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Cirino Pomicino per Dagospia
Nella mia bella e magica Napoli è iniziata la tre giorni del giornale “la Repubblica” con il solito intrigante titolo “la repubblica delle idee”. Una sorta di adunata delle migliori intelligenze vicino al giornale o addirittura collaboratori dello stesso. Mi ha colpito, però, uno slogan che campeggia sin dalla prima giornata di discussione e cioè “qui la diversità è una ricchezza”.
Affermazione giusta molto cara alla mia democrazia Cristiana quando si alleava con i vari partiti laici e socialisti ma anche quando guardava al proprio interno. Incuriosito ho letto il programma e i protagonisti e non sono riuscito a trovare la “diversità”. Ho visto invece uno spaccato di intelligenze, di culture e di politica con uno “stampino” pressoché simile se non addirittura uguale e ripetitivo. Mi è sembrato un ricordo articolato del mondo di Eugenio Scalfari e delle sue visioni spesso disastrose e molte altre volte geniali e appassionate.
Della diversità neanche l’ombra. Un democristiano antico o un popolare nuovo avrebbe forse ravvivato il dibattito ponendo una domanda semplice. Quel mondo che tanto ha innovato nel giornalismo italiano ha qualche responsabilità sull’attuale declino del sistema politico italiano ormai fortemente personalizzato e privo di ogni riferimento culturale? E ancora, quel mondo ha responsabilità sulle cosiddette privatizzazioni che ha privato l’Italia di eccellenze senza affrontare il tema della internazionalizzazione del nostro capitalismo limitandosi solo a vendere o a svendere?
E che dire della signoria del denaro che negli ultimi 30 anni ha alimentato ricchezze elitarie e povertà di massa? Quella intrigante kermesse non è forse troppo autoreferenziale come lo era sostanzialmente il suo fondatore? Insomma giganteggia l’orgoglio delle certezze piuttosto che la saggezza del dubbio in una tre giorni dove la diversità vera sarebbe stata molto utile ad un dibattito sempre più povero di idee.
Ma forse sbaglio io condizionato come sono alla mia “ giovane” età dal ruolo essenziale nella nuova Europa del popolarismo che resta ancora la più fertile cultura politica e il maggiore partito e più ancora la vera garanzia nel custodire, sviluppare e ammodernare i valori dei padri della Unione Europea. Paolo Cirino Pomicino abbonato a Repubblica
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