steve witkoff vladimir putin

PER TRUMP I NEGOZIATI DIPLOMATICI SONO SOLO UNA SCUSA PER CONCLUDERE AFFARI – OGGI STEVE WITKOFF, AMICO DEL TYCOON, IMMOBILIARISTA E INVIATO SPECIALE PER LA PACE, TORNERÀ A MOSCA A OMAGGIARE VLADIMIR PUTIN (L’ULTIMA VOLTA, APPENA LO VIDE, SI MISE LA MANO SUL CUORE) – WITKOFF HA UN CONFLITTO DI INTERESSI GRANDE COME UN GRATTACIELO: È IN AFFARI CON L’OLIGARCA  LEONARD BLAVATNIK, SOTTO SANZIONI DELL’UCRAINA IN QUANTO “MINACCIA ALLA SICUREZZA NAZIONALE”

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Steve Witkoff e Vladimir putin

INVIATO USA WITKOFF ATTESO OGGI A MOSCA

(ANSA) - L'inviato per la pace degli Stati Uniti, Steve Witkoff, è atteso oggi a Mosca per ulteriori colloqui con la Russia, inclusi incontri con il presidente Vladimir Putin, sul piano di pace per l'Ucraina proposto da Donald Trump.

 

Lo scrive il Guardian. Con l'obiettivo di ottenere dei risultati prima dei 100 giorni di Trump alla Casa Bianca, la prossima settimana, Witkoff dovrà trovare un modo per trasmettere il senso della frustrazione del presidente per l'attacco russo a Kiev di giovedì, pur cercando di fare progressi significativi mentre Washington cerca di esercitare pressioni su Kiev affinché accetti la sua proposta.

 

I CONFLITTI D’INTERESSE DI WITKOFF: IN AFFARI CON «L’OLIGARCA» CHE È SOTTO SANZIONI UCRAINE

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

Steve Witkoff con la mano sul cuore davanti a Vladimir putin

Donald Trump ha escluso Keith Kellogg dai negoziati, benché sia l’inviato ufficiale della Casa Bianca sulla guerra in Ucraina, perché il generale americano ha quello che per Mosca è un conflitto d’interessi: la stampa russa, riprendendo un’operazione dei servizi segreti, ha scritto che sua figlia lavora per un’agenzia che dona farmaci a Kiev. Basta questo a tagliarlo fuori.

 

Invece Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese e collaboratore di Trump, non pone problemi. Sembra avere carta bianca nelle trattative. Poco importa che sia privo di esperienza diplomatica o dell’area, oltre che privo di legittimità istituzionale […]. Poco importa, anche, che la famiglia di Witkoff sia di origine russa. Ma poco importa, soprattutto, che l’uomo di fiducia di Trump per i rapporti con il Cremlino sia in affari con un tycoon venuto dalla Russia e oggi sotto sanzioni dell’Ucraina in quanto considerato «minaccia alla sicurezza nazionale».

 

Il socio di Witkoff si chiama Leonard (ex Leonid) Blavatnik, di 68 anni. È il trentanovesimo uomo più ricco al mondo secondo Bloomberg , con un patrimonio di 37,3 miliardi di dollari; è nato a Odessa quando era parte dell’Unione sovietica, è cresciuto a Jaroslavl vicino a Mosca, è emigrato negli Stati Uniti a poco più di vent’anni ma nei suoi ambienti di origine viene considerato il più abile fra tutti gli oligarchi.

 

Len Blavatnik

Blavatnik è cittadino americano e britannico e ha una storia di donazioni alle campagne elettorali tanto di leader democratici […] che repubblicani [….], oltre che alle università fra cui Oxford e Harvard (da cui ha un master in gestione aziendale).

 

Blavatnik è socio di Witkoff in operazioni immobiliari a New York, a Palm Beach e a North Beach in Florida per affari da oltre un miliardo. E ha un curriculum perfetto per il mondo anglosassone. A Londra è stato nominato «Sir» per la sua attività filantropica. Ha investito in Metro-Goldwyn-Mayer, in Warner Music, nel Grand Hotel di Cap Ferrat e controlla il canale di streaming sportivo Dazn (che in Italia trasmette la Serie A).

 

Ha definito la guerra in Ucraina «inimmaginabile», dopo mesi di silenzio e senza mai nominare Vladimir Putin o indicare Mosca come responsabile. In questo la sua reazione è simile a quella di oligarchi russi vicini al Cremlino e oggi sotto sanzioni internazionali […]

Steve Witkoff e Vladimir putin

 

[…] Blavatnik […] ha accumulato la sua prima decina di miliardi di dollari nella Russia selvaggia delle privatizzazioni post sovietiche e degli anni di Putin. Con gli oligarchi Mikhail Fridman e Viktor Vekselberg, suo amico e compagno di studi a Mosca, entrano nella cessione della compagnia petrolifera di Stato Tnk e poi concludono un’alleanza con British Petroleum nel 2003.

 

Dieci anni dopo, in piena dittatura putiniana, rivenderanno il gruppo per 56 miliardi all’altro colosso di Stato russo Rosneft: un’operazione impensabile senza gradimento politico (oggi sia Vekselberg che Fridman sono sotto sanzioni internazionali). È poi strategica per Mosca anche quella che sembra essere l’ultima partecipazione russa di Blavatnik, venduta a guerra in corso nell’estate del 2022: l’8% del colosso dell’alluminio Rusal, controllato da Deripaska (anche lui sotto sanzioni).

len blavatnik 6

 

Certo i rapporti di Blavatnik con il potere russo non sono sempre splendidi: una fondazione da lui finanziata è stata dichiarata «indesiderabile» nel 2022. Ma la stampa rosa mostra le sue foto in serate mondane a Mosca fino al 2021, mentre due anni prima Vekselberg dichiara a Forbes che il suo amico con passaporto americano «è molto attivo in Russia e ha i suoi contatti»: abbastanza estesi da far scattare le sanzioni di Kiev contro di lui.

 

Questo è il socio in affari di Witkoff, con un ultimo investimento immobiliare congiunto (da 85 milioni di dollari) nel febbraio di quest’anno. Per Trump non c’è conflitto d’interessi. O forse sì, ma allora magari è anche meglio.

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