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SEI SECONDI E IL PONTE MORANDI NON CI SARA’ PIU’ – ALLE 9 GENOVA NON SARA’ PIU’ LA STESSA: UNA TONNELLATA DI DINAMITE DEMOLIRA’ QUEL CHE RESTA DEL PONTE SPEZZATOSI IN DUE LA MATTINA DEL 14 AGOSTO 2018 – IL TIMORE DEGLI SCIACALLI CHE POTREBBERO ENTRARE NEI QUARTIERI EVACUATI. LA PAURA CHE, CON L'ESPLOSIONE DEL PONTE, POSSANO CROLLARE ANCHE LE CASE – INTANTO L'INCHIESTA PER OMICIDIO COLPOSO PLURIMO E ATTENTATO ALLA SICUREZZA DEI TRASPORTI VA AVANTI….
Claudia Guasco per “il Messaggero”
Sei secondi e il ponte Morandi non ci sarà più. Da 320 giorni incombe con i suoi monconi sulle case della zona rossa e da questa mattina alle 9 Genova non sarà più la stessa. Lo chiamavano il ponte di Brooklyn, in tanti ricordano quando è stato costruito e ora lo vedranno in briciole. «Stanotte non dormirò», dice con gli occhi lucidi Ester Bianchi, 80 anni, che alle tre del pomeriggio della vigilia, con il figlio e il cagnolino, abbandona il suo appartamento di via Porro. Sono due dei 3.400 evacuati per il d-day, il giorno dell'abbattimento delle pile 10 e 11, sentinelle della sciagura che ha segnato la città.
UNA TONNELLATA DI DINAMITE
Per chi abita qui, e che la mattina del 14 agosto ha guardato sgomento dalla finestra spezzarsi in due il viadotto trascinando con sé 43 persone, è un sollievo e una tristezza insieme. «Sono triste perché il ponte fa parte della nostra vita. La prima cosa che ci appariva alzandoci dal letto, sempre intasato dalle lunghe code di tir», racconta Ermano Chiesa, 72 anni, ex pompiere che abita con la moglie russa in via Porro 3, «proprio a metà tra la zona rossa e quella arancione». Prima di uscire ha staccato luce e gas, abbassato le tapparelle, coperto i mobili con la plastica, sbarrato le finestre con assi di legno a croce, «come in tempo di guerra».
C'è chi teme che, con l'esplosione del ponte, possano crollare anche le case e chi invece ha più paura degli sciacalli che potrebbero entrare nei quartieri evacuati. Il piano di sicurezza schiererà 400 uomini delle forze dell'ordine, ma attorno a via Fillak l'angoscia serpeggia. «Non mi allontanerò un'ora più del necessario», assicura Mirko, trent'anni. E c'è anche chi non si fa trovare dai vigili del fuoco: oltre 1.000 persone non rispondono all'appello.
«Chi non se ne va sarà allontanato in maniera coatta», avverte il sindaco Marco Bucci. Questa mattina alle sei le navette caricheranno gli sfollati: le vie nel raggio di 300 metri dall'esplosione saranno chiuse e nessuno nel raggio di 400 metri potrà stare in strada fino alle 15. Una tonnellata di dinamite farà saltare 20 mila metri cubi di calcestruzzo e acciaio, le due pile si piegheranno una verso l'altra per effetto di una sequenza ravvicinata di deflagrazioni e cadranno a terra in grossi pezzi.
IL RISCHIO
«Le vibrazioni avranno durata brevissima e saranno limitate, almeno quelle che potrebbero provocare danni nella zona rossa, più ridotta rispetto al raggio di evacuazione», spiega Alberto Iacomussi, ingegnere di una delle aziende del consorzio che si occupa della demolizione. Quando viene schiacciato il pulsante, il primo innesco con esplosivo al plastico preparato dagli specialisti del nono reggimento d'assalto Col Moschin trancerà gli stralli della pila 11, subito dopo le microcariche attiveranno le vasche d'acqua posizionate sul quel che resta della carreggiata.
Quindi la terza fase: la dinamite ai piedi del moncone viene attivata e provoca la caduta, con gli idranti in azione per ridurre le polveri. «Tutto è pronto. Il rischio zero non esiste, ma tecnicamente possiamo parlare di un rischio irrisorio», valuta Bucci. Il pensiero, riflette il governatore della Liguria Giovannoi Toti, andrà «alle 43 vittime e alle loro famiglie, agli sfollati, ai feriti, ai sopravvissuti e alla voglia di giustizia per un evento assurdo che non doveva succedere. Ma penseremo anche a una città intera, che è stata ferita ma che ha saputo da subito rialzarsi».
Tre giorni fa i periti nominati dal giudice Angela Nutini, i consulenti dei 71 indagati e quelli della procura hanno effettuato l'ultimo sopralluogo nel cantiere, i tecnici hanno chiesto di dipingere gli stralli, i tiranti delle pile 10 e 11, per poi poterne esaminare i frammenti. Anche senza ponte, l'inchiesta per omicidio colposo plurimo e attentato alla sicurezza dei trasporti va avanti.
ponte morandi genova 1
IL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDI
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PONTE MORANDI FOTO PELLIZZA FLICKR
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ponte Morandi
PONTE MORANDI FOTO PELLIZZA FLICKR
PONTE MORANDI GENOVA
ponte morandi genova 6
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