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Arturo Zampaglione per ''la Repubblica - Affari & Finanza''
Ha una grinta da neo-femminista e un dinamismo da capitalista del nuovo millennio. E grazie a queste doti, Cindy Whitehead, ceo della Sprout Pharmaceutical, ha messo a segno due colpi grossi in appena due giorni. A fine agosto è finalmente riuscita a ricevere il nullaosta della Fda (Food and drug administration), l’agenzia federale che controlla i farmaci, per la commercializzazione del Addyi, subito ribattezzato “Viagra femminile” perché serve ad aumentare la libido, cioè il desiderio sessuale, nelle donne pre-menopausa che non ne hanno abbastanza (si calcola che siano una su dieci).
E dopo meno di 48 ore dalla decisione della Fda, la Whitehead ha venduto la Sprout, da lei stessa fondata nel 2011 assieme al marito Robert, al gigante farmaceutico canadese Valeant. Il prezzo? Da capogiro, visto che la società ha solo 34 dipendenti e finora non ha venduto neanche una delle sue pillole rosa: un miliardo di dollari in contanti, di cui la metà subito, il resto all’inizio del 2016, cui si aggiungeranno alcune quote dei profitti realizzati grazie al Addyi. «Sono stati giorni bellissimi, perché abbiamo aperto un nuovo capitolo nella storia delle donne», dice la Whitehead, quasi dimenticando di essere diventata miliardaria.
La sede della Sprout rimarrà a Raleigh, nella Carolina del Nord, anche dopo che la società si trasformerà in una divisione della Valeant. La Whitehead conserverà il suo incarico dirigenziale e dipenderà, nell’organigramma del gruppo, da Anne Whitaker, vicepresidente esecutivo della multinazionale canadese.
E per preparare il lancio di Addyi nel Nord America, e poi ovunque nel mondo, è già stata programmata l’assunzione in tempi brevi di 200 nuovi dipendenti. La Valeant, che ha 15 mila dipendenti e prevede un fatturato 2015 di 11,1 miliardi di dollari, è decisamente ottimista. «Pensiamo che l’Addyi ci permetterà di incassare molte centinaia di milioni», si rallegra il chief executive Michael Pearson. Certo, l’Addyi beneficerà, come si è già visto nei giornali e nelle tv di questa fine estate, della grande pubblicità legata alla novità del farmaco, anche in termini di costume.
Il Viagra, primo rimedio alle disfunzioni sessuali maschili, fu approvato dalla Fda nel lontano 1998, contribuendo a arricchire la Pfizer, numero uno delle aziende farmaceutiche mondiali, e portando a un cambiamento di mentalità. Da allora si sono aggiunti il Cialis, il Levitra e altri prodotti analoghi: in totale 25 farmaci, ma tutti focalizzati sulla sessualità maschile. Di qui una irritazione diffusa nelle donne e soprattutto tra le associazioni femminili, per quella che veniva interpretata come una discriminazione della ricerca medica.
Cindy Whitehead, che dopo la laurea nel 1994 alla Marymount, l’università cattolica della Viriginia, aveva lavorato alla Merck e alla Dura, due aziende farmaceutiche, poi alla società di pubblicità McCann Erickson, poi ancora al canale di acquisti tv Qvc, intuì che c’era uno spazio immenso per un “Viagra femminile”. E ne fece la sua bandiera. Alla fine del 2011 vendette una società che aveva costituito assieme al marito per trattamenti al testosterone e, fondata la Sprout, comprò per un paio di milioni di dollari i brevetti del Fillbanserin (il nome scientifico dell’Addyi) dal gruppo tedesco Boehringer Ingelheim.
Quest’ultimo aveva messo a punto il farmaco ipotizzando, in un primo momento, di realizzare un nuovo anti-depressivo in concorrenza con il Prozac. Ma nelle analisi di laboratorio il prodotto si era rivelato ottimo nello stimolare la libido delle femmine dei topolini. Così l’azienda aveva cercato di ottenere l’approvazione ufficiale per la cura del Hsdd (Disordine del desiderio sessuale ipoattivo): un tentativo vanificato dall’opposizione del Fda.
Di qui la decisione di cedere il brevetto alla Whitehead: la quale negli ultimi 4 anni si è dedicata con tenacia al progetto, mobilitando l’opinione pubblica femminile e lanciando la campagna “Even the score” (Pareggia il risultato) per denunciare il maschilismo dei medici e delle case farmaceutiche. Secondo i critici è stata proprio questa offensiva a determinare una svolta nella Fda, dopo i due no del 2011 e del 2013 alla vendita del farmaco. Il quale, dicono sempre gli scettici, non solo ha molte controindicazioni, dall’insonnia alla pressione bassa, ma è meno efficace di quel che si potrebbe pensare, specie rispetto ai Viagra maschili.
Via libera al Flibanserin viagra femminile
Funziona solo sul 9-14% delle donne che manifestano una bassa stimolazione sessuale e aumenta solo marginalmente la frequenza degli incontri sessuali soddisfacenti. Ma la Whitehead non si fa certo influenzare dalle accuse di aver strumentalizzato le richieste femministe per ricavarne un profitto. “A motivarmi — spiega la neo-miliardaria — sono sempre state le mail disperate che ricevevo da migliaia di donne alle prese con matrimoni zoppicanti e sogni irrealizzati”.
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