“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Foto di Luciano di Bacco per Dagospia
Valeria Arnaldi per Il Messaggero
Eventi, mostra, incontri, presentazioni. E, soprattutto, momenti di approfondimento e dibattito, tra passato e presente del tatuaggio. Non vuole essere solo una rassegna ma una vera e propria anteprima del Roma Tattoo Museum che sarà inaugurato in primavera nella Capitale, la manifestazione Contatto, dedicata al mondo del tatuaggio, che si è aperta ieri sera al Centro Studi Cappella Orsini in via di Grotta Pinta dove proseguirà fino a venerdì 18. Molti i big del tattoo presenti all' apertura, da Kubo a Gippi Rondinella, da Gian Maurizio Fercioni a Gabriele Donnini.
Ad accendere i riflettori sul tema nella sua lettura più moderna Roberto D' Agostino. «Oggi, in Italia, una persona su tre è tatuata - dice D'Agostino - il tatuaggio ci racconta che il corpo con cui si nasce non basta più, viene trasformato, è protagonista di un costante work in progress. In quest' ottica, il tatuaggio non è solo decorazione ma narrazione di ciò che la persona vorrebbe essere. È un modo per affermare: sono ciò che voglio. E una forma di comunicazione istantanea. È questione di identità». Oggetto delle riflessioni della serata, Roma e lo spazio che la Capitale ha riservato e riserva al tatuaggio tradizionale.
Obiettivo, introdurre a storia e sentimento del tattoo, aprendo la strada al museo. «Questa manifestazione è una mini-anticipazione di ciò che succederà quando, tra marzo e aprile, apriremo lo spazio museale racconta Kubo, curatore del Roma Tattoo Museum con sede in via dei Campi Sportivi, che ha collaborato con Gabriele Donnini a questo ciclo di appuntamenti. Al suo interno ospiteremo una ricca collezione di oggetti legati al mondo del tattoo, tra vecchie macchine, disegni che i tatuatori esponevano per far scegliere i clienti e uno studio che sarà frequentato da tatuatori di tutto il mondo, quelli anziani però in grado di portare avanti la tradizione».
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Il museo romano, dopo la chiusura di quello di Amsterdam, sarà uno dei pochi al mondo dedicato al tatuaggio e fruibile come una struttura pubblica. L'intento è riscoprire la cultura del tattoo per affascinare un pubblico di curiosi ma anche sorprendere esperti e addetti ai lavori, riportandoli alle radici di genere e mestiere, e perfino indirizzare al meglio possibili nuove leve.
invitati alla mostra sul tatuaggio (2)
Ad animare la collezione permanente saranno incontri e seminari.
«Oggi i tatuatori si comportano come rockstar afferma Kubo ma io dico sempre che il tatuaggio non è arte. Il tatuatore è un artigiano che permette, attraverso il suo lavoro, ad altri di fare un viaggio interiore. Questa anima del tatuaggio deve essere preservata». «In un' epoca in cui basta un tasto per cancellare un' infinità di dati - conclude D' Agostino - sulla pelle si vogliono segni che restano».
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