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RIDERS ON THE STORM - LA PROCURA DI MILANO INDAGA SUL CAPORALATO TRA I FATTORINI DOPO LA VIDEO-INCHIESTA DEL ''CORRIERE'', CHE SPIEGA IL SISTEMA: CHI È ISCRITTO ALLE VARIE PIATTAFORME INGAGGIA IMMIGRATI IRREGOLARI PER CONSEGNARE CIBO AL SUO POSTO E POI SI PRENDE UNA ''STECCA'' SULLE COMMISSIONI
La Procura di Milano accende un «faro» sul fenomeno dei rider, i ciclofattorini che consegnano il cibo a domicilio, oltre alla violazione delle norme antinfortunistiche e di sicurezza stradale, intende far luce anche sull’aspetto di sfruttamento dei lavoratori e tra i lavoratori, come il caporalato, e sulla presenza di clandestini. Infatti, ad agosto, dai controlli di 30 rider sono stati trovati 3 lavoratori senza documenti in regola.
L’inchiesta e l’indagine
Ieri il Corriere ha pubblicato un’inchiesta di Antonio Crispino sul caporalato digitale tra rider, scoprendo account italiani venduti a migranti irregolari. A partire già dallo scorso giugno gli inquirenti milanesi, con la squadra specializzata del dipartimento «ambiente, sicurezza, salute, lavoro», hanno iniziato a raccogliere elementi e testimonianze a verbale nel fascicolo, al momento senza ipotesi di reato, ma che ipotizza presunte violazioni del decreto legislativo in materia di sicurezza sul lavoro (reato che a breve sarà iscritto) da parte delle società per le quali i rider lavorano.
proteste dei rider in inghilterra
«È una indagine doverosa, sotto il profilo della prevenzione», hanno spiegato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Maura Ripamonti. «Tutto nasce — ha proseguito Siciliano — da una fotografia di una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Oramai muoversi di sera in città è diventata una sfida contro le insidie e i pericoli per via di questo sistema di distribuzione del cibo. Con questi rider che, nelle ore canoniche, sfrecciano senza, per esempio, alcun presidio» come i giubbotti catarifrangenti o il casco, «e senza alcuna osservanza delle regole stradali, in contromano o sul marciapiede».
Tutto ciò, per i pm, crea problemi sia di sicurezza diffusa sia per chi presta attività lavorativa e il fascicolo aperto al momento senza titolo di reato e senza indagati, «ci consente di esplorare questo fenomeno che è ampio ed è in espansione ma senza controlli. La Procura preferisce intervenire prima ed esercitare un ruolo di prevenzione».
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