
FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO"…
Martina Pennisi per il Corriere della Sera
«In definitiva, solo perché Yahoo! ha una barra di ricerca non vuol dire che sia Google». Evan Spiegel, fondatore e amministratore delegato di Snap, società genitrice dell' applicazione Snapchat e degli occhiali Spectacles, ha provato così a scacciare lo spettro di Facebook, fra i principali indiziati per il tonfo del fantasmino.
miranda kerr quotazione snapchat dietro il fidanzato evan spiegel
L' appuntamento era uno di quelli da non bucare: ieri Snap era alla prima prova dopo la quotazione in Borsa dello scorso marzo. Dopo la presentazione dei dati trimestrali, il titolo è scivolato di 20 per cento, intorno a 18 dollari. Cosa è successo?
I numeri, prima di tutto: nel trimestre in esame, Snap ha perso 2,2 miliardi di dollari.
Un rosso molto più accesso di quello, da 104,6 milioni, dell' anno prima riconducibile ai costi legati all' Ipo e ai premi (in azioni) ai dipendenti. Il solo Spiegel ha intascato più di 550 milioni. Si tratta quindi di buco una tantum.
Anche le perdite operative, 188 milioni, e i ricavi, 149 milioni, non hanno centrato le attese. E la crescita della partecipazione attiva non è arrivata al 10 per cento, come gli analisti si auguravano, ma è stata del 5 per cento. La più lenta anno su anno negli ultimi due (e Twitter sa quanto un' adozione lenta pesi sul destino di queste piattaforme). A creare e fruire contenuti con l' app di Spiegel sono 166 milioni di utenti al giorno.
Qui casca l' asino e crolla l' azione: Instagram, di proprietà di Facebook, ha annunciato il mese scorso di avere 200 milioni di persone impegnate quotidianamente nella creazione di Storie. Il formato inventato da Snap e portato da Menlo Park su tutte le sue app (anche se l' unica che si è dimostrata adatta è quella fotografica).
«Se vuoi essere una società creativa devi accettare positivamente il fatto che copino i tuoi prodotti», ha minimizzato Spiegel. Non è così semplice: anche il comparto hardware, di cui Facebook è ancora sprovvisto, non ha dato soddisfazioni.
In base agli 8,3 milioni dovuti alla generica voce «other» si può presumere che siano stati venduti 60 mila Spectacles. Pochini. E ancora, c' è da preoccuparsi sul fronte dei contenuti video. Facebook starebbe per presentare, si parla di giugno, una serie di format per competere con Netflix e Amazon. E schiacciare Snapchat.
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