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POCHE CHIACCHIERE E FUORI I SOLDI: I SALARI IN ITALIA NON CRESCONO DA 20 ANNI - CHI, COME GUIDO BARILLA, ESORTA I GIOVANI A NON "SEDERSI" SUI SUSSIDI E A "METTERSI IN GIOCO" DOVREBBE PRIMA LEGGERE I DATI SU CAPITALE UMANO, LAUREATI IN ITALIA, DISUGUAGLIANZE GENERAZIONALI E FUGA ALL'ESTERO DEI GIOVANI - I CAMERIERI PLURI-LAUREATI A 600 EURO AL MESE SONO SOLO LA PUNTA DELL'ICEBERG DELL'ENORME PROBLEMA ITALIANO...

Dall'account twitter di Silvia Merler*

*European Political Economy. Head of ESG Committee, Algebris Investments. Head of Research APRForum - PhD candidate SAISHopkins - Bruegel.org alumna

 

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1) I salari in Italia praticamente non crescono da 20 anni, MA anche così sono cresciuti più della produttività (sia produttività del lavoro che TFP). È una situazione che nel lungo erode la competitività esterna, non è sostenibile, ed è il risultato di un circolo vizioso

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2) In parte il problema è macro: burocrazia, ambiente non favorevole all'imprenditorialità (barriere in entrata e uscita), difficoltà di attrarre investimenti stranieri che non siano simil-predatori (read: Cina Belt and Road). Tutto arci-noto, materia di discussione nel PNRR

 

3) Ma m'interessa parlare della parte micro. L'Italia produce poco capitale umano. Il OECD PIACC Survey mostra che in media i LAUREATI italiani hanno abilità linguistiche pari o inferiori a quelle dei LICEALI olandesi o finlandesi. Ovviamente con variazioni enormi sul nostro territorio (nord-sud).

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4) L'Italia produce pochissimi laureati in % della popolazione. Perché? Perché studiare in Italia letteralmente non paga: il tasso di rendimento interno dell'investimento in istruzione terziaria è tra i più bassi in OECD e molto più basso che in Nord e Sud dell'Eurozona

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5) L'Italia produce pochissimi laureati in % della popolazione. Perché? Perché oltre a non pagare, la laurea non fa lavorare. Il tasso di occupazione dei laureati in ?? è basso, ma il problema è che era già strutturalmente più basso che nel Nord e Sud dell'EZ PRIMA della crisi.

laureati in fuga dal sud

 

6) Chi si laurea? La mobilità intergenerazionale è bassissima: solo il 36% degli Italiani riesce a raggiungere un livello di istruzione superiore a quello dei genitori, se questi non sono diplomati (dati OECD). Nel Sud EZ è il 50%, nel Nord il 70%). L'ascensore sociale e rotto.

 

7) Dato che laurearsi non fa trovare lavoro e non paga, i laureati se ne vanno. L'emigrazione era ai massimi dagli anni 70 già prima del COVID, ma soprattutto l'Italia scontava un gap strutturale nella sua capacità di attrarre e trattenere talento già prima del 2008.

 

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8) Chi se ne va spesso va ad assumere mansioni ad alta qualificazione (dati ISTAT). L'effetto di questo Brain Drain sulla produttività italiana si capisce da un numero: l'Italia è il paese con la % più alta di lavoratori SOTTO-qualificati per il lavoro che svolgono (dati OECD)

 

9) A questo si aggiunge un problema di domanda: la struttura micro imprenditoriale italiana tende ad avere una domanda strutturalmente bassa per lavoratori altamente istruiti. Risultato: un circolo vizioso di bassa produttività, bassi salari, emigrazione, ancora minore produttività ecc

laureati in fuga dal sud

 

10) Per chi non se n'è potuto andare, le conseguenze di sono terribili: il 50% dei giovani disoccupati italiani è un disoccupato di lungo periodo; il 28% dei giovane italiani sono NEET (not in education, employment or training), a rischio di non poter più trovare lavoro

 

11) Tra chi lavora, i contratti temporanei erano il 18% del totale nel 2018, e tra i 25-34-enni sono oltre 30%. Per 3 lavoratori a tempo determinato su 4, non si tratta di una scelta ma dell'unica cosa che hanno trovato. Simili i dati sul part-time involontario.

 

12) Il 28% degli Italiani è a rischio povertà ed esclusione sociale. Il rischio è aumentato per tutte le classi di età tranne per i 65+ (pensionati). La povertà lavorativa era al 12% nel 2017, 19.5% per i lavoratori autonomi. Ampiamente sopra la media UE.

 

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13) Il sistema redistributvo non è efficace contro queste problematiche, perché dualistico (insiders vs outsiders) e generazionalmente iniquo (pensioni vs reddito da lavoro). Il risultato è che la disuguaglianza in Italia continua ad aumentare (mentre altrove cala)

 

12) Risultato: i nati tra 1972 e 1986 sono la prima generazione a vivere una mobilità sociale DISCENDENTE, stanno peggio dei genitori e nonni (ISTAT). In un sistema pensionistico contributivo, questo non è solo un problema oggi ma prelude anche a una vecchiaia di povertà.

 

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Conclusione: chi esorta i giovani a non "sedersi" sui sussidi e "mettersi in gioco" dovrebbe prima guardare questi dati. I camerieri pluri-laureati a 600 euro al mese ci sono, e il problema è che sono solo la punta dell'iceberg.