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Andrea Malaguti per "la Stampa"
à ufficiale, il Galaxy della Samsung è meno «cool» - affascinante? fico? trendy? elegante? - dell'iPad. Lo dice la legge. Almeno quella inglese, che, evidentemente, ha dei propri gusti molto specifici. Difficile capire se per la Apple sia stata una giornata trionfale o disastrosa.
Il giudice Colin Birss, dell'Alta Corte Britannica, ha deciso di aggiungere un nuovo imperdibile capitolo alla saga dell'estenuante lotta tra Stati Uniti e Corea nel tumultuoso universo delle nuove tecnologie e delle proprietà intellettuali. Attraversato da un pensiero che deve essergli sembrato di una bellezza sfolgorante, un'intuizione capace di risolvere un calcolo astronomico, Birss ha respinto la richiesta della società di Cupertino di ritirare il Galaxy dal mercato perché evidentemente pensato sul modello del tablet statunitense. Dunque copiato. Un plagio.
Come «I Cigni di Bakala» di Al Bano finiti sulle labbra di Michael Jackson. In definitiva una truffa. Lo sfruttamento illecito del lavoro altrui. La sentenza è arrivata con una motivazione che sembrava rubata a un nerd da liceo. Però di classe alta. Di quelli che hanno in camera qualunque aggeggio tecnologico di ultima generazione. Peccato che qui ci fossero in ballo miliardi di dollari. «I Samsung Galaxy non hanno la stessa raffinata ed estrema semplicità che è propria del design Apple», ha stabilito Birss.
Gli avvocati della Apple sono rimasti di sasso di fronte a una di quelle cortesie che invece di essere lusinghiere finiscono per allarmare. Non hanno commentato la decisione e si sono limitati a una dichiarazione in cui si sostiene che a loro avviso «non è un caso se gli ultimi modelli della Samsumg sembrano ricalcati sull'iPhone e sull'IPad».
Sembrano. Ma come si fa ad appellarsi di fronte a una sentenza di questo genere? Si sostiene che il proprio prodotto non è per nulla più «cool» di quello della concorrenza? Si fa pubblicità a loro e si svaluta il proprio gioiello? Bel dilemma. Raddoppiato dalla seconda doccia fredda di giornata. Arrivata, questa volta, dalla California.
La scorsa settimana un giudice di San Francisco aveva accolto una richiesta della Apple esattamente identica a quella respinta a Londra. Il giudice Lucy Koh aveva dato ragione agli avvocati della Mela che pretendevano lo stop della commercializzazione del Samsung Galaxy. Costringendo però la Apple a versare alla corte una cauzione di 96 milioni di dollari nel caso in cui la casa coreana avesse vinto il ricorso. Ieri il ribaltone. Appello accolto. E tablet coreano di nuovo in vendita. Come se i gusti di Birss avessero magicamente attraversato l'Oceano. Davvero la concorrenza ha a che fare con un supposto buon gusto?
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