RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Francesco Spini per “la Stampa”
Carlo Messina e victor Massiah
L'allungo di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca scatena Piazza Affari che già intravvede il risiko bancario prossimo venturo. Grazie all'aggiunta di 0,57 euro in denaro oltre alle 1,7 azioni proprie di nuova emissione riconosciute per ogni titolo della banca guidata da Victor Massiah, l'ad Carlo Messina punta a chiudere la partita superando il 66,67% e porre le premesse per una piena fusione sulla direttrice Torino, Milano, Bergamo e Brescia.
Buona parte degli analisti scommette che il ritocco è tale da poter convincere gli azionisti a consegnare le azioni (a ieri ha aderito il 5,23% del capitale), dopo che le fondazioni grandi azioniste - in un primo tempo schierate per il «no» - hanno già capitolato.
Oggi il cda di Ubi si riunirà per rivedere la sua posizione ufficiale alla luce delle novità, ma la strada dell'operazione appare in discesa. L'Ops rivista e corretta porta i titoli di Ubi ad allinearsi alla nuova valorizzazione, chiudendo in rialzo del 14% a 3,73 euro.
E contribuisce anche a scatenare gli acquisti sugli altri titoli del settore che potrebbero essere protagonisti di una seconda ondata di consolidamento: Mps balza del 15%, Banco Bpm del 7%, Creval del 4,97%, mentre Bper (-2,09%) sconta l'aumento di capitale ormai certo per acquistare i 532 sportelli di Ubi che Intesa venderà per dare seguito agli impegni presi con l'Antitrust.
L'offerta di Intesa per Ubi, sintetizzano da Intermonte, «ha dato il calcio d'inizio al processo di consolidamento in Italia», dopo le sollecitazioni di Bce e Bankitalia per un settore che soffre, visti i cronici tassi bassi, di scarsa redditività in un contesto oltremodo complicato dall'emergenza covid.
La giostra delle voci su possibili nuove aggregazioni torna a girare e chiama in causa anche Unicredit. Il ragionamento, ripreso da diversi analisti, è semplice: nonostante la volontà fin qui mostrata di diminuire il proprio rischio legato all'Italia, farà una mossa per controbilanciare lo scatto in avanti della rivale.
Indiscrezioni guardano al Banco Bpm da cui piazza Gae Aulenti ricaverebbe un avviamento negativo importante tale da coprire le spese di integrazione e migliorare la qualità dell'attivo. Ci pensa però lo stesso ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, a ribadire la linea di sempre in un'intervista allo svizzero Finanz und Wirtshaft: «Non faremo operazioni di fusione o acquisizione», dice.
E ancora: «In Italia ci sono opportunità di business. Sta avvenendo un consolidamento del mercato interno - spiega riferendosi a Intesa-Ubi -. Alcuni dei loro clienti si riorienteranno, noi possiamo trarne vantaggio».
Diversi analisti ritengono che la prossima mossa di risiko si concentrerà nel creare il terzo polo tanto caro anche all'Antitrust e finora frenato dal «fattore C». C come «cadrega», in un ambiente, quello dei grandi manager bancari, in cui nessuno ha piacere nel mollare la poltrona a un collega.
Gira e rigira, al centro dei ragionamenti c'è il Monte dei Paschi di Siena. Che però, prima di tutto, dovrà portare a compimento la cessione ad Amco di 8 miliardi di crediti deteriorati per cui attende, dopo il sì di Bruxelles, il via libera della Bce e ridurre il rischio legale (4,8 miliardi), metà del quale dipende da come finirà il processo agli ex vertici Viola e Profumo. Il pretendente più gettonato resta Bper.
carlo fratta pasini giuseppe castagna
Servirà però tempo, visto che l'ad Alessandro Vandelli dovrà prima iniziare la digestione degli sportelli in arrivo. L'altro candidato è il Banco Bpm: qui, oltre alle smentite, a frenare c'è anche il possibile rafforzamento patrimoniale che la scelta potrebbe comportare, nonostante la linea «morbida» promessa dalla Bce. La Borsa guarda avanti, ma i tempi per vedere nuove nozze in banca potrebbero essere più lunghi del previsto.
2 - A CHI IL MPS?
Camilla Conti per “la Verità”
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La mossa di Messina ha però fatto tornare la febbre da risiko in Borsa anche per gli altri titoli bancari. In primis, quelli del Banco Bpm (+5,5%) e l'eterna cenerentola in attesa del principe azzurro, Mps (+15%). Il Messaggero di domenica ha scritto che Unicredit (ieri +0,3% in Piazza Affari) starebbe esplorando l'ipotesi di un'aggregazione con un rivale italiano e riporta di un incontro tra Jean Pierre Mustier e l'ad di Banco Bpm Giuseppe Castagna. Unicredit non ha commentato. Tuttavia, venerdì scorso in un'intervista al quotidiano svizzero Finanz und Wirtschaft l'amministratore delegato Mustier ha ribadito che la banca non guarda a fusioni o acquisizioni.
Sempre Il Messaggero scrive che in alternativa Banco Bpm potrebbe fondersi con Bper e Mps, secondo un progetto accarezzato dal ministero del Tesoro. Il 30 giugno anche l'agenzia Reuters aveva riferito che Siena stava valutando scenari di integrazione con altri istituti tra cui l'istituto di piazza Meda. Voci smentite dal presidente del Banco (ed ex numero uno del Monte), Massimo Tononi.
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