
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
Francesco Alberti per il "Corriere della Sera"
Nove anni di stipendio per sei giorni di lavoro. A modo suo, una stakanovista: delle assenze. La signora Silvia è stata vista all'ospedale Sant'Orsola, dove era stata assunta a metà degli anni Novanta come operatrice socio-sanitaria, due giorni nel 2002 e quattro nel 2004. Poi il nulla. Ormai, di lei, nessuno ricordava più neanche la faccia. Un fantasma.
Che per anni ha potuto godersi indisturbata casa, tempo libero e famiglia (un marito e una figlia che ora ha 10 anni), continuando ad occupare un posto di lavoro retribuito senza che a nessuno venisse in mente di chiedersi come fosse possibile che quella signora di 44 anni, intelligente e dalla parlantina decisamente sciolta (i carabinieri del Nas di Bologna l'hanno definita «furba e scaltra»), fosse ovunque, tranne che al suo posto di lavoro.
Ora è a casa, tanto per cambiare, ma non per scelta sua: è agli arresti domiciliari con le accuse di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e falso ideologico in documentazione pubblica. Raccontano che quando le hanno notificato il provvedimento, lei, il fantasma del Sant'Orsola, non ha aperto bocca, ma a giorni qualcosa dovrà dire davanti al magistrato.
Solo in bugie, stando alle accuse, la signora Silvia ha rischiato di battere vari record mondiali. Ha detto di essere laureata: falso.
Di lavorare al Sant'Orsola come psicologa: falso. Di aspettare un bambino e di temere che la gravidanza fosse a rischio, avendo già avuto precedenti aborti: falso pure questo. Ma il suo capolavoro è stato quello di inventarsi, con tanto di certificazioni fasulle e conseguenti detrazioni fiscali, due figli in realtà mai avuti: un maschio nel febbraio del 2004 e una bimba nell'ottobre del 2008. Un vortice di menzogne e di autocertificazioni infondate costruite, come riconoscono gli stessi inquirenti, «con notevole abilità » e dimostrando «una notevole conoscenza del sistema sanitario».
Un trappolone nel quale sono finiti, e sarà da capire se vi sono state negligenze o, peggio, complicità , alcuni medici, due consultori, l'Inps e soprattutto i vertici del Sant'Orsola (che l'hanno licenziata mesi fa per aver raggiunto il tetto massimo di assenze, ma che solo nel 2010 avevano segnalato ai Nas «significative incongruenze nella posizione della dipendente»).
La grande fuga di Silvia dal posto di lavoro è cominciata nel 2002. In quell'anno è nata l'unica vera figlia della signora. Su questo parto, autentico, la donna ha costruito il suo piano. Cambiando spesso medico, la signora ha motivato le prime assenze con una dermatite contratta sul posto di lavoro. Poi, il salto di qualità : i figli mai nati.
Nel 2003 in un consultorio e nel 2008 in ospedale, Silvia è riuscita a farsi certificare due gravidanze a rischio, mostrando documenti del Sant'Orsola dove si parlava di presunta emorragia. Allo scadere del nono mese, ha poi esibito falsi documenti per dimostrare la nascita dei bambini, sostenendo di averli dati alla luce in Spagna. Una serie di errori nelle autocertificazioni e soprattutto i controlli e i pedinamenti dei carabinieri l'hanno smascherata. I danni accertati all'erario superano i 30 mila euro, ma il conto da pagare è destinato a salire.
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