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Nino Sunseri per Libero Quotidiano
Che Bernardo Caprotti riposi in pace. Almeno questo. Perchè anche da morto il patron di Esselunga è riuscito a difendere la sua creatura. Ma anche gli eredi che, se vorranno, potranno vendere senza nessuna ombra sul conto economico. È successo, infatti, l' incredibile. Con un colpo di teatro, a suo modo anche cavalleresco, le Coop rosse hanno deciso di rendere omaggio alla salma del loro irriducibile avversario.
Hanno fatto sapere pubblicamente di aver dimenticato le accuse espresse nel libro "Falce e Carrello". Non chiedono nessun risarcimento per le diffamazioni che dicono essere contenute in quelle pagine. Si dicono soddisfatte della sentenza della Cassazione che ha «ristabilito la verità dei fatti». Per loro il processo finisce qui.
La Suprema Corte, infatti, ha annullato la doppia assoluzione che Caprotti aveva ottenuto in primo e secondo grado. Ha ribaltato le due sentenze condannando il fondatore e la stessa Esselunga al pagamento dei danni. L' ammontare del risarcimento dovrà essere deciso da un altro giudizio.
È proprio su questo passaggio che si inserisce la dichiarazione di pace delle Coop. Non vogliono sentirsi dire «che facciamo processare un morto».
In realtà la sentenza della Cassazione era stata emessa a giugno ma la notizia è venuta fuori solo due giorni fa. Troppo tardi per Caprotti deceduto il 30 settembre, una settimana prima del compleanno numero 91. A firmare la dichiarazione di pace è la Coop Alleanza 3.0 sotto il cui cappello sono raggruppate alcune cooperative rosse. In particolare l' Estense e l' Adriatica che "Falce e Carrello" aveva messo nel mirino.
La mano tesa dai vertici dell' Alleanza 3.0 chiude una contrapposizione durata decenni. L' arroganza del sistema delle Coop da una parte e le spigolosità caratteriali di Caprotti le hanno alimentate fino ad arrivare sui tavoli della Corte di Cassazione.
ESSELUNGA CHIUSE PER LUTTO DOPO LA MORTE DI CAPROTTI
Che cosa succederà adesso? Le Coop si augurano a questo punto che «i rapporti tra le due aziende riprendano una competizione che abbia come luogo di confronto il mercato e le sue regole». Bernardo Caprotti aveva scritto "Falce e Carrello" proprio perchè giudicava che le complicità e le collusioni delle Coop rosse fossero un ostacolo alla competizione. Con l' omaggio alla salma il riconoscimento che aveva ragione.
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