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Ettore Livini per "la Repubblica"
A volte ritornano. E il Bitcoin, dopo il viaggio dalle stelle (prima) alle stalle (dopo) a cavallo tra il 2017 e il 2018, rispunta - questa volta sperando di rimanerci - nell'Olimpo degli strumenti finanziari preferiti dagli investitori globali. La criptovaluta più conosciuta al mondo ha coronato ieri due mesi e mezzo vissuti con il turbo polverizzando il suo ennesimo record storico e toccando quota 28.599 dollari.
Il rally iniziato a metà ottobre - quando il circuito di pagamenti elettronico Paypal ha sdoganato l'utilizzo del Bitcoin come valuta di pagamento accettata da un certo numero dei suoi clienti - non ha conosciuto un attimo di pausa.
La quotazione (11 mila dollari il giorno dell'annuncio) ha superato la soglia dei 15 mila a inizio novembre e ha polverizzato il muro (e il record 2017) dei 20 mila nei primi giorni di dicembre.
Tutti, anche i fan più accaniti del mondo delle criptovalute, si aspettavano un periodo di consolidamento attorno a questa soglia. Invece no. L'euforia è continuata. E in meno di 20 giorni il valore è balzato di un altro 40% sfidando la forza di gravità fino al record di ieri.
Chi ha investito mille euro in Bitcoin il primo gennaio scorso se ne trova in tasca oggi 3.487. I fortunati che hanno puntato la stessa cifra l'11 marzo in piena esplosione della pandemia - con la quotazione crollata attorno ai 5 mila - hanno oggi un gruzzoletto di 5.430 euro. E la mania da criptovalute ha contagiato anche i "cugini" della parente più famosa, con l'Ethereum, per dire, in crescita del 465% nel 2020.
Le ragioni dell'improvvisa fiammata di questo strumento finanziario sono parecchie. La prima, quella più logica, è l'effettivo sdoganamento avviato da Paypal e da diversi grandi fondi che hanno deciso di inserirlo nei propri portafogli.
Una spinta robusta è arrivata anche dall'Office of the comptroller of the currency - un'authority statunitense - che quest'estate ha autorizzato le banche Usa a tenere in deposito criptovalute per conto dei loro clienti.
Il resto l'ha fatto con ogni probabilità il timore di molti investitori grandi e piccoli di rimanere tagliati fuori da una corsa che finora ha continuato ad autoalimentarsi: il mercato - è la ratio - trabocca di liquidità riversata sul parterre dalla generosità e dagli stimoli delle banche centrali.
Il rendimento dei titoli di Stato è sottozero anche su scadenza a lungo termine. Molte Borse stanno flirtando già con i loro record storici. E alla fine, così, i fari si sono accesi all'improvviso sul Bitcoin.
La criptovaluta, dicono gli analisti, viene trattata da qualche mese come una sorta di oro digitale. L'idea che non se ne batteranno mai più di 21 milioni di tokens (così prevede il codice di computer che le genera) le rende un bene finito.
E l'effetto rarità è miele per i portafogli dei grandi investitori che lo trattano, appunto, con lo stesso rispetto riservato al metallo giallo. L'allineamento planetario di tutti questi elementi ha regalato così un finale di 2020 indimenticabile (beato lui) al Bitcoin. Chi ce l'ha già in portafoglio tende in questi giorni a tenerselo stretto fiutando nuovi guadagni. Sul mercato se ne trovano pochi. E il combinato disposto, almeno fino a oggi, ha continuato a spingere il prezzo verso l'alto.
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