cliniche odontoiatriche

STRINGIAMO I DENTI! FONDI E INVESTITORI STRANIERI: TUTTI VOGLIONO LE CLINICHE DENTISTICHE ITALIANE - L’ULTIMO COLPO LO HA MESSO A SEGNO JAVIER BOTIN, FIGLIO DEL FONDATORE DEL BANCO DI SANTANDER EMILIO - IL GIRO D’AFFARI DEL SETTORE E’ DI 10 MILIARDI

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Giorgio Lonardi per “Affari & Finanza - la Repubblica”

 

È partita la caccia alle cliniche odontoiatriche del Bel Paese. Tutti le vogliono, dai fondi di private equity ai gruppi stranieri e italiani. A patto che si tratti di catene con un proprio marchio composte da numerosi studi professionali e con una buona redditività. Secondo i dati forniti dall' Agenzia delle Entrate nel 2014 il giro d' affari degli studi dentistici italiani è stato di 7,3 miliardi di euro.

 

"Secondo le nostre stime", precisa Roberto Rosso fondatore di Key-Stone, società di ricerca specializzata nel settore, "il fatturato del comparto è in realtà di circa 10 miliardi di euro. Noi monitoriamo da tempo l' intera filiera e solo gli acquisti di materiali raggiungono 1,2 miliardi. In questo quadro le catene 'pesano' per circa 500 milioni e hanno buone prospettive di crescita".

 

Una fresca indagine di Key-Stone ci mostra da una parte che il mercato delle cure odontoiatriche è uscito dalla crisi del biennio 2011-2013 registrando nei dodici mesi fra ottobre 2014 e ottobre 2015 una crescita del 4%. E dall' altra che il numero delle cliniche affiliate alle 47 catene censite è aumentato del 24% nel giro di un anno passando da 560 a quota 697.

 

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"Dal 2012 ad oggi - osserva ancora Rosso - si è registrato un incremento complessivo del 224% " L' ultima acquisizione in ordine di tempo l' ha messa a segno Javier Botin, figlio di Emilio Botin, il fondatore del Banco Santander e fratello di Ana Patricia Botin che dello stesso Santander è oggi il presidente esecutivo. Ebbene Botin, nella sua veste di presidente del private equity Jb Capital Markets, ha rilevato la catena Vitaldent presente sia in Spagna che in Italia.

 

Il prezzo dell' operazione, perfezionata il 9 novembre in seguito al disco verde ricevuto dall' Audiencia Nacional (il Tribunale Spagnolo) per un gruppo in serie difficoltà economiche, è di 18,5 milioni più altri 40 milioni come aumento di capitale per finanziare gli investimenti . Oggi, dunque, Botin controlla il 70% di un network in franchising composto da 341 studi dentistici in Spagna e 109 in Italia per un giro d' affari di 345 milioni nella penisola iberica e di altri 101 nel Bel Paese.

 

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Pochi mesi prima, a giugno, è stata la volta di L Capital, il fondo controllato dal colosso del lusso Lvmh che ha concluso l' acquisizione dell' 80% di Bistar, la società che controlla il marchio Caredent (34 cliniche e 50 milioni di ricavi). Ai fondatori di Caredent Italia, i bergamaschi Chicco Reggiani e Christian La Monica, rimane il 20% della società e la responsabilità della gestione. L' obiettivo: accelerare la crescita per raggiungere il traguardo di 100 cliniche entro il 2020.

 

Lo studio di Key-Stone evidenzia inoltre come la presenza dei private equity abbia dato una robusta spinta a un settore contraddistinto da forte frammentazione e alta redditività. Sono proprio i fondi ad alimentare la crescita del comparto favorendo le aggregazioni. Lo conferma a marzo di quest' anno l' ingresso del fondo svizzero SRD Saruda Investments nel capitale della Blundental Clinique (16 centri odontoiatrici) con il 49% . E lo certifica la mossa di ArchiMed, un altro private equity che a luglio del 2015 ha rilevato una quota di minoranza del Centro Dentistico Primo (18 cliniche).

 

A ogni modo le operazioni più rilevanti le ha messe a segno Dentalpro Professional System, fondata nel 2010 da Michel Cohen e dai medici implantologi Samuele Baruch e Paolo Tonveronachi.

JAVIER BOTINJAVIER BOTIN

 

Grazie alle acquisizioni del Gruppo Giovanni Bona Cliniche Dentali e della Dentadent avvenute fra giugno e luglio di quest' anno la stessa Dentalpro è oggi la maggiore catena italiana del settore potendo contare su 103 cliniche (saranno 109 entro fine anno) e su un giro d' affari 2016 stimato in 115 milioni di euro.

 

Il mix tra nuove aperture e acquisizioni ha inoltre fatto lievitare l' occupazione. A fine ottobre infatti l' azienda aveva 1.540 collaboratori di cui mille sono dipendenti e 540 medici odontoiatri a partita Iva. Ancora nel 2015 Dentalpro fatturava 44 milioni e aveva 540 addetti (315 dipendenti e 225 medici). Ma non basta. Perché l' azienda può contare su un Ebitda del 20%, paragonabile a quello delle griffe del lusso. Un risultato ottenuto grazie al buon rapporto qualità-prezzo ("noi - dice Cohen - non siamo low cost"), a una organizzazione efficiente e ai forti sconti sull' acquisto dei materiali che oscillano fra il 30% e il 40%.

MICHAEL COHENMICHAEL COHEN

 

Ma anche ai finanziamenti ai clienti da 12 a 60 mesi che vengono concessi grazie agli accordi con due gruppi bancari. Certo, il successo della società guidata da Cohen è stato supportato da un private equity e cioè il fondo Summit Partners che nel 2015 ha rilevato il 58% del capitale mentre il 42% rimane nelle mani del management e di altri soci. Così come va sottolineato che per l' acquisizione del Gruppo Giovanni Bona la stessa Dentalpro abbia emesso un bond da 80 milioni di euro.

 

Ma il vero punto di forza del gruppo è nel modello di business che fa perno su due scelte di fondo: tutte le cliniche sono a gestione diretta ("in questo business osserva Cohen - il franchising non funziona") e quasi tutte le cliniche del gruppo hanno sede in un centro commerciale, il che consente l' apertura sette giorni su sette dalle 9 del mattino alle 20.

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