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Angela Pederiva per "il Messaggero"
L' ultimo messaggino, inviato alla chat degli amici di sempre, è delle 13.55: «Chi esce oggi?». Sono sette i maschi del gruppo, e ci sono anche le femmine, ma risponde solo uno, alle 14.09: «Nop», come dicono gli adolescenti di oggi quando è no. Da quel momento in poi, un pomeriggio d' inizio primavera diventa un giallo lungo 2.472 passi.
Quelli che Marta Novello, studentessa universitaria di 26 anni, compie con le cuffiette sulle orecchie, le chiavi di casa in tasca e il cellulare in mano. Un chilometro e mezzo che il 15enne, rimasto all' improvviso senza compagnia, percorre invece in sella alla sua bicicletta da corsa, con un coltello da cucina addosso. Finché alle 17 i loro destini s' incrociano, in un fossato adiacente a una strada di campagna, a Marocco di Mogliano Veneto.
Nessun testimone e troppo sangue: lui che la aggredisce con veemenza, lei che si difende come può. Almeno venti fendenti che, secondo gli inquirenti, potrebbero essere il drammatico epilogo di un tentativo di rapina, magari la ricerca di soldi per pagare un po' di droga. Ma non viene scartata nessuna ipotesi, nemmeno quella della reazione di rabbia a un invaghimento non corrisposto, in attesa che il ragazzino parli all' udienza di convalida e la giovane possa risvegliarsi dal coma. Marta sta lottando tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione dell' ospedale di Treviso: è stata sottoposta ad un delicato intervento chirurgico ai polmoni, squarciati da almeno otto colpi.
Il giorno dopo, in via Marignana è il consueto viavai di podisti e ciclisti, solo un po' più curiosi del solito per l' andirivieni delle televisioni e dei carabinieri.
LE ANOMALIE Il tenente colonnello Ermanno Luigi Magistris, comandante della compagnia di Treviso, fa il punto sulle indagini per tentato omicidio, coordinate dal pm Giulia Dal Pos, della Procura per i minorenni di Venezia: «L' ipotesi iniziale è quella di una rapina. Però le stiamo vagliando tutte e non ne tralasciamo nessuna».
Agli occhi degli investigatori, non sfuggono infatti le anomalie di un assalto per denaro in pieno giorno, in una zona frequentata, ai danni di una donna che non ha con sé nemmeno una borsa e che potrebbe riconoscere l' aggressore perché abita a qualche centinaio di metri da casa sua, con un accanimento che sembra suggerire più rancore per un torto che reazione a un imprevisto.
Quando il ragazzino in bicicletta ha visto la sagoma della vittima intenta a correre sul ciglio della strada di campagna, ha estratto immediatamente dalla tasca un coltello da cucina e ha iniziato a colpirla alle spalle più e più volte. La foga è stata tanta che ha perso il controllo del mezzo finendo insieme alla ragazza nel fosso che costeggia la carreggiata. Sull' asfalto, capovolta, è rimasta solo la bici, notata da due operai passati qualche minuto dopo il fatto.
«I due operai che si sono fermati a prestare i primi soccorsi pensavano a un incidente, ma poi hanno notato l' aggressore che continuava a colpire la vittima e allora l' hanno tenuto fermo, fino al nostro arrivo», chiosa ancora l' ufficiale.
Tuttavia i militari dell' Arma hanno acquisito un elemento che, in questa prima fase di accertamenti, potrebbe sostenere proprio l' idea della rapina finita male. «Sembra che lui avesse bisogno di soldi», confida un investigatore. Il 15enne sarebbe quindi uscito di casa con il coltello, dalla lama lunga una decina di centimetri, con il proposito di aggredire una persona qualsiasi.
Messa così, Marta sarebbe stata un obiettivo casuale, scelta solo perché in quel frangente non c' era nessun altro.
LE PERPLESSITÀ Fuori dal Retrò Bar, gli amici della studentessa non nascondono le loro perplessità. Sono quattro ragazzi e una ragazza, ma la voce è una sola: «Non è stata una rapina. Li hanno visti camminare insieme per 200 metri. Forse lui l' ha seguita».
L' avvocato Matteo Scussat non si sbilancia, pur facendo capire che il suo assistito intende collaborare con le autorità e chiarire i punti oscuri. I due hanno avuto un primo incontro lunedì sera in caserma e un successivo colloquio ieri mattina in carcere, nel Centro di prima accoglienza di Treviso, dove l' adolescente si trova in una camera singola ed è «dispiaciuto e consapevole» secondo chi l' ha visto. «Il pensiero della sua famiglia dice il legale va alla ragazza e ai suoi cari, in questo drammatico momento di dolore.
Speriamo che lei possa uscire presto dalla fase critica. Dopodiché lui risponderà di quello che ha fatto».
I CONTROLLI Il sindaco Davide Bortolato aveva sentito parlare del 15enne in occasione dei controlli anti-Covid della polizia locale. «Assembramenti fra ragazzetti spiega ma senza particolari problemi. I suoi coetanei me lo descrivono come un bulletto, ma io non lo conosco. La mia ipotesi è che possa essere stato mosso dalla droga, o da qualcosa di personale, sennò non mi spiego una furia del genere. Povera ragazza...». È quello che dicono tutti qui. E lo scrivono pure, su un lenzuolo bianco con un cuore rosso: Forza Marta siamo con te.
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