IL DESTINO DELL'UCRAINA SI DECIDE TRA WASHINGTON E MOSCA: LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È…
Estratto dall’articolo di Carlo di Foggia e Giorgio Meletti per ‘il Fatto Quotidiano’
Giampaolo Scardone, da due anni direttore generale della Carim (Cassa di Risparmio di Rimini), è un banchiere molto apprezzato. Nel 2016 ha preso 505 mila euro per occuparsi di una banca con attivi patrimoniali 280 volte inferiori a quelli di Unicredit. Guadagna più del presidente della Bce Mario Draghi, più del governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco, il doppio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Essendo la Carim da anni in crisi nera, tanto che è in corso un oneroso salvataggio "di sistema" a beneficio del gruppo francese Crédit Agricole, lo stipendio del 61enne Scardone dev' essere sintomo di una professionalità irrinunciabile. Ha fatto l' ispettore alla Banca d' Italia per 35 anni fino all' 1 luglio 2013, quando è stato assunto a Rimini come vicedirettore generale. Ha svolto in carriera una cinquantina di ispezioni, ma sono le ultime due a valere il prezzo del biglietto.
Dal 27 settembre 2011 al 9 marzo 2012, ha guidato l' ispezione Bankitalia sulla liquidità del Monte dei Paschi di Siena. Di fronte alla reticenza degli ispezionati, non ha scoperto il derivato Alexandria con cui il boss di Mps Giuseppe Mussari aveva azzoppato la banca per finanziare la disastrosa acquisizione dell' Antonveneta. Il 28 maggio 2012, Scardone ha intrapreso l' ispezione della Banca Popolare di Vicenza.
SIDO BONFATTI GIAMPAOLO SCARDONE
Studiando le gesta del presidente Gianni Zonin per quattro mesi e mezzo, il pur esperto ispettore è stato nuovamente ostacolato dagli ispezionati e non ha potuto scoprire che l' istituto era minato dal cancro del capitale finanziato, in gergo "operazioni baciate". Se n' è accorta la Bce nel 2015, quando il buco si era allargato a oltre un miliardo e la Popolare Vicenza era spacciata.
Il caso Scardone illumina la singolare capacità degli ispettori di Bankitalia di farsi sistematicamente gabbare dai banchieri.
Toccherà alla Commissione parlamentare d' inchiesta sciogliere il dilemma: lo schema "guardie disarmate e ladri furbi", a cui allude la Banca d' Italia con denunce per ostacolo alla vigilanza alle procure di mezza Italia, serve a coprire tacite intese tra banche e Vigilanza?
Andrà verificata un' ipotesi: le banche, incoraggiate dalla stessa Banca d' Italia, fanno i numeri a colori negli anni di boom della finanza facile (2002-2007); quando la crisi presenta il conto, la vigilanza, in nome della stabilità, chiude un occhio sulle irregolarità e sollecita i banchieri in difficoltà a rattoppare il patrimonio anche vendendo dosi da cavallo di obbligazioni subordinate ai piccoli risparmiatori; e comunque a rinviare i problemi affidandosi a Santa Ripresa.
Solo che la ripresa, attesa per il 2011-2012, non è arrivata. E oggi nelle procure e nei tribunali si recita sempre lo stesso copione: gli ispettori giurano di essere stati ingannati da banchieri felloni, gli imputati giurano e spergiurano che la Vigilanza sapeva tutto.
(…)
ignazio visco piercarlo padoan
Né Carollo e Sora, né in seguito Scardone hanno però salvato la Carim dal precipizio. Dopo oltre due anni di commissariamento, il 30 settembre 2012 la Carim si è trovata con le sofferenze (crediti inesigibili) cresciute dal 3 al 9 per cento degli impieghi e la raccolta diretta scesa da 3,8 a 3 miliardi.
GIANNI ZONIN E VINCENZO CONSOLILANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeg
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