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“Ai” significa “amore” in cinese. E’ anche il nome dell’artista cinese più famoso, Ai Weiwei, detestato dal suo governo, dissidente al quale fu confiscato il passaporto 3 anni fa e che è sorvegliato 24 ore al giorno.
Quando il giovane artista Wu Tun, impiegato dallo studio di Ai Weiwei, ha messo sul sito di shop on line “Taobao” la maglietta con lo slogan “Ai can’t be here” (Ai non può essere qui), è stato costretto a chiudere nel giro di quattro giorni. “Taobao” è la versione cinese di “ebay” e “Amazon”, gestita dal gruppo cinese “Alibaba”, gigante dell’ e-commerce. Il suo fondatore, Jack Ma, ha una sua gerarchia: «Prima i consumatori, poi gli impiegati, terzo gli azionisti». Suona bene, ma nella gerarchia manca del tutto il governo, che in realtà è la priorità. E lui lo sa bene, infatti ha sempre dichiarato: «Bisogna seguire le regole. Se non puoi cambiare la legge, segui la legge». Cioè ciò che il Partito Comunista Cinese ritiene accettabile. L’autocensura e la prostrazione sono comuni in Cina. La praticano anche “Yahoo”, “Linkedln” e “Bloomberg”, che aggradano il palato del CCP.
Quando “Alibaba”, inizialmente snobbato dal governo cinese, ha cominciato a diventare un’entità che creava lavoro, allora il governo cinese lo ha sostenuto. La compagnia è stata in grado di prendere le idee delle sue rivali occidentali e applicarle nel suo paese. Nel tempo il gruppo è diventato massiccio, una vera potenza. Se esiste qualcuno in grado di suggerire alcuni cambiamenti nella politica cinese, è proprio “Alibaba”. Poteva essere il caso in cui potenti privati influenzavano potenti politici.
magliette pro-Ai WeiWei vietate su Taobao
Ma gli affari sono affari. Anche se Ma ha avuto il coraggio di simpatizzare con i manifestanti di “Occupy Hong Kong”, si tiene lontano dal confronto con il governo centrale. La chiusura della vendita delle magliette “Ai can’t be here” può essere stato un ordine dall’alto, più probabilmente è stato un atto di autocensura. Tutto ciò che riguarda Ai Weiwei infiamma le autorità, meglio evitarlo.
Eppure Ma ha un passato che fa ben sperare. Era insegnante di inglese a Hangzhou , guadagnava 12 dollari al mese, e alle 17 persone con cui divideva l’appartamento raccontava la sua visione. Le convinceva a lavorare per una piattaforma che “combattesse con spirito innovativo le aziende governative”. Quella linfa pare esaurita. “Alibaba” si è forse allineata alle altre imprese e al gusto dei burocrati. E’ il prezzo del business.
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