dragone cinese

OSTAGGI DEL DRAGONE – LA BRUSCA FRENATA DELL’ECONOMIA CINESE AFFOSSA LE BORSE IN TUTTO L’OCCIDENTE – DA MILANO A PARIGI, PASSANDO PER LONDRA E FRANCOFORTE, PERDITE MEDIE VICINO AL 3% – E A WALL STREET IL VIX, IL COSIDDETTO “INDICE DELLA PAURA”, È AI MASSIMI DEL 2015

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Camilla Conti per “Il Giornale

 

borsa di Pechinoborsa di Pechino

Il Dax di Francoforte è sprofondato a 10.289 punti (-2,95%), Parigi ha perso il 3,19%, Madrid quasi il 3%, Londra il 2,83% e Milano è andata giù del 2,83% con l'aumento dello spread Btp-Bund a 129 punti che ha zavorrato l'intero comparto bancario.

 

Le chiusure di ieri delle principali Borse europee sembrano un bollettino di guerra. L'indice Stoxx 600, che contiene i principali titoli quotati sui listini del Vecchio Continente, ha ceduto il 3,3%, parliamo di 260 miliardi di euro di capitalizzazione persi in una sola seduta.

 

Anche a Wall Street si comincia già a parlare di panic selling dopo che l'S&P 500 ha rotto al ribasso la soglia psicologica dei 2.000 punti (alle 20 segnava un -1,5% risalendo a 2003 punti) e che il Russell 2000, ovvero l'indice delle società a piccola capitalizzazione considerato come un indicatore dell'andamento del mercato azionario, è finito ufficialmente in correzione. Non solo. Il Vix, il cosiddetto «indice della paura» che traccia la volatilità dei mercati, è ai massimi dell'anno e nella settimana è balzato di quasi 90 punti percentuali.

PIAZZA AFFARI BORSA MILANOPIAZZA AFFARI BORSA MILANO

 

Quali eventi hanno scatenato questa «tempesta perfetta» dopo una settimana già preda di forti turbolenze? Le indicazioni sul marcato rallentamento dell'economia cinese continuano a pesare sulle borse mondiali. I problemi non appaiono più circoscritti alla finanza ma anche all'economia reale, come dimostrato ieri dalla performance molto negativa del Pmi manifatturiero cinese sceso in luglio a 47,1 punti, il livello più basso da oltre sei anni.

 

toro wall streettoro wall street

I listini asiatici sono stati nuovamente trascinati al ribasso accusando un -11% in cinque sedute e finendo a ridosso di quota 3500 punti, che secondo gli analisti, rappresenta una sorta di linea Maginot da difendere a ogni costo. Il problema è che l'impressionante arsenale di misure messo in campo dalle autorità cinesi a inizio luglio per contrastare quello che era stato un primo grave crollo dei mercati, non sembra aver dato i frutti di lungo periodo sperati.

 

Gli investitori stranieri stanno facendo rientrare dalla Cina i propri fondi e il trend rischia di peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi per la svalutazione dello yuan, che riduce di fatto i profitti realizzati nella valuta locale dagli stranieri, e perché quando la Fed inizierà ad alzare i tassi di interesse, il debito americano, nettamente più sicuro, tornerà ad essere attraente.

 

fabbriche cinesifabbriche cinesi

Ma oltre alle ombre scure che si addensano su Pechino, dicono i trader, a deprimere gli investitori contribuiscono altri fattori geopolitici: le tensioni fra le due Coree, le elezioni in Grecia con le dimissioni di Tsipras (ieri Atene ha chiuso in calo del 2,5%) e quelle in Turchia. E poi non sono solo i dati macro cinesi a suscitare preoccupazioni: la stima preliminare del pmi manifatturiero degli Stati Uniti è stata di 52,9 punti, sui minimi da ottobre 2013. Infine, per la prima volta dal 2009, il petrolio quotato a New York è scivolato sotto i 40 dollari al barile.