DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino per il “Corriere della Sera”
È l’uomo che è riuscito a convincere anche gli italiani a bere caffè americano e a degustare il Frappuccino. Ora, dopo 40 anni di carriera e una candidatura di breve durata alla Casa Bianca, Howard Schultz ha dato addio alla sua creatura: Starbucks. […]
Sotto la sua gestione, il gruppo si è trasformato in una multinazionale da 111 miliardi di capitalizzazione a Wall Street, capace di 32 miliardi di ricavi grazie a una rete di oltre 36 mila negozi in 86 Paesi. Merito della spinta all’internazionalizzazione impressa da Schultz e della sua indubbia capacità di marketing.
Quell’arte che ha convinto gli americani a pagare un caffé 5 dollari, anziché 50 centesimi. Le sue abilità affabulatorie non sono però state sufficienti a guadagnargli l’elezione a Washington. Dopo aver coltivato il sogno di una corsa da indipendente, nel 2020 Schultz preferì ritirarsi dalla competizione per evitare di danneggiare il democratico Joe Biden nella sfida con il repubblicano Donald Trump.
Nel frattempo, del resto, il suo astro di paladino dei diritti civili si era appannato a causa delle condotte anti-sindacali rimproverate a Starbucks Secondo più inchieste, infatti, il gruppo avrebbe sistematicamente ostacolato la formazione di rappresentanze sindacali, licenziando i dipendenti attivi nelle organizzazioni dei lavoratori. Accuse a cui la catena ha reagito denunciando intimidazioni contro i lavoratori che rifiutavano di aderire ai sindacati.
Qualcuno sostiene che queste controversie siano la ragione principale dietro la decisione di Schultz di dimettersi da ceo di Starbucks per la terza volta. Negli ultimi tempi le critiche alla catena negli Usa si sono moltiplicati tanto da spingere il sindacato interno, lo Starbucks Workers United, a esortare i clienti al boicottaggio delle caffetterie per un giorno. […]
Al suo posto nel board entrerà Wei Zhang, ex manager di Alibaba, che avrà il compito di agevolare l’espansione di Starbucks in Cina. Per provare a calmare con un caffè le tensioni fra Pechino e Washington.
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