LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Paola Pisa per "Il Messaggero"
«Per me la donna è una dea. Dicono che i miei vestiti rendano le donne inavvicinabili, è proprio quello che voglio, perchè le considero esseri divini. La Lupa capitolina è il premio più bello della mia carriera: sono nato a Roma, vivo a Roma e lavoro a Roma. Qui ho aperto il mio primo atelier. Mi sento romano al cento per cento e voglio dedicare questa Lupa alla mia città ». E' commosso Roberto Capucci, uno dei più grandi sarti-artisti del mondo, quando in Campidoglio riceve il riconoscimento al suo lavoro, alla sua originalità , alla sua volontà di restare lontano dalla moda urlata e commerciale.
«Oggi creo con la stessa emozione di quando avevo vent'anni. Non è cambiato nulla». Capucci inventa abiti da sogno, sculture da indossare meravigliose e inconfondibili, visioni artistiche in tessuto che hanno fatto il giro dei musei del mondo dal momento che, trent'anni fa, ha deciso di restare lontano dalle passerelle.
La sua carriera è costellata di successi internazionali, di riconoscimenti, di clienti altolocatissime. Sostenuta da una passione che non accenna a diminuire. Inizia poco più che ventenne, nel 1951 è a Firenze scelto da Giovanni Battista Giorgini tra i talenti italiani. Nel 1952 è alla Sala Bianca di Pitti con il primo nucleo del made in Italy. Poi arriva l'atelier in via Sistina, di seguito quello, storico e per sempre, di via Gregoriana. Intanto nascevano abiti rivoluzionari, come quelli «a banjo» e soprattutto quello «a scatola» che gli è valso l'Oscar della moda. Dior ha detto di lui che era uno dei geni italiani.
Una puntata a Parigi, atelier in rue Cambon, il ritorno in Italia, le sfilate, poi l'addio e i contatti con i musei. Esposizioni in Austria, Germania, Giappone, America. Tantissime in Italia. Un abito anche alla Biennale di Venezia. E poi la Fondazione, a Firenze, a Palazzo Bardini: in quella sede Capucci ha portato 450 abiti, 300 disegni, filmati, articoli. Roma, va detto, in quel momento (era il 2007) ha perso un treno. Firenze è stata più veloce nell'offrire una location a tanta spettacolare e mirabile arte sartoriale.
«Se Roma mi dicesse che ha una sede per me tornerei domani stesso», dichiara il maestro che adora la Capitale. E chissà che una novità non arrivi nelle prossime settimane. E' stato Alemanno ieri a dichiarare: «Una Casa della moda a Roma ci sarà . La prossima settimana scioglierò la prognosi. Potrebbe essere a Villa Ada, mi sembra una ottima soluzione. Anche se c'è una sorta di rivolta da parte delle organizzazioni ambientaliste che rivendicano quei padiglioni».
I vestiti di Capucci, sembrano farfalle, fuochi, girandole, sono ricchi di plissè fittissimi, pieghe sapienti o drappeggi infinitesimali. Dieci, cento colori abbinati insieme in un solo modello con un gusto cromatico assoluto. Dovuto in gran parte dal suo amore per l'India e i numerosi viaggi in Oriente. La sua prima cliente fu Isa Miranda, poi arrivarono Doris Duranti e Elisa Cegani. Ha vestito Marilyn Monroe, Gloria Swanson, Jacqueline Kennedy, in speciali occasioni. Suo l'abito in velluto viola, verde scuro e rosso prugna, con cui Rita Levi Montalcini ha ricevuto il Premio Nobel a Stoccolma. Suoi i vestiti di scena di grandi cantanti d'opera, come Raina Kabaivanska.
Capucci ha sempre dichiarato che Silvana Mangano è stata un po' la sua musa, per eleganza. discrezione, bellezza. Si sente onorata Silvia Venturini Fendi, presidente di AltaRoma e riconosce che il maestro «è un grande artefice di creatività , un uomo di coraggio». E' Valeria Mangani, vicepresidente di AltaRoma a tracciare la Capucci story. Sono presenti amici, addetti ai lavori, fans, tutti uniti in un enorme, affettuoso e ammirato, applauso.
ROSSELLA SENSI ROSELLA SENSI ROBERTO CAPUCCI E GIANNI ALEMANNO ROSELLA SENSI ILARIA FENDI ROBERTO CAPUCCI GIANNI LETTA ROBERTO CAPUCCI GIANNI ALEMANNO MILENA VUKOTIC E MARITO MARISELA FEDERICI PADRE SIMEONE
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