SIA QUEL CHE FIAT - ORMAI NEPPURE I COLLABORATORI STORICI DEL LINGOTTO HANNO IL CORAGGIO DI DIRE CHE LA FIAT RESTERÀ A TORINO - FRANZO GRANDE STEVENS, “L’AVVOCATO DELL’AVVOCATO”, È CHIARO: “SE LA ‘500’ BISOGNA FARLA IN SERBIA È PERCHÉ CI SONO CONDIZIONI PIÙ FAVOREVOLI” - E KAKY ELKANN FA CATALANO A “QUELLI DELLA NOTTE”: “È MEGLIO FARE PARTE DI UN GRUPPO CHE C’È E FA PROFITTI PIUTTOSTO CHE DI UN GRUPPO CHE NON C’È PIÙ”...

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Da "Lo Spiffero"

La Fiat abbandonerà Torino? "Non lo so, ma so che Marchionne è un eccezionale manager [...]. Lui pensa all'azienda". A parlare è Franzo Grande Stevens, noto avvocato, uno dei grandi vecchi di Torino e della famiglia Agnelli, che ha servito con onore (e a rischio pure di commettere qualche passo avventato, come nel caso dell'equity swap) per oltre mezzo secolo, al punto da passare alle cronache e, a breve, alla storia come "l'avvocato dell'Avvocato", talmente intimo è stato il rapporto con il patriarca Gianni.

E se persino lui, che di Fiat - e di altre società del gruppo - è stato amministratore e superconsulente, si mostra scettico sul proseguimento del legame tra il Lingotto e Torino vuol dire che le cose hanno preso una brutta piega. Lo confessa, seppur tra le righe, in un'intervista a L'eco del Chisone, il settimanale pinerolese,nel numero di oggi, che in vista del suo ottantaquattresimo compleanno e in virtù di una casa estiva a Cantalupa gli ha dedicato un'intera paginata.

Nel colloquio con il direttore Pier Giovanni Trossero si parla di tutto, dalla Juventus - che ha guidato dal 2003 al 2006 - ai guai giudiziari di Antonio Conte («Doveva patteggiare»), dal governo Monti alle questioni legate all'eredità dell'Avvocato, ma a lasciare interdetti sono le dichiarazioni sulla Fiat. Grande Stevens, che del Lingotto fu vice presidente, non esclude che l'azienda abbandoni definitivamente Torino e lo storico stabilimento di Mirafiori, anzi. «Quando vede che la "500" bisogna farla in Serbia è perché ci sono condizioni più favorevoli, ci sono contributi dello Stato, i costi del personale sono ridotti».

Insomma, un inno alla delocalizzazione. E poi la stoccata finale. «Ma è ottimista sul futuro della Fiat?» chiede il giornalista, risposta: «Come società a livello mondiale sì». Dell'argomento si occupa anche John Elkann in un'intervista pubblicata sul numero di domani di Panorama. Il presidente della Fiat e della Exor si rivolge ai dipendenti del Lingotto spiegando, lapalissianamente, che "è meglio fare parte di un gruppo che c'è e fa profitti piuttosto che di un gruppo che non c'è più. Perché questo abbiamo rischiato negli anni scorsi: io c'ero e l'ho vissuto.

Oggi, invece, la Fiat Chrysler è una realtà solida che guadagna non solo negli Usa ma anche in Brasile e in Asia. E in Italia ha trasformato Pomigliano in uno dei migliori impianti europei". Ma alla fine si mostra ottimista: la Fiat prevede di chiudere il 2012 con risultati migliori rispetto al 2011, sebbene "il mercato italiano sia tornato ai livelli di 40 anni fa". Questo nonostante non ci siano nuovi modelli all'orizzonte, e il mercato dell'auto in Italia sia in caduta libera. Chissà.

 

FRANZO GRANDE STEVENS E ALAIN ELKANN - Copyright PizziFranzo StevensFIAT CHRYSLER John Elkann con Gianni Agnelli allo stadio pomiglian o