
DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA…
Lettera alla Stampa di Paolo Bertinetti*
Caro direttore,
le classifiche delle università sono basate sul modello delle università anglosassoni. In alcune di queste classifiche, un’eccellente università, che ha ottimi professori, ma che non ha molti alloggi, palestre, bar e giardini (rilevanti per un campus universitario, dove lo studente vive per quasi tutto l’anno, diversamente da quanto avviene da noi), non è quindi collocata ai primi posti.
La nuova classifica stilata dall’Università Jiao Tong di Shanghai è stata pubblicata di recente con grande risalto sui giornali italiani. In realtà quella classifica mette in ordine, in base a criteri «americani» (anche se non di tipo logistico), quelle che considera le prime 100 università del mondo. Delle prime venti le americane sono 16, tre le inglesi e una è svizzera. Delle restanti ottanta, 34 sono americane. Negli Stati Uniti ci sono molte ottime università. Sicuramente non in questa proporzione.
Poi Shanghai mette in fila le università che vanno fino al 150° posto. Dopo quelle che vanno dal 150° al 200°. Ma non in ordine di merito, bensì tutte insieme e in ordine alfabetico. Per cui, a differenza di quanto si è letto in Italia, Bologna non è al 151° posto. O meglio lo è come le altre cinque citate: Milano, Padova, Pisa, Roma Sapienza e Torino.
In rigoroso ordine alfabetico. Anche l’Università di Torino è messa al pari delle altre cinque, ma, curiosamente, negli elenchi riportati dai media italiani non compariva. Se poi uno va a vedere la colonna dei punteggi (riferiti a sei voci diverse, di cui almeno due discutibilissime) vede che probabilmente in testa c’è Roma, di poco avanti a Torino, Milano e Pisa. Questo secondo Shanghai.
Diversamente secondo altre classifiche. Diversamente ancora secondo il nostro ministero. (E in base ai calcoli di quest’ultimo, hanno annunciato gli ultimi tre governi, certe università dovrebbero avere più fondi e altre meno?).
Agli Atenei queste classifiche internazionali piacciono molto, in particolare quando si ritrovano in alto. In realtà si tratta di graduatorie assolutamente non scientifiche, il cui scopo è quello di influenzare l’opinione di studenti e genitori (una vera operazione di marketing) su quali siano le migliori istituzioni universitarie del mondo.
Da parte di alcuni ambienti universitari francesi è stata avanzata un’eccellente proposta su come regolarsi: meglio astenersi, non accettare il gioco delle classifiche. Vuoi perché non ce n’è bisogno per sapere se un’Università è buona o no. Vuoi perché una buona università può avere un settore (proprio là dove mi voglio iscrivere) che tanto buono non è. E viceversa.
*Professore ordinario
di Letteratura Inglese. Dip. Lingue
e Letterature Straniere
e Culture Moderne dell’Università
di Torino
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