
DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A…
QUANDO SI TRATTA DI PRENDERE, LE BANCHE ITALIANE SONO IN PRIMA FILA. QUANDO C’È DA DARE QUALCOSA, SCATTA IL FUGONE – GLI ISTITUTI TRICOLORE, GRAZIE AL CALO DEI RENDIMENTI DEI BTP, HANNO GODUTO DI UNA RICAPITALIZZAZIONE DA MOLTE DECINE DI MILIARDI, SENZA DOVER FARE NULLA. TUTTI SOLDI CHE SI SONO BEN GUARDATI DAL PRESTARE A CITTADINI E COMMERCIANTI: DAL NOVEMBRE 2022 AD APRILE SCORSO, LO STOCK DEL CREDITO ALLE IMPRESE SCENDE IN MODO CONTINUO E COSTANTE DI 63 MILIARDI – IL DDL CAPITALI CARO A CALTAGIRONE E IL CLIMA CHE SCORAGGIA GLI INVESTIMENTI STRANIERI: ECCO PERCHÉ I FONDI STRANIERI SCAPPANO…
Estratto da “Whatever it takes”, la newsletter di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
PROFITTI DELLE BANCHE ITALIANE - DATAROOM 7
[…] Gli istituti bancari detengono titoli di Stato italiani per circa 380 miliardi di euro, circa un decimo dei loro attivi (in aumento di una cinquantina di miliardi solo nell’ultimo anno).
Ma quel decimo degli attivi è speciale e conta più che proporzionalmente. Sui loro investimenti in buoni del Tesoro le banche non devono operare infatti alcun accantonamento a riserva, in quanto quei titoli sono considerati ufficialmente privi di rischio.
Quindi ogni aumento in valore di quella carta sovrana dell’Italia è di fatto un aumento chiaro e netto della disponibilità di capitale: gli istituti hanno più patrimonio, quindi potrebbero prestare di più.
CHI SONO I SOTTOSCRITTORI DI BOT E BTP
E in effetti negli ultimi anni di patrimonio ne hanno avuto sempre di più. Anche grazie, va detto, alla politica di bilancio prudente del governo che ha generato fiducia nel debito del Paese. Grazie, più precisamente, all’aumento della pressione fiscale di circa 25 miliardi l’anno, che grava in gran parte sul ceto medio del lavoro dipendente colpito in pieno dagli aumenti automatici delle tasse determinati dall’inflazione.
Così il deficit pubblico è sceso e i rendimenti dei Btp (Buoni del Tesoro poliennali) a dieci anni sono anch’essi scesi: dal 4,79% dell’ottobre 2022 quando Giorgia Meloni presta giuramento, al 4,9% dell’ottobre 2023, 3,5% oggi. I rendimenti degli omologhi titoli a due anni sono scesi anche di più: dal 4,3% dell’ottobre 2022 al 2% di oggi.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Ora, poiché i prezzi di quei titoli si muovono in direzione opposta ai rendimenti, ciò significa che il valore di quegli stessi titoli è salito di molto e le banche hanno goduto – senza far nulla – di una ricapitalizzazione da molte decine di miliardi grazie ai loro investimenti nel debito pubblico di Roma.
Uno dice: ma allora hanno prestato di più, giusto? Sbagliato. Hanno prestato di meno. Dal novembre del 2022 ad aprile scorso lo stock del credito alle imprese scende in modo continuo e costante di 63 miliardi, circa del 10% in proporzione.
Quello per le “famiglie produttrici” (per lo più artigiani e piccolo commercio) cala di altri tredici miliardi, circa di un 20% in proporzione. Quello alle famiglie “consumatrici” (mutui e credito al consumo) ristagna.
I frutti del rafforzamento patrimoniale delle banche grazie al calo dello spread vanno quasi tutti agli azionisti e ai top manager delle banche stesse, neppure ai dipendenti (i cui salari sono bassi e stagnanti). La dinamica degli investimenti resta debole e inadeguata all’accelerazione tecnologica in corso fuori dall’Italia.
[…] Nel frattempo in questo mondo ricco e chiuso scoppiano i regolamenti di conti, le battaglie di retroguardia e le guerre di ieri. Il governo mette di fatto un veto, di dubbia legalità e mai realmente motivato, alla scalata di Unicredit a Banco Bpm (che parti della maggioranza considerano una banca “amica”).
La privatizzazione nel 2024 di una quota di Monte dei Paschi, salvata con i soldi dei contribuenti solo pochi anni fa, finisce al centro di un’inchiesta della Commissione europea per le sue apparenti stranezze. Esprimono interesse a comprare una quota alcuni grandi investitori internazionali come il fondo sovrano norvegese o BlackRock.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI
Il governo ha affidato la regia dell’operazione di cessione in esclusiva alla piccola banca Akros (di Banco Bpm), invece che ai grandi operatori globali abituali quali Jp Morgan o Jefferies; e Akros spiega agli aspiranti compratori esteri che per loro non c’è niente da fare. Non possono competere – dice – ormai i giochi sono fatti; e distribuisce le quote alla sua stessa casa madre Banco Bpm, a Francesco Gaetano Caltagirone e alla Delfin dei Del Vecchio.
Per l’appunto Caltagirone e Delfin saranno gli alleati con i quali lo stesso governo sta dando ora la scalata, tramite la sua quota residua quale primo azionista di Montepaschi, a Mediobanca e con essa al controllo delle Generali. Così la politica romana prenderebbe possesso di una parte importante del cuore stesso della finanza privata del Paese, ancora una volta senza spiegare perché e con quale disegno.
giovanbattista fazzolari giorgia meloni - foto lapresse
Per non dire dello stesso Caltagirone: il navigato ex immobiliarista romano ha fortemente sostenuto una norma, passata per decreto dall’attuale governo, che rafforza i suoi poteri di condizionamento sugli organi di indirizzo delle Generali – di cui è antico azionista – ma riduce la voce in capitolo degli azionisti esteri e comunque di quelli che hanno investito da meno tempo di lui.
[…] Non sappiamo se Bruxelles concluderà che l’asta di Monte dei Paschi è stata falsata. […] Ma anche solo l’apparenza e il sospetto che lo sia stata creano un danno serio all’attrattività del Paese, quale destinazione di investimenti dal resto del mondo. Il Financial Times scrive che “per i non iniziati” – cioè per chi è fuori dai soliti giri di potere – fare accordi in Italia è “sempre più complesso”.
Lo spettacolo certo tiene alla larga il denaro che oggi sta cercando nuovi porti sicuri, dato lo stress in America sotto la caotica guida di Donald Trump. Questo sarebbe il momento di mostrarsi aperti, prevedibili nell’applicare regole stabili e uguali per tutti, trasparenti. Invece facciamo il contrario.
QUOTE DEI TITOLI DI STATO ITALIANI
Così Revolut sceglie Parigi per la sua base europea, non Milano o Roma. Così Ing, la banca-assicurazione olandese, scende in Italia per un interesse nella Popolare di Sondrio, poi fiuta l’aria e scappa, portando altrove i suoi miliardi.
Apollo, il grande fondo di private equity americano, si impegna a investire cento miliardi di dollari in Germania nei prossimi anni; ma dell’Italia non parla. Blackstone, il fondo di private equity, promette investimenti per cinquecento miliardi di dollari in Europa nei prossimi anni. Ma quanti di questi arriveranno da questa parte delle Alpi, dove regna questa opacità delle scelte dentro e attorno al governo?
THE ECONOMIST SULLE BANCHE ITALIANE
[…] I grandi fondi privati americani di credito o investimento in capitale hanno i loro problemi. […] Ma rappresentano buona parte del futuro del finanziamento: già oggi il 20% dei prestiti in Italia viene da queste forme di credito privato – secondo stime del settore – contro il 50-70% di altri grandi Paesi europei.
Questi fondi vogliono portare qui centinaia di miliardi di investimenti in innovazione, di cui avremmo un enorme bisogno. E in Europa possono essere regolati e vigilati molto meglio che negli Stati Uniti. Purché l’Italia, con le sue lotte intestine di retroguardia, non finisca per diventare meno interessante all’estero mentre Germania, Francia, Spagna e Polonia ingranano un’altra marcia.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
GLI INTRECCI TRA DELFIN E CALTAGIRONE
Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri
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