QUANTE VELINE & VELENI INTORNO A TELECOM-3: LA DIFFUSIONE DI CONTI FINTI NASCONDE UNA FRONDA ANTI-FUSIONE

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

DAGOREPORT

Chi è senza peccato, scagli la prima velina. Gli analisti agit-prop del "partito del no" armato da Mediobanca per silurare senza apparire il progetto di fusione tra 3 Italia e Telecom Italia hanno messo in giro un trappolone: che i conti di 3, l'azienda controllata dai cinesi di Hutchison Wampoa e guidata da Vincenzo Novari, sarebbero imbellettati. Non un ebitda di 264 milioni, nel 2012, ma di ma molti molti milioni in meno, perchè l'azienda avrebbe capitalizzato i costi commerciali per l'acquisizione di nuovi clienti.

Macché: la cosa non è vera, e quando l'hanno letta sul foglio salmoncino ai mandarini di Hong Kong è saltato l'ebitda al naso. Carta e penna, fuori una nota stampa acidissima per ristabilire la verità: i conti sono autentici, come da bilancio disponibile sul sito di Hutchinson Wampoa e da comunicato di 3 Italia. E chi dice il contrario rischia di scottarsi, "perchè 3 Italia considera dannose per la propria reputazione le notizie inesatte e fuorvianti riportate da alcuni media italiani"...

Fin qui sarebbe una norma schermaglia di carta nel bel mezzo di una trattativa delicata. Ma la cosa bellissima è un'altra: questa faccenda di capitalizzare i costi di acquisizione dei clienti, che è una furbata, è proprio Telecom Italia a farla, come risalta nel fascicolone del bilancio consolidato distribuito oggi, dove a pagina 173 viene candidamente ammesso che è appunto l'ex Sip a capitalizzare quel genere di costi, nella misura di 272 milioni di euro su un totale di 795.

Il bello del bello è che tutte queste cifre e queste elucubrazioni su di esse sarebbero oggetto di un blindatissimo "non disclosure agreement" che le parti hanno firmato, puntandoci sopra una salata penale, proprio per evitare che l'eventuale trattativa si trasformi fin dal principio in una specie di derby a mezzo stampa. Ma tant'è...

La verità è che su questa vicenda la partita è appena agli inizi e se 3 Italia e Novari hanno alle spalle un colosso come Hutchinson, tra i più liquidi del mondo, Telecom Italia fa indubbiamente la parte del gigante nei confronti della bambina, o di Golia con Davide, o delle legioni romane con Asterix. Peccato che il colosso ha un "male oscuro": i debiti. "L'anno scorso ho fatto la metafora tra Telecom e l'Italia - ha detto Bernabè - ancora si adatta bene alla situazione ereditata dal passato: vedete come pesano i debiti e come costringono di evitare iniziative a rischio".
Appunto.

Con 28 miliardi di euro di debiti, una redditività in calo da vari anni, un azionariato che non ha né la voglia né la possibilità di mettere mano alla tasca, un mercato domestico dove non può che perdere ulteriore terreno e un mercato estero bloccato, Telecom deve inventarsi qualcosa. E Bernabè ha pensato ai cinesi.

I quali sanno benissimo da sempre che non gli basterà conferire la loro 3 Italia a Telecom per scalzare Telco dalla postazione di azionista di riferimento; e infatti sul mercato si è subito saputo, già da una ventina di giorni, e senza smentite, che la loro idea è - dopo aver conferito 3 Italia ed essere entrati nel capitale di Telecom con le azioni ricevute in cambio - di comprare cash le quote della stessa Telecom oggi nelle mani di Generali, Mediobanca e Intesa, i tre soci italiani. Obiettivo: avere, tra conferimento e cash, circa il 29% di Telecom. Da parte cinese, nessuno lo dice ufficialmente, ma nessuno lo nega: no-comment su tutta la linea.

In compenso, il comunicato ufficiale di Telecom della settimana scorsa, nell'annunciare l'inizio della verifica preliminare sull'alleanza, ha chiarito che il gruppo Hutchinson vuole diventare azionista di riferimento del gruppo: più chiaro di così... Ah, e un'altra cosa i cinesi sicuramente la sanno - e infatti Bernabè in assemblea l'ha ribadita - ed è che la rete d'accesso deve essere scorporata da Telecom Italia e ceduta (veramente Bernabè ha parlato di "alleanza") alla Cassa depositi e prestiti.

Chiaro insomma il progetto? Cedendo la rete, con dentro abbondanti debiti, e incamerando il business e le antenne di 3, i parametri finanziari della Telecom "società di gestione" migliorano di molto e il debito che le resta in pancia diventa finalmente digeribile. Sì, tutto chiaro.

Ma allora chi è che rema contro? Il mondo politico è cauto e fa fumo - bellissimi i comunicati dei due ex ministri Paolo Gentiloni del Pd e Maurizio Gasparri del Pdl - che a distanza di un'ora hanno chiesto entrambi al governo di riferire alle Camere...sul niente, cioè su una trattativa preliminare tra privati. Imprevedibile l'appoggio dei grillini - sia Loretta Napoleoni che Alex Curti: un ok un po' a malincuore ma netto. E per ora basta, c'è ben altro da decidere.

L'impressione è che dentro il fronte italiano degli azionisti Telecom ci siano più anime. Le Generali vogliono vendere sul serio, e se davvero i cinesi accettano di pagare a 1,2 evitando ulteriori minusvalenze, hanno la penna pronta. Intesa l'ha addirittura detto: "Un'offerta interessante", secondo il lider maximo Enrico Cucchiani. Mediobanca non parla apertamente. Ma con le veline sì. Ed è questo fuoco di sbarramento sui conti che sembra il sintomo di una fronda. Ma perchè? C'è un progetto alternativo? Si vuol boicottare la linea di Bernabè?

Non è facile capirlo. Più facile capire invece che l'affare, per quagliare, deve superare sia l'ostacolo dei numeri - è ovvio che, veline a parte, bisognerà che le parti condividano le rispettive valutazioni - sia quello della politica, sullo scorporo della rete. E se l'affare non quaglia? Per 3 sarebbe certamente una delusione, ma il patron di Hong Kong non pensa minimamente a ridimensionarsi in Italia o a smentire proprio adesso, che vede l'utile, dieci anni di lavoro in un Paese e investimenti per dieci miliardi di euro. Invece per Telecom Italia sarebbe nebbia fitta, perchè lei, un padrone con i soldi, alle spalle non ce l'ha.

 

 

Franco BernabèLI KA SHINGLI KA SHING HUTCHINSON WHAMPOABernabe e marco patuano mario greco generali nagel Enrico Cucchiani VINCENZO NOVARI