DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell'articolo di Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
Ricky Tognazzi la chiama «cucina di modernariato». E qualcosa in materia la sa, visto che suo padre di libri a tema ne aveva scritto quattro. In uno, L’Abbuffone , aveva condiviso anche la ricetta della «pasta all’infuriata», variante della pasta all’arrabbiata, condita però con vodka piccante. Capostipite, secondo il regista italo-americano Roberto Serrini nel documentario Disco Sauce: The Unbelievable True Story of Penne Alla Vodka , delle varianti che negli anni 80 hanno imperversato nelle cucine dei ristoranti italiani e non […]
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ammette Marcella Bella, che ai bei tempi di Montagne verdi tirava tardi con Loredana Bertè. «Tappa obbligata il Nepentha di Milano, per ballare, oppure la trattoria Arlati, nella cantina buia dove cantavamo: ci potevi trovare anche Battisti, Formula 3, tantissimi artisti. In entrambi i locali le penne alla vodka erano d’obbligo». Quei tempi se li ricorda pure Jerry Calà, […]: «Penne alla vodka e risotto allo Champagne erano un must nelle sere che si andava a ballare. Ma devo dire la verità: quando con i Gatti abbiamo cominciato a guadagnare benino, andavamo solo nei ristoranti dove si mangiava bene. Avremmo potuto scrivere una guida: Umberto Smaila era un vero gourmet.[…]».
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Ma eravamo partiti da Ugo Tognazzi e dall’ossessione per le penne alla vodka del regista Serrini, che Good Morning Italia ha ricordato nel suo Briefing di ieri, catapultandoci in un’epoca (culinaria) che sembrava morta e sepolta e che invece ha ancora i suoi cultori. Altrimenti, locali come il già citato Nepentha Club non terrebbe nel menu l’iconico primo. «Per i clienti più fedeli siamo pronti a cucinare le nostre penne anche alle 4 del mattino», cioè a fine danze, assicura il direttore artistico Francesco Zerella.
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[…] Peraltro, la dietologa Carla Lertola neppure le demonizza: «La vodka, come qualunque alcolico, a 77 gradi evapora e anzi lascia un buon aroma. La panna? Se proprio serve, basta metterne poca». Ricky Tognazzi la versione senza panna di Ugo la ricorda bene. «Era un classico nelle cene del torneo di tennis che mio padre organizzava a Torvaianica. In palio c’era lo “Scolapasta d’oro”, alternativa ruspante all’“Insalatiera d’argento” della Coppa Davis. Partecipavano Gassman, Villaggio, Pavarotti, Bongusto, una volta venne perfino uno dei Rolling Stones. Il rituale prevedeva l’infornata di pizza con mortadella tra le 18 e le 19, la spaghettata tra le 22 e le 23 e i polli arrosto intorno all’una. La prima sera eravamo una ventina, l’ultima si chiudeva con 3-400 persone». Altri tempi. E stomaci di ferro.
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