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ORA BASTA: L’AGCOM SI SVEGLIA E METTE UN FRENO AL TELEMARKETING SELVAGGIO - CON ALMENO 5 ANNI DI RITARDO RISPETTO ALL’EUROPA, ANCHE L’ITALIA HA DECISO DI INTERVENIRE BLOCCANDO, DAL 19 AGOSTO, LE CHIAMATE MOLESTE IN ARRIVO DALL’ESTERO DA PARTE DI FINTI NUMERI DI TELEFONO NAZIONALI - MA C’È POCO DA ESULTARE PERCHÉ LA MOSSA NON RIMUOVERÀ DEL TUTTO IL PROBLEMA DELLE TROPPE CHIAMATE DA PARTE DI CALL CENTER CHE OGNI ANNO PRODUCONO 10 MILIARDI DI TELEFONATE, ALMENO 14 AL MESE PER OGNI ITALIANO…
Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “la Stampa”
Con almeno 5 anni ritardo rispetto al resto d'Europa anche l'Italia ha deciso di intervenire contro il telemarketing selvaggio bloccando tutte le chiamate in arrivo dall'estero da parte di finti numeri di telefono nazionali, sia fissi che mobili. Una pratica illegale fonte di innumerevoli chiamate moleste, ma anche di truffe ai danni di tanti italiani e di traffici illegali di dati che generano proventi milionari.
Un vero Far West che finisce per danneggiare anche di tutti quegli operatori che invece rispettano le regole: secondo il rapporto EbinCall si tratta di oltre 2.000 imprese tra contact center e attività di Bpo (Business process outsourcing) che occupano quasi 80 mila addetti generando un fatturato di 3 miliardi.
Detto che comunque le chiamate moleste continueranno ad arrivare sui nostri telefoni, sono due le date da tener presente: il 19 agosto, quando scatterà il blocco sulle chiamate da parte di finti numeri fissi italiani, ed il 19 novembre, quando stessa sorte toccherà alle chiamate da finiti numeri di telefoni mobili.
L'Autorità per le comunicazioni (Agcom) ha infatti deciso di intervenire per contrastare la pratica del cosiddetto «spoofing», ovvero la modifica illegittima del numero telefonico del chiamante, in gergo tecnico «Cli», ovvero Calling Line Identity bloccando tutte quelle telefonate che vengono ricevute da un numero telefonico inesistente e non registrato, che quindi non è possibile richiamare né tanto non identificare.
Sistemi che consentono anche di far apparire le chiamate come se pervenissero da numeri di telefono legittimi, come quelli della banca o della polizia, pratica che secondo l'Agcom «può indurre le vittime a fornire informazioni sensibili e a trasferire denaro» e dare origine a truffe: solo nel 2023 la Polizia postale ha accertato circa 140 milioni di euro di somme sottratte in questo modo e indagato circa 3.600 persone.
I nuovi filtri dovrebbero arginare buona parte di queste telefonate fatte in spregio a tutte le regole ma non rimuoverebbero del tutto il problema delle troppe chiamate, ad ogni ora del giorno, da parte dei call center, che ogni anno producono ben 10 miliardi di telefonate indesiderate, almeno 14 al mese per ogni italiano.
[…] Secondo il presidente dell'Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona i filtri antispoofing rappresentano «un palliativo che i call center irregolari aggireranno facilmente, anche per via delle differenze normative nei diversi paesi europei: purtroppo sono solo misure che servono a prendere tempo. Ogni mese che passa senza adeguate tutele si traduce in business milionari per i call center e soprattutto per le utility di telefonia, internet, luce e gas che si accaparrano clienti del tutto inconsapevoli».
Non la pensa così, invece, Dino Papagni, presidente di Assocall, l'associazione nazionale dei contact center che aderisce a Confcommercio, secondo il quale «le nuove misure sono certamente significative. Registro pubblico delle opposizioni e codici di condotta sono norme necessarie, ma di fronte a comportamenti illegali servono misure coercitive».
Dal luglio 2024 al vaglio della Commissione Attività produttive e Trasporti della Camera c'è una proposta di legge sui call center che introduce nuove tutele a favore dei consumatori e che dovrebbe essere approvata in prima lettura entro l'anno. Spiega Eliana Longi di Fratelli d'Italia, che del pdl è la prima firmataria: «Bene i nuovi filtri antispoofing, ma la soluzione tecnica non risolve tutta la problematica perché occorre anche mettere ordine in quel ginepraio normativo che governa il settore».
Per questo, oltre ad inasprire le sanzioni a carico degli operatori scorretti, con una serie di emendamenti la deputata ha previsto l'introduzione della responsabilità in solido di tutta la filiera, «per cui poi la società energetica X non potrà più dire che non sapeva che attraverso 2 o 3 appalti la sua commessa era andata a finire a chissà quale call center»; un intervento sul Codice del consumo, per rendere più stringente la legalità dei contratti; e l'obbligo per tutti gli operatori che vogliono partecipare a gare pubbliche di aderire ai codici di condotta di Agcom e Garante della privacy.
[…] Un altro dei problemi che infestano questo settore, come ricorda Eliana Longi, riguarda l'acquisizione illegale di liste di numeri di telefono totalmente o anche parzialmente profilati che poi vengono venduti nel dark web. «Basta che il cittadino risponda ad una telefonata, magari fatta attraverso server delocalizzati anche in Asia – spiega la deputata - che viene subito acquisita l'esistenza del numero, catalogato come esistente (pur non sapendo sesso ed età dell'intestatario) e quindi venduto sul dark web».
Lo stesso accade ai dati rubati violando le banche dati, «ad esempio una anagrafe, una clinica privata o le fidelity card di un supermercato» in modo da acquisire una profilazione completa che può poi essere utilizzata per campagne mirate oppure per tentare truffe. Le tariffe di questo business? Secondo alcune stime si va dai 5-6 centesimi per un dato basico «rubato» ai 50-60 centesimi per un dato acquisito col consenso dell'interessato e quindi magari più completo dando vita ad un mercato che vale milioni a fronte del miliardo e 200 milioni del mercato legale dei dati .
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