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UN PNRR MOLTO POCO GREEN – L’ENNESIMA CORREZIONE DEL RECOVERY, A CUI IL GOVERNO È COSTRETTO VISTI I GRAVI RITARDI, RIGUARDA IN BUONA PARTE I PROGETTI PER LA “TRANSIZIONE VERDE”: LE COLONNINE DI RICARICA ELETTRICA, LA DECARBONIZZAZIONE DEI SETTORI INDUSTRIALI ATTRAVERSO L’IDROGENO O IL SISTEMA DI RICARICA DELLE NAVI ELETTRICHE AI PORTI SONO STATI UN FLOP – MOLTI INTERVENTI PIANIFICATI NON HANNO TENUTO CONTO DELLE RICHIESTE DEL MERCATO…

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Estratto dell’articolo di Carmine Fotina e Gianni Trovati per “Il Sole 24 Ore”

 

TOMMASO FOTI - LAPRESSE - 1

Dei 741,3 milioni destinati alle colonnine di ricarica elettrica ne sono stati chiesti 144, il 19,4%. Alla decarbonizzazione dei settori industriali attraverso l’utilizzo dell’idrogeno il miliardo di dote non servirà, perché basteranno 360 milioni.

 

Per le Comunità energetiche e l’autoconsumo, le richieste arrivate dai Comuni fino a 5mila abitanti, platea d’elezione della misura, sono troppo poche, e l’offerta ora si allarga a tutti i centri fino a 50mila residenti.

 

Sul miliardo indirizzato ai progetti nel campo delle batterie e delle energie rinnovabili le incognite dominano la scena, e i fondi vengono dirottati nel calderone più ampio delle «tecnologie a zero emissioni», che avrà peraltro bisogno di sei mesi in più del previsto.

 

COLONNINE DI RICARICA ELETTRICA PER AUTOMOBILI

Le prospettive del «cold ironing», cioè il sistema di ricarica delle navi elettriche ai porti, sono oscurate dal fatto che queste navi elettriche di fatto non esistono, per cui l’obiettivo di «entrata in funzione degli impianti», già fatto slittare dalla revisione straordinaria del Pnrr del 2023, viene trasformato in «ultimazione dei lavori», poi si vedrà.

 

La proposta di rimodulazione tecnica del Pnrr illustrata ieri alla Camera dal ministro Tommaso Foti, dopo l’approvazione della cabina di regia di lunedì scorso, mostra tutte le crepe nella pianificazione iniziale degli investimenti per la «transizione verde», uno degli obiettivi trasversali che innervano l’intero piano insieme alla transizione digitale e alla coesione.

 

Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Ad aprirle è di volta in volta un eccesso di ambizione, un esame troppo ottimista delle condizioni di mercato che avrebbero dovuto sviluppare una domanda rivelatasi poi utopistica, o i più tradizionali inciampi nell’attuazione. Fatto sta che per molte di queste misure il rischio di mancare gli obiettivi concordati con la commissione Ue si è fatto concreto: al punto da spingere il Governo a correre ai ripari.

 

[...]

 

Ma proprio sul filone verde si incontrano le debolezze di una pianificazione iniziale che ha puntato a definire priorità di politica industriale spesso sganciate da una reale domanda di mercato.

 

GIORGIA MELONI E TOMMASO FOTI

Il problema non è nuovo. Il primo, forte sintomo può essere individuato nel dicembre 2023, quando l’allora ministro titolare della pratica, Raffaele Fitto, decise di definanziare dal Pnrr il progetto per l’impianto di preridotto che dovrà alimentare i forni elettrici dell’ex Ilva.

 

Quel miliardo è stato spostato sui fondi di coesione, per provare a instradarlo su un calendario più lungo che però anche oggi deve fare i conti con le difficoltà del gigante siderurgico italiano (servizio a pagina 21). E nemmeno le 260 pagine del documento che riassume le revisioni ora al centro del confronto con Bruxelles sembrano scrivere il capitolo finale.

 

cold ironing - ricarica elettrica per le navi

Perché sarà la prossima revisione straordinaria, attesa ormai a stretto giro, a dover dire l’ultima parola su quello che è forse il filone più in crisi dell’intero Piano: quella Transizione 5.0 che finora ha visto prenotazioni per un sesto dei 6,23 miliardi previsti, e che proprio nel suo tratto «verde» mostra la principale differenza rispetto a Transizione 4.0 e al suo successo oltre le attese.

 

Vero è che nelle rimodulazioni chieste fin qui i fondi mantengono l’etichetta verde. Ma non senza contraddizioni e compromessi al ribasso. Perché i “risparmi” dalle colonnine andranno sorprendentemente a incentivi per l’acquisto di auto elettriche dopo che solo cinque mesi fa, nel pieno del confronto con Stellantis, il Governo aveva assicurato l’addio agli Ecobonus giudicati un boomerang per la filiera nazionale e un assist per i produttori cinesi.

 

colonnine auto elettriche

Sul «cold ironing», poi, sembra evidente l’assenza di soluzioni alternative, che ha portato alla richiesta di trasformare l’obiettivo per concentrarlo sulla realizzazione di impianti per navi elettriche caratterizzate, dice la stessa relazione governativa, da un «limitato sviluppo tecnologico».

 

Ancor più netto il panorama sull’idrogeno nei settori «hard to abate», in cui «gli esiti degli avvisi pubblicati sulla misura dimostrano un chiaro fallimento di mercato». Qui restano inutilizzati 640 milioni su un miliardo, girati allo sviluppo del biometano che avrà però bisogno di sei mesi in più del previsto per arrivare al traguardo concordato con la Ue.[...]

pnrrgiorgia meloni tommaso foti - foto lapresse