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A CHE SERVE L’ALITALIA? A PAGARE AVVOCATI, CONSULENTI, E SUPER-COMMISSARI. BUONI SOPRATTUTTO A INCASSARE SUPER-PARCELLE - LA COMPAGNIA HA CENTINAIA DI CAUSE APERTE. 300 AZIONI REVOCATORIE, CREDITORI E FORNITORI INCAZZATI, EX DIPENDENTI - POI CI SONO 14 SEDI ESTERE DELLA VECCHIA COMPAGNIA, QUELLA FALLITA NEL 2008, ANCORA APERTE

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GIANCARLO CIMOLIGIANCARLO CIMOLI

 

Gianluca Paolucci per la Stampa

 

La filiale di Alitalia in Senegal non si può chiudere: alla locale Camera di commercio non si ritrova il numero d' immatricolazione e senza quello non si sa come fare. Di quella in Siria, per ovvie ragioni, non ne parliamo nemmeno. Tra un intoppo burocratico e una guerra civile, sono 14 sedi estere - da Londra a Buenos Aires - ancora aperte delle vecchia compagnia di bandiera, quella fallita nel 2008.

 

GIANCARLO  CIMOLIGIANCARLO CIMOLI

Certo, tutte insieme rappresentano solo un piccolo problema nella gestione commissariale delle sue spoglie che va avanti dall' agosto di nove anni fa. In tutti questi anni è riuscita almeno a dare lavoro un esercito di avvocati. E ai commissari straordinari, ovviamente. Il primo, Augusto Fantozzi, se ne andò nel 2011 sbattendo la porta. Non prima di aver incassato 6 milioni di euro di compensi. Dopo di lui arrivarono Stefano Ambrosini, Gianluca Brancadoro e Giovanni Fiori. Quanto incassano non si sa, ma circa 40 mila euro al mese se ne vanno solo per le spese dell' ufficio.

 

Francesco MengozziFrancesco Mengozzi

Comunque, appena arrivati i tre commissari cambiarono tutti i consulenti, col risultato di far ripartire tutto da capo. Secondo la fotografia dell' ultima relazione dei commissari della compagnia sono svariate centinaia cause pendenti: oltre 300 sono solo le azioni revocatorie, ovvero le cause per i pagamenti fatti a ridosso del collasso della compagnia. Di queste, in 228 la gestione dei commissari ha perso, mentre in altre 88 è arrivata ad una transazione incassando 3,1 milioni di euro.

 

Per altre sei, compresa quella contro Intesa Sanpaolo, la banca che promosse la cordata dei "capitani coraggiosi", manca ancora il giudizio di primo grado. Poi ci sono le cause di lavoro intentate dagli ex dipendenti, quelle avviate dai fornitori del carburante, le azioni di responsabilità contro gli ex manager.

ROBERTO COLANINNO IN MOTO ROBERTO COLANINNO IN MOTO

 

Ventinove atti di citazione - con relativi avvocati - riguardano solo il recupero dei pagamenti fatti dopo la dichiarazione d' insolvenza. Nell' ultima relazione, i costi della procedura sono stati pari a 4,2 milioni di euro. Di questi 1,7 milioni sono andati solo per le spese legali e altri 780 mila euro per le consulenze amministrative, contabili e fiscali.

 

Da dove vengono questi soldi? Dalla procedura, ovviamente. Dal recupero dei crediti e dalle cause legali vinte. Che, sia detto, pare stia andando abbastanza bene, dato che nella cassa della vecchia compagnia ci sono ancora oltre 160 milioni di euro. Solo che i soldi che escono per mantenere la carcassa della vecchia Alitalia dovrebbero servire in primo luogo per pagare i creditori, che in totale vantano 2,6 miliardi di euro.

SCIOPERO ALITALIASCIOPERO ALITALIA

 

Un bel po' di soldi potrebbero arrivare dalle azioni di responsabilità: finora è andata abbastanza bene, con la condanna in primo grado di Cimoli, Mengozzi e altri manager al pagamento di oltre 350 milioni di euro. Per incassare però sarà necessario aspettare il giudizio d' appello, ancora in corso.

 

I tempi biblici della gestione commissariale, uniti alla esasperante lentezza della giustizia civile, non sono una prerogativa della vecchia Alitalia. Il record va senz' altro a Cirio. Dal crac del 2002 sono passati 15 anni e la procedura è ancora lì.

Anche in questo caso sono una lunga fila le cause legali ancora aperte e i consulenti coinvolti.

ALITALIAALITALIA

 

Tra le altre cose, stanno cercando di recuperare i soldi dagli ex calciatori della Lazio di Sergio Cragnotti, gente come Diego Simeone, Juan Sebastian Veron, Pavel Nedved e Simone Inzaghi.

 

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