi ha tentato di allargare l’orizzonte di famiglia: la televisione è di Pier Silvio, l’editoria di Marina, il calcio di Barbara, la beneficenza di Eleonora, allora s’è buttato su Internet.
A settembre, fra successi e disastri, Berlusconi jr ha ceduto il 20 per cento di Facile.it ricavando una plusvalenza di oltre 13 milioni di euro. E quasi in simultanea ha conosciuto Marco Carrai. Mentre il patto siglato al Nazareno si scioglieva, tra l’amico di Renzi e il figlio di Silvio iniziava la frequentazione e s’instaurava l’alleanza.
Ma questi sono affari, la politica non c’entra. A proposito di politica. Il primo voto di Carrai, che coincide con la prima candidatura di Silvio Berlusconi (all’epoca Luigi andava in prima elementare), fu per Forza Italia. Poi ha preferito i Popolari perché miravano a sinistra, di seguito la Margherita e per quasi vent’anni ha coperto le spalle, lì in retrovia, a Renzi.
S’è staccato appena Matteo ha espugnato Palazzo Chigi, senza smettere mai di fornire soluzioni, indicare nomi, di essere il più influente. A Firenze gestisce la società di un aeroporto in espansione e la fondazione renziana Open con l’avvocato Alberto Bianchi. Non ha accompagnato fisicamente Matteo al governo, ma Carrai è l’ispiratore che più ricorda Gianni Letta. Con una differenza: Berlusconi ha ingaggiato Letta quand’era già miliardario, Renzi s’è affidato a Carrai quand’era nessuno.
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