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RCS WAR! URBANETTO CAIRO PUNTA AL CONTROLLO DI QUEL CHE RESTA DI RCS E LANCIA UN’OFFETA PUBBLICA DI SCAMBIO RIVOLTA AGLI AZIONISTI DEL GRUPPO - CAIRO HA GIÀ IN PORTAFOGLIO IL 4,7% DEL CAPITALE MA ORA PUNTA AD AVERE ALMENO IL 51% - L’ASSE CON INTESA

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Giovanni Pons per “la Repubblica

 

urbano e mali cairourbano e mali cairo

Con una mossa a sorpresa Urbano Cairo si lancia alla conquista del gruppo Rcs Mediagroup. L' editore originario di Alessandria diventato grande con la Cairo Communication e più recentemente con l' acquisizione de La7, ha deciso di rompere gli indugi e di vestire i panni del cavaliere bianco lanciando una Ops (Offerta pubblica di scambio) rivolta a tutti gli azionisti del gruppo editoriale che pubblica il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport.

 

Cairo ha già in portafoglio il 4,7% del capitale di Rcs, essendo entrato comprando i diritti dell' aumento di capitale effettuato nell' estate 2013. Ma ora punta ad avere almeno il 51% delle azioni della casa editrice attraverso l' offerta di 0,12 azioni della Cairo Communication per ciascuna azione ordinaria che gli verrà apportata in cambio. In pratica valorizza la società di via Rizzoli 0,551 euro per azione, cioè con un premio del 32,6% rispetto alla chiusura di giovedì scorso.

scott jovanescott jovane

 

A questo prezzo la società è valutata 287,5 milioni ma assumendone il controllo Cairo si caricherà anche dei debiti pari a 487 milioni a fine dicembre scorso. Dunque Cairo sta valutando Rcs come impresa nella sua totalità circa 775 milioni quando la sua società capitalizza in Borsa 370 milioni con zero debiti e 100 milioni di liquidità che gli derivano dalla dote per l' acquisto de La7.

 

Perché un editore di media grandezza si lancia in un' operazione più grande di lui?

Lo spiega direttamente il comunicato depositato alla Borsa: l' offerta «è finalizzata a creare un grande gruppo editoriale multimediale, dotato di una leadership stabile e indipendente, e a rafforzare il profilo economico- finanziario di Rcs accelerandone il processo di ristrutturazione e rilancio».

RCS RCS

 

diego della valle foto vogue.itdiego della valle foto vogue.it

Evidentemente Cairo pensa di poter far meglio nella gestione rispetto a quanto non hanno saputo fare gli attuali e precedenti azionisti di Rcs. Cairo si è sempre mostrato critico nei riguardi dell' operato di Pietro Scott Jovane, il precedente ad della Rcs, che ha venduto pezzi pregiati dell' azienda per far fronte a una gestione deficitaria. E sul nuovo piano industriale presentato dall' attuale ad Laura Cioli non si è mai espresso.

 

Tuttavia la spinta finale verso il lancio dell' Ops potrebbe essere arrivata in seguito alla decisione della Fca (Fiat Chrysler) di uscire dal capitale di Rcs in seguito all' accordo raggiunto a febbraio con il gruppo Espresso che ha permesso di aggregare La Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX. Con l' azionista principale di Rcs fuori gioco e la società impantanata in una difficile ristrutturazione del debito con le banche, Cairo si è mosso velocemente trovando la sponda di Intesa Sanpaolo che è il principale creditore del gruppo nonché azionista con il 4,17% del capitale.

nagel e moglie nagel e moglie

 

L' offerta lanciata ieri sera non è stata concordata con gli altri azionisti forti di Rcs. Anzi, secondo alcune indiscrezioni raccolte a caldo, sia Diego Della Valle (che è il secondo azionista con il 7,32%) sia Mediobanca (che ha ancora il 6,5%) ma anche Unipol (4,6%) hanno sconsigliato Cairo nell' intraprendere la strada dell' offerta pubblica. Non si conoscono invece le posizioni di Pirelli (4,4%) e della famiglia Rotelli (2,7%) ma è difficile pensare che abbiano fornito un lasciapassare preventivo all' editore alessandrino.

 

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Certo Cairo, assistito nella sua azione da Banca Imi e da Equita, ha fatto bene i suoi calcoli. Il prezzo di scambio offerto è attraente per il mercato essendo ben superiore ai prezzi di Borsa e quindi è in grado di attirare l'alto flottante che scorre a Piazza Affari arrivando a superare il 50% anche in mancanza dell' adesione degli altri grandi soci. Cairo possiede il 73% della sua Communication e se alla sua offerta aderisse il 100% del capitale di Rcs la sua quota di controllo verrebbe diluita intorno al 40%. Avrebbe comunque sempre in mano le redini del gruppo.

 

Inoltre con l'annuncio dell' Ops Cairo ha ottenuto l' effetto di congelare la società bersaglio. L' offerta è infatti condizionata al fatto che non vi sia nessuna richiesta anticipata del debito da parte delle banche e che le stesse banche fino all' approvazione del bilancio 2017 non richiedano rimborsi di alcun importo fatto salvo l' incasso dalla vendita di Rcs Libri.

 

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C'è infine da attendere le autorizzazioni di Antitrust e dell' Agcom ma a prima vista non sembra vi siano motivi di opposizione in quanto il divieto di cumulare televisioni e quotidiani ricade in capo a coloro che controllano più dell' 8% del Sic (Sistema integrato di comunicazioni) che attualmente è pari a 17 miliardi. Nei prossimi giorni se ne saprà di più ma intanto Cairo ha già convocato l' assemblea della sua casa editrice per il12 maggio per deliberare sull' aumento di capitale al servizio dell' offerta pubblica. L' attacco a via Solferino è partito.