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Sibilla Di Palma per “la Repubblica - Affari & Finanza”
L'e-commerce è ormai visto da sempre più aziende come una grande opportunità di business, alla quale è necessario guardare per rispondere al meglio alle nuove esigenze dei consumatori. La pandemia ha, infatti, portato in molti a scoprire e ad apprezzare i vantaggi degli acquisti online.
Con riflessi positivi anche in termini di pagamenti digitali che lo scorso anno, secondo i dati del Politecnico di Milano, hanno raggiunto i 5,2 miliardi di transazioni, passando dal 29% del 2019 al 33% del valore totale dei pagamenti in Italia. Una strada, tuttavia, non sempre facile da percorrere, specie per le piccole imprese, considerati gli elevati costi che la creazione di un sistema di ecommerce comporta.
Dall'analisi alla fase di sviluppo vero e proprio, fino alla gestione delle spedizioni e dei resi. Un aspetto, quest' ultimo, che secondo uno studio pubblicato sull'importante rivista Journal of Supply Chain Management, rappresenta una voce di costo sempre più rilevante per le imprese che operano online, con le restituzioni di merce cresciute nel 2020 del 30% su base annuale.
Un aiuto su questo fronte potrebbe arrivare dalle nuove tecnologie, una su tutte la realtà aumentata che consente, ad esempio, di testare il make up semplicemente inquadrando il proprio volto nella fotocamera dello smartphone o di provare virtualmente i capi di abbigliamento indossando un modello 3D sul display del proprio device per capire quale sia la taglia più adatta. Si tratta di una tecnologia il cui utilizzo è in crescita nel mondo retail che con la pandemia ha implementato l'utilizzo del digitale e di modalità innovative di vendita, di presentazione dei prodotti e di interazione con i clienti.
A soffermarsi sul tema è lo studio "Il futuro dello shopping", realizzato da Snapchat e condotto da Foresight Factory in dodici Paesi a livello globale che sottolinea come in Italia l'utilizzo della realtà aumentata durante il processo d'acquisto avrebbe permesso nell'ultimo anno di evitare il 37% dei resi di capi d'abbigliamento, con un potenziale risparmio di 272 milioni di euro.
Oltre due quinti (il 43%) dei resi, infatti, si legge nello studio, sono legati a errori di taglia. Pur trattandosi di un segmento ancora di nicchia, la realtà aumentata ha iniziato a farsi largo nell'esperienza di shopping tricolore: dallo studio di Snapchat, infatti, emerge che il 13% dei consumatori italiani ha già sperimentato questa tecnologia nel processo di acquisto e, di questi, il 56% afferma che l'ha incoraggiato a comprare qualcosa.
Un mercato il cui utilizzo, secondo lo studio, crescerà ulteriormente nei prossimi anni, soprattutto tra i più giovani. Quest' ultimo è un dato che non sorprende, considerata la loro maggior vocazione all'utilizzo della tecnologia e del digitale rispetto ai consumatori più senior. Entro il 2025 useranno infatti la realtà aumentata tre ragazzi della Generazione Z su dieci prima di fare acquisti.
Tra le motivazioni spiccano la possibilità di vedere come starebbero i prodotti, di visionarli a 360° e di capirne la dimensione esatta. Mentre nel caso dei complementi d'arredo attira la possibilità offerta di visualizzare i prodotti all'interno dell'ambiente prescelto. Infine, conclude lo studio, potendo scegliere tra realtà aumentata e visita in negozio, gli intervistati preferirebbero la prima per l'acquisto di prodotti di moda (abbigliamento e accessori) e di bellezza (trucchi o tinte per capelli), seguiti da mobili e articoli di lusso.
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