1. NEGLI UFFICI MILANESI DI MCKINSEY C’È MOLTA RICONOSCENZA NEI CONFRONTI DI MILENA GABANELLI CHE IERI SERA HA SPARATO A ZERO SUL SALVATAGGIO DELL’ALITALIA DIMENTICANDO CHE, DURANTE LA GESTIONE CIMOLI, LA MCKINSEY SI È PORTATA A CASA LA FOLLIA DI 51 MILIONI DI EURO, REGOLARMENTE PAGATI PER UN’ATTIVITÀ DI CONSULENZA 2. 70? 100 MILIARDI? NESSUNA SA A QUANTO AMMONTA IL DEBITO DELLO STATO VERSO LE IMPRESE E IL RAGIONIERE GENERALE CANZIO RISCHIA DI RIMETTERCI LA POLTRONA COL PROSSIMO GOVERNO (AH, IL VIZIO DI COMPILARE BILANCI OCCULTI PER STARE NELL’EURO) 3. DAVIDE SERRA: ‘’L’ITALIA? UN CALCIATORE CHE SI UBRIACA LA SERA PRIMA DELLA PARTITA’’ 4. DE BENEDETTI HA MESSO DA PARTE LE SUE RISERVE SULLO SMONTEZEMOLATO

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1. 70? 100 MILIARDI? NESSUNA SA A QUANTO AMMONTA IL DEBITO DELLO STATO VERSO LE IMPRESE
Ciò che fino alla settimana scorsa sembrava impossibile è avvenuto nella notte tra sabato e domenica dentro gli uffici del ministero del Tesoro guidato dal pallido Vittorio Grilli.
Dopo un parto che è durato una settimana è venuto alla luce il decreto sui pagamenti della Pubblica Amministrazione che oggi sarà ufficialmente battezzato dal Presidente della Repubblica come ultimo atto del settennato. Nessuno finora ha rivendicato la paternità di questa decisione tardiva che alcuni economisti come Giacomo Vaciago ritengono impraticabile e che il napoleonico Brunetta è pronto a scardinare quando arriverà in Parlamento.

Tra i protagonisti dell'operazione ce ne è uno in particolare che ha vissuto ore di inferno. È Mario Canzio, il baffuto Ragioniere Generale dello Stato che a marzo ha compiuto 66 anni di cui 40 trascorsi nelle stanze del ministero.
Chi ha avuto modo di conoscerlo e di lavorargli accanto sa che questo salernitano, perennemente abbronzato, nasconde sotto la bonomia una fede marmorea sul rigore nei conti dello Stato.

Da quando nel 2005 Giulietto Tremonti, sensibile alle spinte dello sponsor Domenico Siniscalco, lo nominò sulla poltrona occupata per 13 anni da Andrea Monorchio, Canzio ha sempre opposto una barriera insormontabile di fronte a chi dalla politica e dai ministeri gli chiedeva di allargare i cordoni della borsa. E così ha fatto anche fino alla notte del weekend per sottrarsi alle pressioni che arrivavano dal pallido Grilli e soprattutto da quel Corradino Passera che per mesi ha promesso agli imprenditori e alle banche di pagare i debiti della Pubblica Amministrazione.

Alla fine ha dovuto abbassare la guardia e arrendersi davanti a Grilli che vuole chiudere la sua esperienza per nulla esaltante di ministro del Tesoro come precursore della crescita invocata dai partiti.

Così il Ragioniere Generale ha dovuto alzare bandiera bianca dal fortino della Ragioneria, ma intorno a lui è montata nello spazio di poche ore un'aria pesante. Sono in molti infatti ad accusarlo di non aver saputo fornire al Governo dati sicuri sui debiti della Pubblica Amministrazione. La dimostrazione plateale è arrivata durante la conferenza stampa di Monti nella quale lo stesso Grilli si è dimostrato incerto mentre all'esterno il presidente dell'Abi Patuelli, la Confindustria e la Cgia di Mestre sparavano cifre che andavano da un minimo di 70 miliardi a una soglia di gran lunga superiore ai 100.

Ora c'è da chiedersi la ragione di tanta indeterminatezza. Se il bilancio dello Stato deve essere paragonato a quello di un'azienda è chiaro che l'indebitamento non può essere trattato alla stregua di una variabile. Questo principio elementare lo dovrebbe conoscere il ministro dell'Economia che gestisce un ministero dove nel 2012 si sono spesi 157 milioni per il personale, ma prima ancora il Ragioniere Generale dello Stato che dispone di una struttura composta da 10 ispettorati generali e da una serie di uffici presso i ministeri e le istituzioni locali.

Ecco allora che insieme a Canzio oggi al ministero si parla molto dei suoi più stretti collaboratori, primi fra tutti Salvatore Bilardo, l'ispettore per la finanza delle Pubbliche Amministrazioni, e Maria Laura Prislei, una signora romana di 57 anni che dall'81 ha la responsabilità della piattaforma informatica della contabilità dello Stato.

Forse è ingiusto scaricare su queste persone e sul povero Canzio il peso delle colpe per lo "Stato ignorante" che non riesce a calcolare i suoi debiti, ma resta il fatto che la vicenda del decreto pone un serio problema di efficienza senza la quale il lassismo della matematica diventa inevitabilmente una colpa.

Negli uffici del ministero, dove le luci si sono spente a notte fonda, danno per certa la sostituzione di Canzio da parte del prossimo governo. E non basterà a salvarlo il "bollino" finale che il Ragioniere ha posto sul decreto con il ripristino delle compensazioni dei crediti fiscali.

2- DAVIDE SERRA, L'ITALIA? UN CALCIATORE CHE SI UBRIACA LA SERA PRIMA DELLA PARTITA
Nei pub più fetenti di Londra, frequentati da Dagospia, molti giovani italiani che lavorano nella Capitale inglese hanno assistito sabato sera alla performance televisiva di Matteuccio Renzi nella trasmissione "Amici" di Maria De Filippi.
Gli amici inglesi hanno spiegato che il giovane sindaco è stato colpito dalla "sindrome di Fonzie", il disturbo che in Inghilterra viene definito "breakout characters" e colpisce i personaggi alla ricerca della popolarità.

Ad alcuni ragazzi è parso di intravedere in un pub a due passi dal ponte dei "frati neri" dove fu suicidato il banchiere Roberto Calvi anche Davide Serra, il finanziere che dopo la laurea alla Bocconi ha iniziato a sgambettare nella finanza di Morgan Stanley per poi mettere in piedi con un amico francese il Fondo Algebris. La presenza di Serra ,che vive a Londra e ostenta un orologio di plastica per misurare le frequenze cardiache, non è di per sé sorprendente perché la sua amicizia con il sindaco di Firenze si è manifestata in modo plateale tra ottobre e novembre dell'anno scorso.

A 42 anni il finanziere ,che nel 2007 procurò grossi fastidi ai vertici delle Generali prendendo di petto il vecchio Bernheim, è un sostenitore convinto che l'Italia deve passare dall'usato sicuro al cambiamento. Questa tesi l'ha sostenuta nella cena di ottobre a Milano con alcuni vip e il suo pensiero si è poi manifestato nella Convention di novembre alla Leopolda, quando parlando a braccio davanti a mille persone, fece uno spot così sfacciato del suo hedge fund da irritare perfino il protagonista Renzi costretto a prendere le distanze dalle polemiche sulle società delle Cayman che la stampa attribuiva al finanziere genovese.

Ciò non ha impedito comunque al sindaco di raccogliere un contributo per le primarie di 100mila euro versati da Davide Serra e dalla moglie Anna Barassi. Con il passare dei mesi Serra, probabilmente ferito dalle accuse di essere un evasore fiscale, ha fatto un nitido endorsement in favore di Mario Monti e a gennaio ne ha tessuto l'elogio al Forum di Davos.

Dopo le ultime elezioni è entrato nel panico e da New York ha sparato un twit in cui si leggeva testualmente che gli investitori sono scioccati dal risultato elettorale e l'Italia sarà costretta a ricomprarsi il debito.

In realtà i mercati non sono crollati per il default e continuano a studiare il fenomeno Grillo che Serra ha paragonato a un personaggio di Guerre Stellari. Forse e' questa la ragione per cui Serra ha assunto un atteggiamento molto prudente e si tiene alla larga dai giudici sperticati sull'amico Renzi e dalle previsioni apocalittiche.

In un'intervista uscita sabato sul settimanale "MilanoFinanza" dedica molta attenzione a quanto sta accadendo sui mercati e nelle tasche dei risparmiatori. La sua tesi è che i prezzi delle azioni americane "stanno già scontando un'economia di nuovo in salita" e che i bond del settore finanziario sono una grande opportunità. Quando il giornalista cerca di tirarlo sulla politica italiana, Serra evita di riproporre il contenuto delle slides miserelle che esibì nella Convention della Leopolda e non spezza lance in favore di nessun politico, nemmeno di quello colpito dalla "sindrome di Fonzie".

La sua preoccupazione è che si faccia presto un governo, altrimenti - dice convinto- l'Italia appare come un calciatore che si ubriaca la sera prima della partita e l'indomani non è neanche in grado di correre.

3- DE BENEDETTI HA MESSO DA PARTE LE SUE RISERVE SU MONTEZEMOLO
È probabile che Carletto De Benedetti abbia trascorso la domenica leggendo con attenzione mista a un pizzico di commozione, l'articolo-monumento sulla Ferrari di Luchino di Montezemolo pubblicato da "Repubblica" a firma di Paolo Griseri, un giornalista vicino al mondo Fiat.

Il servizio occupava un'intera pagina e descriveva l'eccellenza italiana di Maranello dove Luchino si è prestato a fare da Cicerone per spiegare il successo dell'azienda. Mentre i rapporti di De Benedetti con il mondo Fiat si sono interrotti bruscamente nel '76 quando per quattro mesi l'Ingegnere tentò di riorganizzare da cima a fondo l'azienda torinese, con Luchino Carletto ha sempre tenuto un rapporto di cordialità formale e questo fair play non è venuto meno nemmeno quando l'Ingegnere chiese al presidente della Ferrari di aderire al Fondo lanciato per il rilancio delle imprese.

Per lui che nel 1978 è entrato in Olivetti, l'articolo di ieri sulla Ferrari che quest'anno arriverà a regalare 8.500 euro a ciascuno dei 3mila dipendenti, provoca una fitta al cuore perché gli ricorda un'eccellenza italiana che ha lasciato nel '96 dopo aver fondato Omnitel.
Il sentimento prevalente è però quello di una consacrazione finale di Luchino come imprenditore. Il successo delle Rosse di Maranello è fuori discussione e la paginata di ieri su "Repubblica" dimostra che l'Ingegnere ha messo da parte le sue riserve sulle capacità del bolognese traghettato a Torino.
Restano in piedi le riserve sulla sua politica ,ma questo è un capitolo che a De Benedetti non è mai interessato.

4- NEGLI UFFICI ITALIANI DI MCKINSEY C'È MOLTA RICONOSCENZA NEI CONFRONTI DI MILENA GABANELLI

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che negli uffici italiani di McKinsey che si trovano in piazza Duomo a Milano c'è molta riconoscenza nei confronti di Milena Gabanelli.

La Giovanna d'Arco dei poveri ieri sera ha sparato a zero sul salvataggio dell'Alitalia e sul ruolo dei commissari riuscendo a riabilitare perfino il ruolo del ricco tributarista e liquidatore Augusto Fantozzi.

La gratitudine di McKinsey ,che in Italia opera dal '69 con 300 professionisti, è soprattutto per non aver ricordato che durante la gestione Cimoli si è portata a casa 51 milioni di euro regolarmente pagati per l'attività di consulenza. Se avesse voluto infierire la Gabanelli avrebbe potuto lanciare qualche interrogativo inquietante perché si tratta di una cifra che non sta né in terra né in cielo".

 

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