DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
1. NEMMENO UN PELLEGRINAGGIO ALLA MADONNINA DI LOURDES HA SALVATO GIUSEPPE ORSI
Gli uscieri di Finmeccanica sono sempre stati considerati cinici e miscredenti.
Questo è un luogo comune ed è altrettanto sciocco attribuire loro una scarsa sensibilità e una notevole ignoranza. Pur avendone viste di tutti i colori non hanno mai perso la fede nella Provvidenza e quando ieri il Papa si è dimesso hanno saputo tradurre al volo il discorso in latino pronunciato davanti ai cardinali attoniti.
La Provvidenza si è manifestata per la seconda volta nelle prime ore di questa mattina quando hanno saputo dell'arresto del comandante supremo Giuseppe Orsi. E non si sono affatto stupiti quando davanti al palazzo di piazza Monte Grappa sono arrivate tre auto dei carabinieri e altrettante della Finanza che stanno rovesciando i cassetti di Orsi e di altri top manager.
A dire il vero gli uscieri non pensavano che negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale scattassero le manette e ci fossero altri colpi di coda giudiziari clamorosi perche' sapevano che dietro le quinte si stavano muovendo "frenatori" eccellenti impegnati a evitare che dopo gli scandali Mps e Saipem si buttasse altra benzina sul fuoco.
Anche Orsi è un uomo che ha sempre creduto alla Provvidenza e a questo proposito Dagospia è in grado di dare una notizia davvero sorprendente che non si può liquidare come uno stupido pettegolezzo e nemmeno come uno scherzo da prete.
Pare infatti che non più tardi di domenica scorsa sia andato a Lourdes accompagnato dalla moglie durante un viaggio organizzato dall'Opera Romana Pellegrinaggi. La notizia è assolutamente certa e sembra che accanto a lui ci fosse anche il presidente di un grande gruppo editoriale italiano.
Adesso è un giochetto infantile immaginare che il chiacchierato amministratore sul quale si è abbattuta la scure del giudice di Busto Arsizio sia andato a pregare la Madonna per conservare la sua poltrona. Probabilmente il viaggio nella grotta dei miracoli è stato un atto di contrizione dopo l'incidente, rivelato in una conversazione con l'amico Gotti Tedeschi, in cui aveva dato del coglione al cardinale Bagnasco. Purtroppo per lui il miracolo non c'e' stato.
Gli uscieri di Finmeccanica non vogliono interpretare questo gesto che rientra nella sfera della spiritualità personale di Orsi, un cristiano di cui si è sempre conosciuta la contiguità all'Opus Dei e a "Comunione & Fatturazione". Resta il fatto che le manette sono scattate mettendo fine per il momento a due anni di rumors che un plotone di centurioni, portaborse, e consulenti strapagati non è riuscito ad arginare.
Qualcuno arriva a dire che l'arresto del manager e del capo di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, sarebbe il segnale che dagli Stati Uniti, veri padroni di casa in Italia, sia partito l'ordine di far saltare prima delle elezioni i vertici delle grandi società come Eni, Saipem e Finmeccanica che rappresentano le ultime roccaforti dell'industria italiana. E in questo senso si attribuisce grande importanza all'imminente viaggio del Presidente Napolitano che volerà in America nei prossimi giorni, cioè proprio alla vigilia delle elezioni.
Solo lui potrà capire che cosa ha in mente l'establishment d'Oltreoceano perché la somma degli scandali delle ultime settimane sembra ripetere il copione di Tangentopoli che secondo molti analisti sarebbe stato scritto nei palazzi della finanza e della politica Usa.
Per gli uscieri di Finmeccanica questo scenario è troppo complesso e mentre si chiedono che cosa succederà ai due marò indiani dopo la bomba di oggi che ha portato Orsi in galera per la vendita di 12 elicotteri al governo di quel Paese, si interrogano sull'assetto futuro di piazza Monte Grappa.
Al di là dei nomi di Franchino Bernabè e dell'ex-ambasciatore Castellaneta (da sempre vicino agli americani), fino a ieri in pole position sembrava Tonino Catricalà , il magistrato calabrese al quale per la sua abilità di grand commis è stato appioppato il nome di "Catricaletta". Con un'intervista al quotidiano "Il Mattino" ha rifiutato seccamente le suggestioni della politica e ha detto che gli piacerebbe tornare alla presidenza di una sezione del Consiglio di Stato. In un momento di debolezza venale ha anche aggiunto: "da presidente dell'Antitrust ero pagato molto di più".
L'accelerazione che ha portato oggi all'arresto di Orsi rischia di compromettere l'arrivo di Catricaletta al vertice del Gruppo poiché il Governo non ha esaurito le sue funzioni. Tuttavia se Monti e il pallido Grilli ,che pavidamente non hanno avuto il coraggio di sollevare Orsi dalla sua poltrona, decideranno di chiedergli le dimissioni anticipate per evitare il crollo del terzo gruppo multinazionale allora la strada di Catricaletta diventerebbe praticabile. E, per la carica di amministratore delegato, un solo nome, gradito ai manager di Finmeccanica: Giuseppe Zampini, attuale capo di Ansaldo Energia.
Ma il loro giudizio dovrà tener conto di ciò che gli americani diranno a Giorgio Napolitano.
2. COSA HA SPINTO A NEW YORK GRILLI, SCARONI E AMATO PER UN MODESTO EVENTO?
Per capire quanto siano attente le orecchie dei nostri top manager alle voci che circolano negli ambienti politici e finanziari americani, basta vedere che cosa è successo ieri mattina a New York quando personaggi come Paoletto Scaroni, Fulvio Conti e perfino Andrea Ragnetti, il genietto del marketing che sta per essere catapultato dalla poltrona dell'Alitalia, sono entrati alle 8 del mattino nella sala dove si è tenuto l'incontro dell'Italian Business Investiment Iniziative.
Qui si sono seduti come scolaretti diligenti e l'unica sedia vuota era quella di Enrico Cucchiani, l'amministratore delegato di IntesaSanPaolo che forse non se l'è sentita di affrontare la tempesta di neve sulla Grande Mela.
L'evento è stato organizzato da Ferdinando Napolitano, un manager che ha lavorato nella società di consulenza Booz Allen, ed è riuscito a trascinare a New York anche il pallido ministro Grilli, Giuliano Amato, e l'ambasciatore in Italia Thorne.
I corrispondenti dei giornali italiani sono rimasti profondamente delusi per l'esito dell'incontro nel quale la maggioranza era rappresentata da italoamericani di scarso peso nel gotha della finanza americana. La delusione dei giornalisti è aumentata dopo gli interventi assolutamente banali di Giuliano Amato e del pallido Grilli che dopo aver ribadito la solidità del sistema Italia ,ha fatto cadere una frase sibillina sulla debolezza delle piccole e medie imprese del nostro Paese.
Nemmeno la presenza imprevista di Giovanna Melandri è riuscita a sollevare l'umore dei giornalisti che sono rimasti profondamente seccati quando al termine della riunione durata poco meno di quattro ore, hanno saputo che l'organizzatore del convegno Ferdinando Napolitano non aveva previsto il solito buffet.
Resta da chiedersi che cosa abbia spinto i big delle industrie italiane e personaggi come Grilli e Giuliano Amato a perdere tempo prezioso per un evento così modesto.
Forse a spingerli è stato il desiderio di capire, fuori dal convegno, che aria tira nei loro confronti.
3. L'INSOFFERENZA DI MONTEZEMOLO NEI CONFRONTI DELL'INETTO MONTI Ã ALLE STELLE
Luchino di Montezemolo non lo dà a vedere, ma è profondamente deluso e terribilmente incazzato.
La piega che sta prendendo la battaglia elettorale non gli piace per niente perché gli sembra uno scontro primitivo e rozzo per il potere. Questo malessere rimane nascosto e non esplode all'esterno soltanto per ragioni di opportunità e per non rendere ancora più palese il passo indietro che ha fatto lasciando ai "carini" di "Italia Futura" il compito di dare una mano a Mario Monti.
Questa prudenza si è manifestata anche sabato quando ha fatto una puntatina a Catania per sostenere i candidati della lista Monti alle prossime elezioni.
Non è stata una missione molto impegnativa ,ma una toccata e fuga nella città etnea dove a guidarlo sono stati il rettore uscente Antonino Recca e l'ex-assessore regionale alle Infrastrutture Andrea Vecchio.
Intorno alle 11 è arrivato in piazza Duomo, poi insieme a un gruppetto di simpatizzanti e qualche telecamera locale ha fatto una lunga passeggiata nella via Etnea dove le signore hanno notato "i bellissimi occhi azzurri" e un gruppo di operai del Comune gli ha stretto la mano mentre con la fiamma ossidrica stavano sciogliendo la cera residua della festa di Sant'Agata.
Dopo una sosta al bar Spinella per un caffè e uno spumantino, il leader di Italia Futura ha poi raggiunto l'atrio del teatro Metropolitan per un piccolo comizio. Ai più anziani l'immagine del presidente della Ferrari che avrebbe dovuto essere il leader della speranza e del rinnovamento, ha ricordato per certi versi quella dei notabili democristiani quando in campagna elettorale si fermavano al bar, stringevano qualche mano e poi imbastivano un discorsetto poco impegnativo. E in realtà durante questa parodia del passato, Luchino non ha sforzato molto l'emisfero destro del cervello, quello dove secondo gli studiosi si trova la razionalità .
Dopo aver ripetuto il vecchio slogan della Sicilia e del Mezzogiorno che devono puntare al turismo e all'agroalimentare, ha ribadito il concetto secondo il quale "tutti devono avere la stessa possibilità di arrivare in alto nella scala sociale", e ha aggiunto il ritornello: "chi ha di più ,come me, deve dare di più".
E tanto per non dimenticare il conflitto di interessi che ha bloccato la sua discesa in campo, si è imbarcato in un discorso sulle Ferrovie che in alcune tratte della Sicilia "sono nate nel 1800", per poi citare l'esperienza dei treni "Italo" che devono misurarsi con "una presenza pubblica che toglie spazio agli imprenditori, e rende più facile la corruzione".
Mentre Luchino pronunciava questo discorsetto, figlio di un pensiero debole che ai siciliani piace di gran lunga meno delle invettive di Grillo, a Milano si consumava il primo strappo tra i montiani che sostengono la candidatura di Ambrosoli rispetto a quella dell'ex-sindaco Albertini.
Su questo tema ,come sul governo del Professore di Palazzo Chigi, Montezemolo non si è pronunciato, ma chi gli sta vicino giura che la sua insofferenza nei confronti di Monti è alle stelle. Con l'esperienza acquisita alla Fiat e alla Ferrari è probabile che giudichi le piroette mediatiche del Professore l'esercizio pericoloso di un uomo che guarda al presente nello specchietto retrovisore con il risultato di sbandare nella corsa politica.
Di questo stato d'animo sono al corrente i pochi intimi che cercano di confortare Luchino, primo tra questi quel Carlo Calenda, vergine della politica, che avrebbe dovuto pilotare la campagna dei montiani. In realtà sia lui che Andrea Riccardi, la quinta colonna del Vaticano, sono rimasti letteralmente spiazzati e tagliati fuori dai comportamenti di Monti che è diventato impenetrabile e inaccessibile. Ormai il premier è in balia della "sondocrazia" e "teledemocrazia", i due asset politici descritti con acutezza da Carlo Freccero nel suo ultimo libro "Televisione".
A questo punto la "meritocrazia", tanto cara a Luchino e alle ragazze di "Italia Futura", deve inchinarsi di fronte alla presunzione di Monti che non ascolta nessuno e riceve le dritte per la sua campagna elettorale dalla suite 444 che si trova a Chicago al numero 730 di Franklyn Street. Qui c'è il quartier generale del 57enne guru David Axelrod che con la sua agenzia ASGK Pubblic Strategies ha dato una mano determinante nelle campagne elettorali di Bill Clinton e di Obama.
Forse è stato lui a suggerire a Monti di chiamare i nipotini Spread e Bund, e a forzare l'algido Professore fino al punto di fargli baciare il cagnolino Empy. A dire il vero oltre al guru americano intorno al premier ,che sta facendo la parodia del leader politico, c'è anche l'ex-direttore del "Tempo" Mario Sechi che molti considerano per i suoi trascorsi professionali la quinta colonna di Berlusconi tra i montiani.
Il risultato finale è comunque uno schiaffo per Luchino che avrà pure tanti difetti, ma che sul piano dell'immagine e della comunicazione è sempre stato un maestro.
4. IL CASO EUROPEYE SRL
Avviso ai naviganti N1: "Si avvisano i signori naviganti che ai piani alti di Unicredit si sta cercando di capire le ragioni che hanno portato uno dei più alti dirigenti a costituire e presiedere una società dove la banca si trova azionista di maggioranza insieme a due altri azionisti privati.
La società si chiama Europeye srl, ha un capitale di 100mila euro e sede a Roma in via Gregorio VII. I due azionisti privati sono una signora che opera nelle attività cinematografiche (legata da rapporti molto stretti con il top manager di Unicredit), e il think tank "European Council on Foreign Relations" inaugurato nel 2007 che annovera tra i membri italiani D'Alema, Amato e la Marcegaglia.
La Europeye srl svolge attività editoriale per conto di Unicredit, ma non si capisce la ragione per cui la banca abbia dovuto, per iniziativa del disinvolto manager, creare una scatola con azionisti privati che svolgono attività nel cinema e nella politica".
5. MATTEUCCIO ARPE AVREBBE PRESENTATO UN'OFFERTA PER RILEVARE DA RCS "IL MONDO"
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che Matteuccio Arpe ha acceso un faro sulla crisi del Gruppo editoriale Rcs dove ieri l'amministratore Scott Jovane ha presentato un piano che prevede 800 esuberi e la chiusura o la vendita di almeno 10 testate.
Dopo aver fallito la scalata all'elefante FondiariaSai, il banchiere 47enne sembra essersi innamorato dei media e del web. Il mese scorso la sua boutique Sator ha messo i piedi dentro la società Banzai di Paolo Ainio, ex-amministratore delegato di Matrix e storico fondatore del portale Virgilio.
Adesso Matteuccio avrebbe presentato un'offerta per rilevare da Rcs alcune testate e in particolare il settimane economico "Il Mondo" in modo da creare un polo multimediale".
giuseppe orsi SAIPEMGOTTI TEDESCHI BRUNO SPAGNOLINI Franco BernabèCatricala Antonio con moglie MARIO MONTI LEGGE RESTART ITALIA 9rau13 vittorio grilli mo lisapaolo scaroniGIULIANO AMATO ragnetti Ferdinando NapolitanoMONTI RICCARDI MONTEZEMOLO MONTEZEMOLO A CATANIA DA LIVESICILIA MATTEO ARPE COVER IL MONDO
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