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1 - TACO BELL® BREAKFAST SHORT FILM
2 - TACO BELL SFIDA MCDONALD’S
Marco Belpoliti per “la Stampa”
spot di taco bell contro mcdonalds 1
È un paradosso che un brand internazionale attacchi in modo indiretto il suo diretto concorrente accusandolo di totalitarismo alimentare, evocando per questo il fantasma del Grande Fratello di orwelliana memoria, dal momento che oggi nel sentire dei consumatori sono i brand che somigliano alle dittature totalizzanti e non più gli Stati, con l’eccezione, a suo modo sintomatica, della Corea del Nord, fantasma che aleggia anche nel video della Taco Bell. Che l’obiettivo polemico della Taco sia McDonald’s lo dimostra il panino che gira tra le mani dei biechi militari, e diventa anche una mina che esplode nella corsa finale verso la libertà dei due giovani.
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LA MINACCIA
Lo spettro del comunismo si aggira per il mondo, verrebbe da dire, proprio mentre sta per aprirsi la Biennale d’Arte a Venezia in cui il guru consacrato sarà proprio il barbuto profeta di Treviri. Comunismo dittatoriale, dice la Taco, a sua volta multinazionale alimentare con nome messicano sede e capitali nella soleggiata California dei grandi brand informatici, loro sì in sospetto di spiarci e manipolarci con i Big Data, così da essere la vera dittatura invisibile nel Web.
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Nel video è ancora il Muro di Berlino il simbolo dell’oppressione insieme alla fila delle persone, che ricorda il pasto nel Gulag con guardiani, sorveglianti e il grigio dominante. Là dove si distribuisce il panino del breakfast mattutino, in alto, c’è il display con grandi numeri, incubo ricorrente nella società supermassificata in cui viviamo: essere solo un numero.
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A tutto questo si contrappone la libertà del ragazzo e della ragazza, copia adamitica che evade dall’Inferno comunista - la dittatura è solo questa nell’immaginario del brad californiano - per entrare nel sogno del grande prato, che invece di avere sullo sfondo il Mulino Bianco presenta una turrita città italiana, San Gimignano, mentre la strada dove si fa colazione in ambiente rigorosamente multietnico somiglia a una città della Mitteleuropa. La ragione della concorrenza e del conflitto tra marchi è evidente: la conquista del mercato.
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L’IMPORTANTE È SCEGLIERE
Non basta più la pubblicità in positivo, ci vuole quella in negativo, che è poi un altro positivo: Taco ti libera! Quello che questo spot suggerisce è che il valore fondamentale oggi sentito in Occidente, e forse non solo qui, è quello della libertà. In cosa differisce il cibo imposto dal Grande Fratello rispetto a quello trovato al di là del Muro? Non certo nel gusto o nella sua bontà. Non c’è un solo cenno a questo elemento nel video. Quello che conta è invece scegliere liberamente.
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Questo il messaggio. Ad attendere Adamo ed Eva, lui in felpa e lei in maglietta, fuori dalla prigione nordcoreana, è un’altra forma di società di massa, quella espressa del gruppo dei coetanei. Liberi da soli, o in coppia, ma sempre appartenendo a «qualcosa». C’è collettivo e collettivo: dal piazzale comunista alla movida strada per strada. Libertà, ma in community, altra parola magica del brand contemporaneo: dove vai se la community non ce l’hai?
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