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Valentina Errante per Il Messaggero
Per sette anni i dieci milioni spariti dalle casse del Viminale sono stati dimenticati in Svizzera ed è ancora da accertare se l'investimento fantasma, avvenuto con l'ok del ministero, violasse anche le leggi sui capitali all'estero. Cioè se chi l'ha autorizzato abbia commesso un reato. E' il 27 marzo quando il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riceve la nota che deve averla sconvolta, suscitandole una serie di interrogativi a catena.
E' un documento del Dipartimento Libertà civili e immigrazione: 10 milioni di euro investiti in Svizzera dal Fec (Fondo edifici di culto) sono scomparsi. La Banque Hottinger vuole chiudere il rapporto e ha informato l'amministrazione che sui due conti intestati al Fondo rimangono circa 16 mila euro. Anzi uno dei due è in rosso di 86 euro. Fino ad allora in pochi conoscevano quella storia.
La domanda è scontata: chi? E poi: perché quei soldi sono finiti in Svizzera? Il 5 aprile il ministro istituisce una commissione interna; vuole capire in fretta cosa sia accaduto. Il 9 aprile parte una segnalazione alla Corte dei conti. E' il 2 maggio quando il capo di gabinetto del ministro firma una denuncia consegnata alla procura di Roma: due pagine che non spiegano l'origine di quell'investimento.
Così mentre il pm Paolo Ielo procedeva su input dei colleghi napoletani, che avevano scoperto i rapporti tra l'ex numero uno del Fec, il prefetto Francesco La Motta, e Rocco Zullino, broker della camorra finito in manette, è sulla genesi di quell'investimento fantasma che adesso si lavora.
LA DENUNCIA
Il documento spiega che l'investimento del Fec risale al luglio 2006. Non si spiega invece chi lo abbia autorizzato e perché lo Stato porti soldi in Svizzera. «Avendo la commissione d'indagine chiesto una proroga della scadenza dei lavori prevista per il 30 aprile, concessa fino al 30 maggio, si trasmette intanto il verbale del 10 aprile del cda del Fec, sui rapporti con la banca svizzera Hottinger».
Nella denuncia presentata si precisa che dalla rendicontazione, inviata dalla filiale di Lugano della banca al Viminale l'11 luglio del 2012, risultava un saldo attivo dell'investimento, che raggiungeva quasi undici milioni di euro. Ma la sede centrale della Hottinger di Zurigo ha precisato che quell'estratto conto «non era stato predisposto dalla medesima banca». Il saldo è di 16mila euro.
CAMORRA
Dove siano finiti quei soldi lo lasciano intendere gli atti dell'inchiesta napoletana: le intercettazioni tra Eduardo Tartaglia, il cugino di La Motta arrestato per associazione a delinquere di stampo camorristico e riciclaggio, Zullino, e l'ex bancario Claus Georg Beherend, l'uomo che taroccato i rendiconti per ingannare i clienti facoltosi della Hottinger.
la motta francesco prefetto IL PREFETTO FRANCESCOLA MOTTA CON FRANCESCA ROMANA MASSARO FRANCESCO LA MOTTA E SIGNORA - copyright PizziVittorio Sgarbi e Francesco La Motta Annamaria Cancellieri Ministro Cancellieri
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