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AN. C. per ‘Libero Quotidiano’
Che futuro avrà adesso la Saras? Quali appetiti si scateneranno e cosa decideranno gli eredi. La società petrolifera della famiglia Moratti è un gioiellino che capitalizza in borsa circa 1,7 miliardi di euro (ieri a Piazza Affari il titolo ha chiuso in crescita dello 0,67%, controvalore di 1,8 euro sull' onda di ipotesi speculative dovuto proprio al futuro riassetto di controllo della società).
L' imprenditore Gian Marco Moratti lascia in eredità un gruppo di circa circa 1.900 dipendenti e ha dichiarato ricavi per circa 6,9 miliardi di euro al 31 dicembre 2016. Saras, che è controllata da Massimo e da una società dello scomparso Gian Marco. Le due holding detengono poco più del 25% del capitale e sono legate da un patto di sindacato che mette al riparo l' azienda dalle scalate. Quotata in Borsa dal 2006, il suo core business è la raffinazione, nell' impianto di Sarroch, in Sardegna, uno dei più grandi del Mediterraneo, con una capacità produttiva di circa 300mila barili al giorno.
Negli anni Duemila la società ha diversificato gli investimenti avviando un impianto di gasificazione a ciclo combinato per convertire i residui della raffinazione e un parco eolico a Ulassai, in provincia di Nuoro. Saras ha chiuso i primi nove mesi del 2017 con un utile di 109,4 milioni e un utile lordo (Ebitda)di 303 milioni di euro Adesso l' attenzione è sul futuro, e sul pacchetto azionario in mano alla famiglia. La speculazione finanziaria fa galoppare la fantasia.
C' è chi già immagina una progressiva uscita dal controllo della società. Ipotesi che rimbalza da tempo in ambito finanziario, ma che al momento non trova riscontri. Di certo c' è che per il prossimo 1 marzo, salvo rinvii per lutto, è fissato il consiglio di amministrazione della società che deve approvare il bilancio e che dovrebbe presentare il nuovo piano industriale. E tutti gli occhi sono ora puntati, ovviamente, sulle future scelte della famiglia. Gli appetiti nel settore energetico ci sono, anche perché la Saras è oggi una delle principali società di raffinazione in Europa.
Nel 2013 il colosso petrolifero russo Rosneft ha rilevato, in accordo con la famiglia, una quota del 21%. Nell' aprile del 2013 nel consiglio della Saras era entrato anche Igor Ivanovich Sechin, uno dei signori del petrolio e presidente di Rosneft, ritenuto tra i più stretti di a Vladimir Putin.L' alleanza era stata poi chiusa nel 2016, a causa delle sanzioni economiche contro la Russia che hanno impedito di portare avanti i progetti comuni.
Adesso bisognerà vedere come reagiranno i mercati ai nuovi assetti familiari e se la famiglia vorrà continuare a gestire la holding petrolifera o avventurarsi su altre strade. Di certo la figura di Gian Marco, il "petroliere discreto", resterà nelle cronache economiche italiane.
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