DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Estratto dell’articolo di Irene Famà per www.lastampa.it
Un consulente informatico della procura. Due ex carabinieri dei Ros che, con il capitano Ultimo, parteciparono alla cattura di Totò Riina. Ex poliziotti e ancora altri ex carabinieri. Tutti insieme a gestire in modo illegale servizi di security (la vigilanza a strutture pubbliche e concerti e altro tipo di eventi) e a portare avanti indagini private non autorizzate.
Con metodi spavaldi e decisamente al di là della legge. Il pubblico ministero Gianfranco Colace ha chiuso l’indagine monstre su questo sistema di gestione della sicurezza privata. E ha individuato ventotto persone indagate, a vario titolo, per corruzione e associazione a delinquere finalizzata ad accessi abusivi, email false, esercizio abusivo della professione di investigatore.
Tre, almeno, i personaggi di spicco di questa vicenda. Il primo è Riccardo Ravera, nome in codice «Arciere», ex maresciallo dei Ros, faceva parte della squadra del capitano Ultimo e poi finito in varie inchieste giudiziarie. Amministratore di fatto delle società Crew Service e Crew Investigazioni.
Con lui anche Pinuccio Calvi, nome in codice «Vichingo», l’uomo che, secondo la leggenda, materialmente strinse le manette ai polsi del boss mafioso e da qualche anno ritirato a vita privata ad occuparsi di vino. Il terzo nome di rilievo è quello di Giuseppe Dezzani, pinerolese, consulente per i servizi informatici della procura di Torino. E ancora. Davide Barbato, ex addetto al servizio scorte della Questura. E Maurizio Emilio Trentadue, ex comandante del Nil dei carabinieri di Torino.
[...] Con 30mila o 40mila euro si potevano trovare professioniste «capaci di creare situazioni imbarazzanti per i soggetti da monitorare, così da procurarsi indebitamente notizie o immagini della vita privata». Tra gli elementi più clamorosi di quest’inchiesta ci sarebbero gli accessi abusivi a sistemi informatici utilizzati da esponenti delle forze dell’ordine. [...]
Gli episodi contestati raccontano una battaglia senza scrupoli per ottenere il monopolio della security a Torino e non solo. E per limitare a zero i problemi. Ravera, secondo gli inquirenti, avrebbe chiesto ai “suoi fidati” di attivarsi per ottenere informazioni su l’assetto del servizio di sicurezza del Lingotto. Per fare un esempio. Carpire informazioni, dunque. E ottenere denaro e biglietti per svariati eventi.
Trentadue, invece, avrebbe agito «contro i suoi doveri d’ufficio» per promuovere «gli interessi di Ravera». Ad esempio «attivandosi per ottenere l’annullamento di una sanzione amministrativa» nei confronti dell’amministratore delegato della Crew Service in occasione di un controllo del personale «impiegato al concerto di Tiziano Ferro», il 21 giugno 2017 allo stadio Olimpico. Oppure «disponendo d’iniziativa un controllo» nei confronti di un’altra società di investigazioni. In cambio? Ravera sfodera tutte le sue conoscenze e lo accompagna da un generale in servizio alla Presidenza del Consiglio per farlo entrare nei servizi segreti.
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