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QUANDO C’È DI MEZZO TRUMP È SEMPRE QUESTIONE DI BUSINESS –  A RIAD AMERICANI E RUSSI HANNO DISCUSSO DEL POSSIBILE RITIRO DELLE SANZIONI ECONOMICHE CHE COLPISCONO MOSCA. IN CAMBIO, IL CREMLINO STILEREBBE UNA “LISTA BIANCA” DI IMPRESE AMERICANE ALLE QUALI OFFRIRE IL PRIVILEGIO DI INVESTIRE IN RUSSIA – NEGLI ULTIMI DUE MESI IL TITOLO DI GAZPROM È BALZATO IN ALTO DEL 62%: GLI INVESTITORI STIMANO CHE ALCUNI PAESI EUROPEI RIATTIVERANNO I FLUSSI DI METANO DALLA RUSSIA – L’IPOTESI DI COLLABORARE PER L’ESTRAZIONE DI IDROCARBURI DAL FONDALE DELL’ARTICO…

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Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

SERGEI LAVROV E MARCO RUBIO A RIAD

Kirill Dmitriev, amministratore delegato del Fondo russo per gli investimenti diretti, pura creatura politica, era a Riad due giorni fa. Accompagnava la sua delegazione per il primo incontro fra emissari di Mosca e Washington da oltre tre anni. Al termine, lui stesso ha spiegato ai media che le due parti avevano discusso di «riprendere i legami economici in aree d’interesse comune», non solo del destino dell’Ucraina.

 

[…]  Secondo il Washington Post , nell’aprile del 2017 era alle Seychelles per discutere di affari con Erik Prince, fondatore della milizia privata Blackwater e a quel tempo mediatore privato per Donald Trump (allora appena eletto alla Casa Bianca).

 

GAZPROM

Da Mosca circola una voce, per il momento priva di conferme, coerente con la versione di Dmitriev: il Cremlino stilerebbe una «lista bianca» di imprese americane alle quali offrire il privilegio di investire in Russia.

 

Lo stesso comunicato del dipartimento di Stato martedì da Riad parlava di «gettare le basi per una futura cooperazione su questioni di comune interesse geopolitico e su storiche opportunità economiche e d’investimento». Il cambio climatico, fra l’altro, permette di sviluppare le estrazioni di idrocarburi dal fondale dell’Artico: progetti per i quali la tecnologia americana tornerebbe utile […]

 

donald trump vladimir putin

Tutto questo presuppone un allentarsi delle sanzioni, naturalmente. Oggi contro la Russia ce ne sono in vigore 15 mila — un numero mai visto — da parte di Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito, Canada, Australia, Giappone, Corea del Sud. I mercati finanziari anticipano già una loro ritirata dal 5 febbraio, quando Bloomberg scrisse che l’inviato americano Keith Kellogg avrebbe presentato un piano di pace sull’Ucraina alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco.

 

Da quel giorno Sberbank, principale banca russa, è salita del 13% alla Borsa di Mosca; l’austriaca Reiffeisen, banca europea più radicata in Russia, è balzata di oltre il 16%; bene anche l’italiana Danieli (più 19%) che ha una presenza storica sia in Ucraina che soprattutto in Russia nei macchinari di lavorazione del metallo.

 

SANZIONI CONTRO LA RUSSIA

Male da allora quasi solo le quotazioni dei bond di Metinvest, gruppo ucraino dell’acciaio, perché l’esercito russo sta occupando illegalmente le sue miniere nel Donbass e adesso recuperarle diventa più difficile. Benissimo invece Gazprom, monopolio russo del gas, il cui titolo negli ultimi due mesi è balzato del 62%: gli investitori calcolano che alcuni Paesi europei riattiveranno i flussi di metano dalla Russia; in Italia varie grandi imprese energivore premono già sul governo per questo, certo non in pubblico.

 

Marco Rubio a Riad ha detto che le sanzioni faranno parte del negoziato. Il segretario di Stato Usa ha riconosciuto che almeno di questo dovrà parlare con l’Ue (che ieri ha proposto un nuovo pacchetto di misure contro Mosca, il sedicesimo). Di certo è falso che le sanzioni non mordano su Mosca e non lo si capisce solo perché Putin insiste per cancellarle.

 

PUTIN GAZPROM

Lo dice la realtà. In Russia i tassi ufficiali sono saliti a un astronomico 21%, la Banca centrale ha appena tagliato di netto le previsioni di crescita, la spesa pubblica in gennaio è salita del 73% su un anno prima, ma il governo ha fallito tutte le ultime aste di bond a tasso fisso e riesce a collocare il proprio debito solo a rendimenti stratosferici agganciati all’inflazione. […]

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