1- È STATO UN ANNUS HORRIBILIS COME POCHI PER BERLUSCONI E I SUOI CARI: MEDIASET HA REGISTRATO UN CALO DEGLI UTILI DEL 73%, MONDADORI HA DOVUTO SBORSARE ALLA CIR DI DE BENEDETTI 560 MILIONI. SENZA CONTARE CHE L’UTILE NETTO DI SEGRATE È CROLLATO DEL 67% (I PERIODICI NEL 2012 HANNO GIA’ PERSO 38 MILIONI DI RICAVI) 2- E SEGRATE VA IN VENDITA: POTREBBE ESSERE ACQUISTATO DA BURDA E BAUER MEDIA 3- MA LE TRATTATIVE CON I TEDESCHI SI SONO ARENATE: “IL PROBLEMA È CHE I TEDESCHI VOGLIONO SOLO LE TESTATE CHE VANNO BENE (“GRAZIA”) O MENO MALE (“DONNA MODERNA”). QUI INVECE VOGLIONO VENDERE TUTTO (“PANORAMA”, “CHI”, “SORRISI TV”)” 4- NEMMENO AL BANANA LE COSE VANNO PER IL MEGLIO: “IL CAVALIERE HA PRELEVATO DAI CONTI DELLE SUE QUATTRO HOLDING CHE CONTROLLANO FININVEST LA BELLEZZA DI 127,7 MILIONI DI EURO, QUASI PROSCIUGANDOLI: ALLA FINE RESTAVANO APPENA 16,9 MILIONI DI EURO”

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Silvia Truzzi per il "Fatto quotidiano"

Paradossi - anzi: vendette - della crisi. A Segrate da tempo si sussurra (a voce alta) della dismissione del settore periodici, in calo drammatico di vendite, diffusione e pubblicità. Per intenderci si parla, uno per tutti, del Panorama dei finti scoop quirinalizi, reduce dall'ennesimo, inutile, lifting (ma in casa, si sa, è un'abitudine comune, a prescindere dai risultati).

Chi sono i pretendenti cui si affida questa ex principessa, ormai decrepita nonostante i lustrini? Due gruppi editoriali - secondo indiscrezioni categoricamente smentite da Mondadori - entrambi del Paese governato dalla "culona inchiavabile": Burda e Bauer media.

Delle trattative per la cessione si parla parecchio anche in Germania (dove però si punta soprattutto sull'ipotesi Burda che sta studiando per espandersi e già aveva provato un'avventura italiana con Rcs, finita nel 2004): da noi l'estate ha visto un crescendo di rumors. A fine luglio il giornale on line Lettera43 ha pubblicato un dettagliatissimo pezzo sulle strategie mondadoriane per uscire dal tunnel.

IL piano si chiama Bach e prevede la nascita di una nuova compagnia in cui far entrare tutti gli asset internazionali. Le attività extra-confini del gruppo sono le uniche ad andare bene (a differenza di quanto avviene per i periodici italiani che hanno perso 38 milioni di ricavi nel primo semestre 2012): nello stesso periodo, scrive il sito diretto da Paolo Madron, "i ricavi di Mondadori France sono cresciuti del 12,3%".

I tedeschi sono interessati principalmente a Grazia. La rivista fondata nel 1938, ha una ventina di edizioni internazionali ed è una delle poche a non aver perso lettori, come Donna Moderna. "Il problema - spiega un altolocato insider mondadoriano - è che i tedeschi vogliono solo le testate che vanno bene o meno male. Qui invece vogliono vendere tutto".

Il negoziato, secondo gli addetti ai lavori della Bundesrepublik, si è arenato proprio su questo punto. Ma a Palazzo dei Cigni se ne continua a parlare (in relazione anche a un possibile addio del vicepresidente e amministratore delegato Maurizio Costa, già pensionabile ma ancora in sella), non senza una certa urgenza.

È stato un annus horribilis come pochi per il gruppo e i suoi padroni: Mediaset ha registrato un calo degli utili del 73%, Mondadori ha dovuto sborsare alla Cir di De Benedetti 560 milioni per aver acquisito la casa editrice grazie a una sentenza comprata, definiti dalla presidente-primogenita "un esproprio " (a proposito di satira, ecco cosa recita il codice etico di Mondadori:

"Il Gruppo rifiuta la corruzione come strumento di conduzione dei propri affari. Non è, quindi, ammesso in alcuna circostanza corrompere o anche solo tentare di corrompere titolari di cariche pubbliche elettive, pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, così come privati. In particolare, nessuno può offrire, promettere o dare denaro o altri vantaggi per ottenere prestazioni indebite per il Gruppo o per sé").

Senza contare che l'utile netto di Segrate è crollato del 67%. E a poco varranno le copie - anche se sono 1 milione e 800 mila - delle Cinquanta sfumature di grigio, di nero e di rosso, fortunatissima porno-trilogia di E.L James.

Nemmeno al padre padrone le cose vanno per il meglio. Scrive Franco Bechis su Libero: "Il Cavaliere ha prelevato dai conti delle sue quattro holding che controllano Fininvest la bellezza di 127,7 milioni di euro, quasi prosciugandoli: alla fine restavano appena 16,9 milioni di euro contro i 144,7 dell'anno precedente e i 152,3 registrati al 30 settembre 2009".

Dove sono finiti quei soldi? "Una parte è sicuramente ricostruita nel dettaglio con il processo Ruby Bunga-Bunga. Il conto corrente 1/29 del Monte dei Paschi è lo stesso utilizzato per le regalie alle cosiddette Olgettine" e pure per l'acquisto della villa di Marcello Dell'Utri sul lago di Como, su cui sta indagando la Procura di Palermo. Chissà che non gli tocchi ringraziare proprio quei signori che lui vuole "fuori dall'euro"...

 

SILVIO BERLUSCONImarina e silvio berlusconiMarina BerlusconiCOPERTINA PANORAMA LUGLIO SORRISI E CANZONIBURDA