
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Gianluca Paolucci e Francesco Spini per “la Stampa”
La Popolare di Vicenza dà una bella sforbiciata al prezzo delle sue azioni: dai 62,5 euro fissati un anno fa, sabato proporrà ai suoi soci riuniti in assemblea di abbassarne il valore a 48 euro. Un taglio secco del 23,2%. Un salasso che sarà mal digerito dai 117 mila soci, abituati a ben altre valutazioni di un titolo che, al contrario di quelli quotati, non subisce il giudizio quotidiano del mercato. Il suo valore è stabilito dall’assemblea su proposta del cda, che a sua volta recepisce la relazione giurata di stima di un perito, che quest’anno come l’anno passato è stato il professore della Bocconi Francesco Momentè.
Il suo lavoro si è risolto in una incisiva svalutazione del titolo che la banca riconduce principalmente «agli effetti del comprehensive assessment effettuato dalla Bce e ai conseguenti impatti sul patrimonio e sul target di capitale». Insomma, l’esame condotto da Francoforte si ripercuote anche sul titolo e il presidente Gianni Zonin non può che prenderne atto.
SAMUELE SORATO BANCA POP VICENZA copia
«L’evoluzione del contesto normativo e regolamentare - dice -, unito agli effetti della lunga crisi economica hanno indotto il cda a proporre un adeguamento del valore del prezzo» delle azioni della Vicenza. «Dopo tale adeguamento l’azione Bpvi esprime un rapporto tra valore e patrimonio pari a 1,2».
Una manovra tanto radicale sul prezzo sarebbe stata dettata però anche da altri fattori, primo fra tutti le prossime nozze con un’altra popolare non quotata: la Veneto Banca, le cui azioni valgono 39,5 euro, un livello che potrebbe essere a sua volta rivisto all’assemblea del 18 aprile. Si parte però sabato, con l’assemblea di Vicenza, in cui sarà prospettata la trasformazione in Spa in tempi brevi, in vista del matrimonio.
Proprio la fusione tra le due popolari venete viene vista come lo snodo di tutto il risiko delle popolari. Tra l’altro entrambe hanno già dei consulenti al lavoro (con un incrocio singolare: Rothschild, storico consulente di Vicenza, lavora adesso per Veneto Banca, mentre Mediobanca, la cui divisione che si occupa di banche è guidata dall’ex capo di Rothschild Stefano Marsaglia, lavora per Bpvi).
Ma proprio il nodo del prezzo delle azioni fissato dal cda allontana i pretendenti quotati dei due gruppi, costretti a pagare troppo la preda o ad imporre tagli del prezzo alquanto impopolari per i soci-correntisti. Una fusione tra le due di fatto sterilizzerebbe invece i prezzi. Tanto che fino alla scorsa settimana le nozze tra Vicenza e Montebelluna venivano date per imminenti. Ma proprio a ridosso della Pasqua, secondo indiscrezioni, l’operazione avrebbe avuto un nuovo stop, questa volta per l’intervento dei regolatori. Se l’operazione andasse in porto, sarebbe il primo tassello del riassetto delle popolari. Ma prima che le caselle vadano ciascuna al proprio posto serve ancora tempo.
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