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Carlotta Scozzari per Dagospia
In questi giorni stanno andando in onda diverse puntate del matrimonio obbligato tra banche finanziatrici e società immobiliari. Basta guardare Unicredit, che, mentre in Risanamento è impegnata a fare il possibile per evitare che il fondatore Luigi Zunino metta di nuovo le mani sulla società , nello stesso tempo è in manovra su un altro gruppo: Gabetti property solutions.
Qui, per scongiurare lo spettro di un fallimento, la banca guidata da Federico Ghizzoni sta rafforzando la propria posizione nell'azionariato. Quotata in Borsa e controllata per oltre il 56% dalla famiglia Marcegaglia attraverso la Marfin srl (l'ex presidentessa di Confindustria Emma siede nel consiglio di amministrazione), la Gabetti negli ultimi mesi ha vissuto un periodo piuttosto turbolento e finanziariamente non semplice.
Basti pensare che, al 30 settembre scorso, quando la società del real estate ha contabilizzato una perdita di 2,93 milioni (comunque in miglioramento dai 14,51 milioni di rosso di 12 mesi prima), il patrimonio netto risultava negativo per 26 milioni, così da fare scattare la tagliola dell'articolo 2447 del codice civile, quella che contempla la riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale. Il tutto mentre, alla fine di settembre, l'indebitamento finanziario netto ammontava a 54,2 milioni, in peggioramento rispetto ai 53,45 dello stesso periodo dell'anno prima.
Insomma, una situazione di bilancio difficile, che nei mesi scorsi ha richiesto una ristrutturazione del debito bancario. La società e gli istituti di credito, a giugno, sono riusciti a raggiungere un accordo complesso (ai sensi dell'articolo 182-bis della legge fallimentare), che stabilisce diversi passaggi necessari per portare il gruppo, peraltro quotato in Borsa, fuori dalla crisi in cui versa.
Uno di questi si è appena completato, tant'è che ieri la Gabetti ha annunciato che si è chiuso l'aumento di capitale da 20 milioni riservato alle banche creditrici. Un'operazione che dovrebbe portare gli istituti di credito al 35% circa nell'azionariato, con la famiglia Marcegaglia che dovrebbe comunque conservare la partecipazione di maggioranza. "Detto aumento - spiega la società guidata dall'amministratore delegato Armando Borghi - è stato sottoscritto e liberato dagli istituti di credito mediante conversione di parte dei crediti".
A guidare la pattuglia di banche che hanno finanziato la Gabetti è Unicredit, già azionista forte della società con una partecipazione del 3,66 per cento. Con il nuovo aumento di capitale da 20 milioni chiuso oggi, il gruppo, tra l'altro già azionista delle società immobiliare Risanamento, ovviamente aumenterà ulteriormente la propria partecipazione. Del resto, per le aziende del settore del real estate sono tempi duri e alle banche che le hanno finanziate nei tempi delle vacche grasse non resta che convertire il debito diventando azioniste.
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