IL MODELLO LIGRESTI: A LUI IL POTERE, LE PERDITE AI PICCOLI SOCI - DON SALVATORE NONOSTANTE IL ROSSO DA 1,5 MLD €, GALLEGGIA GRAZIE ALLE MANOVRE DI UNICREDIT E MEDIOBANCA PER BLINDARE LE QUOTE ‘PESANTI’ DEL SUO IMPERO (IL 3,84% DI MEDIOBANCA, IL 5,46% DEL ‘CORRIERE DELLA SERA’, IL 4,5% DI PIRELLI, L’1,13% DI GENERALI) - CAPITALISMO DI RELAZIONE: IL DG DI FONDIARIA È IL FIGLIO DELLA ‘MINISTRA’ DEGLI INTERNI CANCELLIERI…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

Come avvoltoi, gli speculatori di Borsa sono pronti a gettarsi su quel che resta dell'impero di Salvatore Ligresti. E così ieri, pompato da nuove indiscrezioni sul salvataggio della Fondiaria, il titolo della seconda assicurazione italiana ha fatto un balzo dell'11 per cento. Poca cosa se si considera che le azioni all'inizio dell'anno viaggiavano intorno ai 4 euro e adesso restano comunque poco sotto quota 1,1.

Tanto rumore per nulla, allora? Non proprio, perchè in questi giorni sta andando in scena l'ennesima puntata del grande film del capitalismo all'italiana. Con due banche come Unicredit e Mediobanca che stanno cercando di confezionare l'ennesimo paracadute per il loro creditore eccellente Ligresti. Il quale, guarda caso, si trova anche ad essere azionista dei due istituti che vorrebbero salvarlo.

In estrema sintesi, i termini della questione sono i seguenti. Fondiaria arranca: dopo aver accumulato 1,3 miliardi di perdite tra il 2009 e il 2011, nei primi nove mesi dell'anno è andata in rosso di altri 211 milioni. La compagnia ha bisogno urgente di mezzi freschi per rispettare i parametri patrimoniali imposti dagli organi di controllo. Con i mercati ai minimi termini è difficile venire a capo del salvataggio. Il gruppo assicurativo dovrebbe vendere qualcosa per far cassa, ma compratori in giro non se ne vedono. Che si fa? Semplice.

Alcune attività vengono girate a una società costituita per l'occasione, che avrà come azionista di maggioranza la stessa Fondiaria e con un altro investitore come partner di minoranza, molto probabilmente una banca. Di fatto è come se la compagnia ricevesse un prestito mettendo in garanzia le attività trasferite nella nuova società. In questo modo Fondiaria dovrebbe riuscire a far cassa da subito migliorando i suoi ratios di bilancio.

Attenzione, però: nella neonata scatola non finiranno attività qualunque. Secondo le indiscrezioni che circolano in questi giorni, l'operazione riguarda i pacchetti di titoli controllati da Fondiaria in alcuni degli snodi fondamentali della finanza nazionali. Come il 3,84 per cento di Mediobanca, il 5,46 per cento del Corriere della Sera, il 4,5 di Pirelli, l'1,13 di Generali. Gran parte del potere di Ligresti deriva proprio da queste quote azionarie, tutte strategiche per gli equilibri del capitalismo di relazione nostrano.

E adesso che il suo gruppo del costruttore siciliano se la passa male i gioielli dell'impero vengono messi in sicurezza. Non sia mai che finissero nelle mani sbagliate. Particolare importante: a causa della crisi di Borsa il valore di queste partecipazioni è ai minimi storici. Il loro valore di mercato, che nel 2006 superava i 2,5 miliardi, adesso si aggira intorno a 700 milioni.

Morale della storia: Ligresti ha conquistato potere e influenza facendo leva sui soldi dei piccoli soci e degli assicurati di Fondiaria. I quali, adesso, devono anche sopportare perdite enormi. Nel 2010 le quote in Unicredit e Generali sono state svalutate di circa 300 milioni. Un altro taglio netto di 100 milioni è arrivato con i conti aggiornati a settembre approvati nei giorni scorsi.

A pagare, alla fine, sono i piccoli azionisti che hanno visto crollare il valore del titolo. Peggio: quest'anno sono stati chiamati a partecipare a un aumento di capitale che ha fruttato 445 milioni già bruciati nel falò dei ribassi di questi mesi.

Ligresti, invece, con il 31 per cento di Fondiaria custodito nella holding Premafin, resta il socio di riferimento del gruppo assicurativo. Con Unicredit che ha rilevato, a prezzo maggiorato, una quota del 6,9 per cento. A giugno la banca azionista ha inviato il suo top manager Piergiorgio Peluso come direttore generale di Fondiaria. Peluso ha una mamma importante. Si chiama Anna Maria Cancellieri e da due settimane fa il ministro degli Interni.

Unicredit però rischia di dover aprire un'altra volta il portafoglio. Alcune società della galassia Ligresti come Imco e Sinergia, e anche la stessa Premafin, sono di nuovo alle prese con un indebitamento ben oltre i livelli di guardia. Niente paura: Unicredit e le altre banche di pronto soccorso sono pronte ancora una volta a garantire l'ossigeno indispensabile a tirare avanti. Fino al prossimo salvataggio.

 

Salvatore Ligresti Salvatore e Jonella Ligresti Emanuele ErbettaALBERTO NAGELANNA MARIA CANCELLIERI Piergiorgio Peluso di Unicredit